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Lo strano caso dei tamponi in Lombardia

Tampone Lasciapassare Germania

Tamponi: che cosa succede in Lombardia? L’articolo di Carlo Terzano

Qualcuno si ricorderà senz’altro lo scandalo delle siringhe: prodotti che dovrebbero avere lo stesso costo in tutto il Paese e che invece misteriosamente lievitavano più si scendeva verso il Meridione, dai 50 centesimi del Piemonte all’euro in Sicilia. Era l’esempio più clamoroso e lampante delle anomalie e degli sprechi che si annidano tra le pieghe dei contratti sottoscritti da una Sanità troppo parcellizzata, quando non guidata proprio da amministratori in malafede.

Della questione fu investita la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione che a inizio 2017 trionfalmente annunciò: “Da oggi la siringa comune per iniezioni costerà, in tutta Italia, da 0,049 a 0,063 euro (a seconda delle dimensioni), con un ribasso del 70% rispetto al prezzo base d’asta”. Mettere ordine a quella voce di spesa bastò a risparmiare 230 milioni di euro in due anni. Per certi versi quella vicenda che pensavamo di aver archiviato da tempo ricorre ora, con riferimento al caos prezzi dei prezzi dei tamponi “privati” per il Covid.

Questa volta non c’è di mezzo una PA che fa acquisti, ma abbiamo comunque cittadini costretti a rivolgersi alle strutture private (il pubblico, soprattutto nelle zone rosse, fatica a stare dietro alle richieste) e che si vede presentare i conti più disparati, senza un serio intervento pubblico a calmierare i prezzi.

QUANTO COSTANO I TAMPONI?

Insomma, sul fronte tamponi si sta ripetendo quanto visto con le mascherine prima dell’intervento del commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, che impose seppur tra mille tribolazioni la tariffa di Stato a 50 centesimi l’una. Quanto rischiamo di pagare un tampone se inforchiamo l’ingresso della clinica sbagliata?

Se lo è chiesto Il Sole 24 Ore, che ha messo in fila un bel po’ di dati. Solo nella regione Lombardia “il gruppo Synlab propone il tampone a 70 euro più 15 euro di prelievo, l’Humanitas per 75 euro, il San Raffaele per 92 euro, l’Auxologico per 90 euro, la Multimedica per 125 euro (promettendo di dare una risposta in sole 24 ore), il gruppo Sant’Agostino per 80 euro, il Centro Polisalute per 100 euro e il gruppo San Donato a 92 euro. Euromedica lo offre per 80 euro, ma se fatto a domicilio si arriva a 160 euro con punte fino a 200 euro. Il Cdi lo fa per 120 euro ma sottolinea di non farlo a domicilio.

Oltre ai privati, ci sono anche ospedali pubblici che utilizzano il doppio canale, quello del sistema sanitario nazionale e quello a pagamento: al Santi Paolo e Carlo è possibile fare un tampone senza richiesta del medico curante pagando 70 euro; al Niguarda per 90 euro. Risposta assicurata generalmente entro le 48 ore”.

COSA FA REGIONE LOMBARDIA?

Tutto questo accade nel cuore della Lombardia, che s’è sempre vantata di avere a disposizione la migliore sanità italiana e un proficuo dialogo con quella privata. Ma se il far west in cui versano oggi le strutture pubbliche fa sì che i privati possano approfittarsi del cittadino che deve ottenere un tampone (magari per continuare a lavorare) e chiedere persino 200 euro, cosa potrebbe mai accadere in altre zone d’Italia in cui la Sanità pubblica parte svantaggiata? In più, com’è possibile che la Regione non sia intervenuta? In realtà intervenne alla fine della prima ondata della pandemia, con la delibera 3132 del 2020.

Scorrendola, leggiamo: “Si delibera di stabilire che il test molecolare per COVID-19 sia classificabile come prestazione attualmente codificata 91.12.1 e descritta VIRUS ACIDI NUCLEICI IN MATERIALI BIOLOGICI IBRIDAZIONE NAS (Previa Retrotrascrizione-Reazione polimerasica a catena) presente nel nomenclatore nazionale e regionale; di stabilire come unico valore tariffario di riferimento l’importo da nomenclatore vigente nazionale della prestazione 91.12.1 VIRUS ACIDI NUCLEICI IN MATERIALI BIOLOGICI IBRIDAZIONE NAS (Previa Retrotrascrizione Reazione polimerasica a catena) pari a 69,88 euro, prudenzialmente ridotto del 10% in considerazione del carattere aspecifico della prestazione di riferimento che viene determinata pertanto in euro 62,89; di stabilire che l’importo di cui al precedente punto 2, dedotti eventuali oneri già a carico del SSR, sarà conguagliato successivamente alle eventuali nuove indicazioni nazionali”.

TAMPONI A 62 EURO CON OBBLIGHI PRECISI PER I PRIVATI

Insomma, il prezzo individuato da Regione Lombardia, 62 euro e 89 centesimi, è stato scavalcato dalla quasi totalità delle strutture private indicate dal quotidiano di Confindustria. Ma c’è di più, perché col medesimo atto si disponeva che i privati che fanno i test sierologici (quelli che rilevano solo la presenza di anticorpi), si sarebbero dovuti riservare di fare privatamente solo il 20% dei successivi tamponi, rendendone disponibile l’80% per il sistema sanitario pubblico: allo stato attuale, visto il caos, non pare proprio sia così…

Articolo pubblicato su startmag.it

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