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Def bocciato, ecco dove stavano i deputati assenti che hanno mandato nel panico il Governo

Repubblica

Tutte le motivazioni fornite dai venticinque assenti non giustificati ieri alla Camera

L’espressione giovedì nero è passata alla storia per il crollo di Wall Street nel 1929 ma per il Governo Meloni si è materializzato nel pomeriggio di ieri alla Camera dei Deputati. In discussione c’era la votazione agli scostamenti decisi sul Def, il documento di economia e finanza.

Bene, anzi male, perché l’esecutivo in Aula è rimasto pressoché scioccato dalla pronuncia finale pronunciata dal vice-presidente dell’Aula Fabio Rampelli: “La Camera respinge”.

Mancavano 45 voti ma le presenze registrate alla fine (compresi i deputati in missione e quindi giustificati) sono risultate essere 319: 214 i votanti, 105 gli astenuti con la maggioranza da raggiungere a 201, i favorevoli fermi a 195 e i contrari a 19. Insomma, chi ha causato il pasticciaccio?

ECCO CHI NON ERA IN MISSIONE MA NEANCHE IN AULA

Come accennato sopra, i deputati “in missione” sono stati considerati presenti ed erano 20. Da Antonino Minardo a Catia Polidori passando per Marco Osnato.

E gli altri 25 non giustificati? 11 erano della Lega, 9 di Forza Italia e 5 di Fratelli d’Italia. Del Carroccio mancavano, infatti: Antonio Angelucci, Davide Bergamini, Umberto Bossi, Virginio Caparvi, Andrea Giaccone, Elisa Montemagni, Rossano Sasso, Valeria Sudano, Luca Toccabili, Edoardo Ziello e Gianpiero Zinzi.

Di FI, invece, mancavano Giovanni Arruzzolo, Deborah Bergamini, Marta Fascina, Raffaele Nevi, Andrea Orsini, Francesco Rubano, Daniela Ruffino, Gloria Saccani, Fabrizio Sala e Luca Squeri. Infine, per FdI, erano assenti ingiustificati: Gianluca Caramanna, Beatriz Colombo, Andrea De Bertoldi, Carlo Maccari e Carmine Raimondo.

LE MOTIVAZIONI: IMPEGNI ELETTORALI, VISITE MEDICHE, BISOGNI

Per quale motivo non hanno partecipato al voto, facendo respingere l’approvazione dell’Aula al Governo sul Def?

Paolo Barelli di FI ha detto al Corriere della Sera di essere dovuto andar via dopo le 15 per una visita radiologica già fissata, ad esempio. “Non devo giustificarmi di nulla, avevo un impegno in agenda da tempo. Mi dispiace per quello che è successo, ma a volte accade di non riuscire a votare. Non pensavo che la mia assenza pesasse”, ha spiegato invece Luca Squeri a La Stampa. Non ha partecipato al voto per andare a presenziare in Calabria a un evento dei benzinai. “Gli impegni professionali hanno pesato anche in altri casi. Come quello del deputato di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi. Era atteso al convegno nazionale dei commercialisti a Palermo”, aggiunge il quotidiano di via Solferino riportando un altro caso.  Mentre ben note sono le assenze di Marta Fascina, in ospedale da Silvio Berlusconi, e Umberto Bossi, da tempo malato.

Beatriz Colombo di FdI non ha partecipato perché reduce da un intervento, mentre il vice capogruppo di FI è andato a Terni per la presentazione della lista azzurra in vista del voto comunale di fine maggio. Il suo collega di partito, Francesco Maria Rubano, invece, era semplicemente in bagno al momento del voto.

Davide Bergamini e Andrea Giaccone, infatti, si sono lamentati con il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli perché pur avendo votato la pulsantiera ha fatto cilecca. Tutto è stato messo a verbale, ma non è bastato a modificare l’esito del voto”, si legge ancora dalla cronaca del Corsera. Infine, c’è Antonio Angelucci: assente 99 volte su 100, il suo non voto è stata ordinaria amministrazione.

IL PASTICCIACCIO

“Mentre Giorgia Meloni lavorava a Londra per l’Italia, incontrando il premier inglese e definendo intese e iniziative congiunte su difesa, migranti, ambiente, energia ed economia,  almeno 25 deputati della sua maggioranza preferivano ai lavori della Camera il ponte vacanziero del primo maggio”, ha scritto pungentemente Francesco Damato nei suoi graffi del giorno.

Lo scivolone è arrivato presto dalle parti di Downing Street e ha provocato l’ansia ma soprattutto l’ira della premier. Oggi si vota di nuovo con la promessa di apportare anche una minima modifica numerica al testo per rinnovare la seduta e la speranza di non incappare in altre scuse astruse per l’assenza dai banchi. Mentre molti imputano la sconfitta dell’esecutivo di ieri come primo effetto dannoso del taglio dei parlamentari.

“Arriva il messaggio che non erano così pronti, che non sanno contare, eppure è la base avere i numeri. Stupisce che non ci abbiano pensato o forse sono stati traditi dall’eccesso di sicurezza. Dal punto di vista politico è la prima vera sconfitta di questo governo”, dice oggi su Policy Maker Susanna Camusso, ex leader della Cgil. Pasticcio fatto e consumato, si va avanti. Lo ha detto anche il vice di Giancarlo Giorgetti all’Economia, Maurizio Leo: “Troveremo una soluzione. Sicuramente non è una bella pagina, ma gli incidenti capitano. Non doveva capitare, ma andiamo avanti”.

 

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