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“Governo? Lo boccio su Reddito, contratti a termine e lavoro. E ai sindacati…”. Parla Susanna Camusso

Camusso Su Dl Lavoro

La maggioranza cade alla Camera sullo scostamento di bilancio, un inciampo che si è ripercosso sul Def e che ha effetti anche sul Dl Lavoro. Conversazione l’on. Susanna Camusso, senatrice del Pd ed ex segretaria generale della CGIL.

Ieri sera la Camera ha respinto la risoluzione proposta dalla maggioranza che autorizzava lo scostamento di bilancio per 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024. Il pallottoliere di Montecitorio ha segnato 195 voti a favore, 19 contrari e 105 astenuti ma per l’approvazione era richiesta la maggioranza assoluta, pari a 201 voti. Il primo vero inciampo per la maggioranza di centrodestra che mette a repentaglio anche l’approvazione del Decreto legge Lavoro. Il decreto ricava, in deficit, le sue risorse, pari a circa 3,4 miliardi, dal Documento di economia e finanza (Def). L’obiettivo è destinare 3,4 miliardi a un ulteriore taglio del cuneo, oltre che all’innalzamento del tetto di esenzione dei fringe benefit. Il testo avrebbe dovuto essere discusso in un Cdm convocato simbolicamente il 1° maggio ma, come ha detto il viceministro Maurizio Leo “non essendo stato approvato lo scostamento non ci sono più le risorse”. Una situazione complessa che testa, per la prima volta, la tenuta della maggioranza.

Del dl lavoro e delle difficoltà della maggioranza ne abbiamo parlato con l’on. Susanna Camusso, senatrice del Pd ed ex segretaria generale della CGIL.

Ieri sera la maggioranza è caduta sullo scostamento di bilancio. Votazione che ha impedito il voto delle risoluzioni sul Def. Che messaggio arriva dalla maggioranza?

Arriva il messaggio che non erano così pronti, che non sanno contare, eppure è la base avere i numeri. Stupisce che non ci abbiano pensato o forse sono stati traditi dall’eccesso di sicurezza. Dal punto di vista politico è la prima vera sconfitta di questo governo.

Il viceministro Leo ha dichiarato che questo stop mette in discussione l’approvazione del dl lavoro, che proprio dallo scostamento bocciato avrebbe dovuto attingere risorse.

Finché non ottengono l’approvazione dello scostamento ovviamente non hanno le risorse su cui lo basavano. E da questo punto di vista, però, penso che sia una buona notizia che non possano fare la provocatoria sceneggiata, come avevano in mente, di annunciare il 1°maggio un’ulteriore precarietà dei lavoratori.

Basandosi sulle notizie circolate, secondo lei, quali sono gli aspetti più critici del dl lavoro?

Rispetto alle notizie che sono circolate, perché poi il testo vero non lo conosciamo, innanzitutto direi il taglio del Reddito di cittadinanza che determinerà problemi. Hanno inventato criteri rispetto all’occupabilità che non trovano alcuna corrispondenza nella realtà e nel fatto che le persone possono effettivamente lavorare. Siamo davanti a una logica colpevolizzante di chi è in difficoltà.

E poi?

Sui contratti a termine fanno un’operazione di ennesimo allargamento ed estensione. Tutti i paesi che stanno affrontando, opportunamente, la questione sociale vanno esattamente nella direzione opposta, penso alla Spagna, per esempio, dimostrando che la precarietà ha un effetto anche dal punto di vista della stabilizzazione del mercato del lavoro.

Però è previsto anche il taglio del cuneo fiscale.

Certo, c’è quest’intervento per un periodo limitato nel tempo. Per una parte di lavoratori vorrà dire 15, 16€ in più in busta paga, molto meno di quello che ha mangiato l’inflazione in questo periodo. Io non penso che in questo modo si risolva il tema dell’inflazione o il tema dei salari bassi nel nostro paese. Basta fare due conti: abbiamo un’inflazione sui beni alimentari e quindi sul genere di prima necessità e che all’8,8%, la tornata contrattuale ha dato dei risultati tra il 2 e il 3%. Il quadro è quello di una effettiva riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori. A questo aggiungo che la riduzione dei consumi diventa anche un elemento depressivo dell’economia: i bassi salari hanno ricadute macroeconomiche.

Non trova consapevolezza di queste ricadute negli atti del governo?

No, sembra che la maggioranza non lo capisca. Non c’è questa consapevolezza nel Documento di economia e finanza (Def) o nelle scelte che annunciano rispetto al dl lavoro, che ha un approccio non certo espansivo. Oggi in Aula abbiamo sentito riecheggiare ragionamenti da austerità, mi sembra che questo paese l’abbia già ampiamente conosciuta con tutti i suoi effetti negativi. Tant’è che prevedono una crescita del PIL da pochi decimali: nulla che orienti una politica effettiva di crescita di sviluppo.

L’esecutivo ha convocato le organizzazioni sindacali domenica sera alle 19.00 per discutere del decreto Lavoro

La convocazione fatta con questi tempi e queste modalità significa solo: ce l’avete chiesto, ci vediamo. Non ha nessuna efficacia dal punto di vista del potere di discutere effettivamente il testo, ragionarci sopra. Il provvedimento, sia sul versante del Reddito di cittadinanza, sia sull’operazione che fa rispetto al mercato del lavoro, il taglio del cuneo fiscale, andrebbe letto, studiato e meditato. E non ci si può immaginare che il sindacato arrivi avendo leggiucchiato sui giornali o immaginato cosa ci può essere. È, come dire, quantomeno un atteggiamento strafottente.

Quali sono, secondo lei, gli aspetti sui quali c’è da porre maggiore attenzione da parte dei sindacati e da parte di sostiene le istanze dei lavoratori?

Gliene dico tre. Prima di tutto le politiche industriali, perché non c’è alcuna attenzione rispetto a quale politica industriale e quindi quale occupazione immaginiamo. Poi i salari, perché non c’è dubbio che questo è un problema fondamentale. E infine governo delle due transizioni, quella digitale e quella ambientale, entrambe scomparse dall’agenda di governo ma che invece sono nella realtà, nelle cose che succedono nei fatti.

Se dovessimo dare un titolo a questo 1°maggio che titolo gli potremmo dare?

Un titolo che conferma che è una giornata di lotta non solo una giornata di festa.

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