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Non solo gas e petrolio: dal grano al palladio. Così Russia e Ucraina infiammano le materie prime

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Mosca è il primo esportatore al mondo di palladio, nichel e garantisce il 15 per cento degli approvvigionamenti mondiali di platino. La guerra tra Russia e Ucraina fa aumentare tutte le materie prime

Fanno in fretta i sovranisti ad alzare muri immaginari. In realtà il nostro mondo è sempre più connesso e interdipendente. Lo dimostrano bene le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, pagate a caro prezzo da tutti, per l’impazzimento dei prezzi delle materie prime.

LE MATERIE PRIME COINVOLTE NEL CONFLITTO TRA RUSSIA E UCRAINA

Quando si parla di materie prime legate al conflitto in corso tra Russia e Ucraina la mente – e le preoccupazioni di tutti noi, già alle prese col caro bollette – corre subito ai prezzi di gas e petrolio. In realtà, sui mercati, sono diverse le merci i cui listini vengono ritoccati continuamente al rialzo. Il grano ha raggiunto valori che non si vedevano dal 2008, il mais, per esempio, è ai massimi dal 2013 e questo perché Russia e Ucraina insieme valgono 1/3 del commercio mondiale di grano, il 19% per quello del mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole.

Se a questo aggiungiamo la siccità che ha ridotto la disponibilità da Sud America, Stati Uniti e Canada, e le recenti inondazioni in Australia, siamo di fronte a una tempesta perfetta che si farà sentire soprattutto nel nostro Paese, dato che importa il 64% del grano tenero che consuma per pane, farina e biscotti e il 53% del mais per l’alimentazione del bestiame, con l’Ucraina secondo fornitore.

Secondo Coldiretti la combinazione “guerra e crisi energetica” ha fatto lievitare di 1/3 i costi produzione dell’agricoltura per un esborso aggiuntivo di almeno 8 miliardi: i costi di produzione, già saliti oltre le soglie di guardia, sono aumentati ulteriormente raggiungendo – precisa la Coldiretti – per alcuni prodotti valori che vanno dal +170% dei concimi, al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi, secondo l’analisi della Coldiretti che evidenzia come l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.

Dall’Ungheria sono arrivati in Italia ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021 mentre altri 0,65 miliardi di chili dall’Ucraina per un totale di 2,25 miliardi di chili che rappresentano circa la metà delle importazioni totali dell’Italia che dipende dall’estero per oltre la metà del proprio fabbisogno, secondo le analisi della Coldiretti. “Siamo di fronte ad una nuova fase della crisi, dopo l’impennata dei prezzi arriva il rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame” avverte Prandini nel precisare che “da salvare ci sono tra l’altro 8,5 milioni di maiali, 6,4 milioni di bovini e oltre 6 milioni di pecore”.

L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti dalle industrie agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.

L’IMMENSA MINERA RUSSA

Il tema delle materie prime influenzate dalla guerra tra Russia e Ucraina non può non riguardare i metalli. La Russia è infatti il primo esportatore al mondo di palladio ( 45 per cento a livello globale), è il primo produttore di nichel, garantisce il 15 per cento degli approvvigionamenti mondiali di platino, il secondo di cobalto e alluminio e dà al resto del pianeta il 4% dell’acciaio. È anche la terza per esportazione d’oro. Tutti metalli indispensabili ormai in ogni industria, dall’automotive al tech (terre rare) e che ovviamente subiranno pesanti rincari per via delle sanzioni inflitte a Mosca.

 

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