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Numeri e analisi del Rapporto Migrantes sugli italiani nel mondo 2024
Dalla Fondazione Migrantes il nuovo Rapporto Italiani nel Mondo 2024, focus sui giovani all’estero, rientri, cittadinanza
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes, giunto alla sua 19esima edizione, offre uno spaccato preciso e dettagliato della diaspora italiana, un fenomeno in continua espansione che vede ogni anno decine di migliaia di italiani partire verso l’estero. Questa mobilità è osservata con un misto di preoccupazione e urgenza, in quanto ha conseguenze significative sulla popolazione residente in Italia, già in calo da anni. Il rapporto evidenzia l’importanza di politiche che favoriscano il rientro e l’integrazione, affrontando al contempo il dibattito sulla cittadinanza.
RAPPORTO MIGRANTES: UN’ITALIA CHE CONTINUA A CRESCERE SOLO FUORI DAI CONFINI
Dai dati emerge un quadro chiaro: l’Italia perde abitanti mentre gli italiani all’estero aumentano. Dal 2020, la popolazione residente è diminuita di circa 652.000 unità, mentre il numero di cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) è aumentato dell’11,8%, superando i 6,1 milioni di persone. Questi numeri mostrano come l’Italia che cresce sia sempre più quella oltre confine. La Sicilia, la Lombardia e il Veneto sono le regioni che vedono partire il maggior numero di persone, confermando l’esodo non più solo del Sud ma anche del Nord Italia. La varietà geografica delle partenze riflette una mobilità che coinvolge sempre più il Paese nel suo complesso.
IL DIBATTITO SULLA CITTADINANZA
Uno dei temi centrali affrontati dal Rapporto Italiani nel Mondo 2024 (nella foto il direttore Migrantes Pierpaolo Felicolo) è il dibattito sulla cittadinanza. La Fondazione Migrantes sottolinea come sia giunto il momento di superare le divisioni e adottare una visione più aperta, in cui la cittadinanza sia considerata un’opportunità di inclusione. La mobilità e la migrazione hanno creato uno scenario in cui i diritti di cittadinanza sono stratificati: dai cittadini comunitari, che godono di pieni diritti, ai richiedenti asilo e agli apolidi, che si trovano ai margini.
GIOVANI E RIENTRO: UNA CRISI GENERAZIONALE
Una delle evidenze più preoccupanti emerse dal rapporto è il drastico calo dei rientri, in particolare tra i giovani adulti, fascia d’età che in passato rappresentava una parte importante delle mobilità in entrata. Con il decreto legislativo 209/2023, che ha ridimensionato le agevolazioni fiscali per i lavoratori di ritorno, il rimpatrio diventa sempre meno conveniente per i 20-40enni, che scelgono di restare all’estero dove le prospettive economiche e di carriera sono migliori. Questo collasso dei rientri – fa notare il Rapporto Migrantes – si fa sentire soprattutto nelle famiglie con figli piccoli, che necessitano di supporto per radicarsi nuovamente in Italia. Secondo il gruppo Controesodo, il 2024 rischia di diventare l’anno in cui il ritorno dei giovani italiani in patria subisce un colpo definitivo, aggravando ulteriormente la situazione demografica del Paese, già compromessa da tassi di natalità bassi e dall’invecchiamento della popolazione.
MIGRAZIONI PLURIME E TERRITORI ABBANDONATI
Il Rapporto evidenzia il fenomeno delle migrazioni plurime, ovvero i molteplici trasferimenti che caratterizzano la storia di molti italiani: da Sud a Nord, per poi spostarsi verso l’estero. Questa continua mobilità porta a un progressivo abbandono dei territori, soprattutto quelli già colpiti da spopolamento e recessione economica. Il fenomeno non riguarda più solo il Sud Italia, ma anche alcune zone del Nord che vedono i propri giovani partire per cercare opportunità migliori altrove. L’impatto sociale e culturale di queste migrazioni è profondo e richiede un intervento mirato per rendere nuovamente attrattive le aree colpite dallo spopolamento.
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 non solo analizza i dati, ma nella sostanza lancia un appello alla politica e alla società civile per un cambio di rotta. In sintesi secondo la Fondazione Migrantes la mobilità andrebbe gestita e non fermata, e l’inclusione è la chiave per costruire un Paese più resiliente e aperto al futuro. Inoltre, servirebbe puntare su politiche di ritorno efficaci, incentivare la cittadinanza attiva e valorizzare l’educazione interculturale quali azioni funzionali per contrastare l’emorragia demografica e rilanciare il senso di appartenenza.