skip to Main Content

Come cambia il patto di stabilità europeo?

Nuovo Patto Di Stabilità Unione Europea

Oggi si è tenuta la conferenza stampa di presentazione delle modifiche della governance economica dell’Unione: cosa si è detto 

L’Unione europea ha messo in campo le sue carte per cambiare il Patto di stabilità. L’equilibrio dei conti degli Stati membri, l’obiettivo della crescita da un lato e dall’altro le tempistiche più adatte per lavorare alla riduzione del debito sono gli obiettivi del nuovo percorso tracciato oggi in conferenza stampa. A parlare sono intervenuti Paolo Gentiloni e Vaslis Dombrovskis, rispettivamente commissario economico e vice presidente della Commissione europea.

Tutti i dettagli della nuova proposta.

COME CAMBIA LA GOVERNANCE DEL PATTO DI STABILITA’ DELL’UNIONE

“L’obiettivo centrale di queste proposte è rafforzare la sostenibilità del debito pubblico e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti”, si legge dal comunicato di Bruxelles. “La riforma renderà più semplice la governance economica, migliorerà la titolarità nazionale, metterà maggiore enfasi sul medio termine e rafforzerà l’applicazione, all’interno di un quadro comune trasparente dell’UE”.

“La proposta di riforma non muta le soglie di riferimento per il deficit e il debito che restano, rispettivamente, il 3% e il 60%, e non si muovono dai trattati sul funzionamento dell’Unione europeo. Dalla Commissione arriva la richiesta agli Stati che sforano il rapporto deficit/Pil di impegnarsi a ridurlo ogni anno dello 0,5%”, spiega su Start Magazine Maria Scopece.

VERSO UN DEBITO SOSTENIBILE E LE DIFFERENZE INTERSTATALI

Dunque, niente più riduzione di 1/20 all’anno del deficit ma relazione di medio termine – quattro anni – per ridurre il debito. “Sono la pietra angolare delle proposte della Commissione”, dice Bruxelles. Che riconosce come “le situazioni fiscali, le sfide e le prospettive economiche variano notevolmente tra i 27 Stati membri dell’UE. Quindi, un approccio one-size-fits-all non funziona”.

Ed ecco che si passa “a un quadro di sorveglianza più basato sul rischio che metta al centro la sostenibilità del debito pubblico, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva”.

LE CIRCOSTANZE ECCEZIONALI

“Le clausole di fuga generali e specifiche per paese consentiranno deviazioni dagli obiettivi di spesa in caso di grave recessione economica nell’UE o nell’area dell’euro nel suo complesso o di circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro con un impatto importante sulle finanze pubbliche”, si legge dal comunicato della Commissione. “Il Consiglio, sulla base di una raccomandazione della Commissione, deciderà sull’attivazione e la disattivazione di queste clausole”.

LE PAROLE DI GENTILONI (COMMISSARIO ECONOMIA UNIONE EUROPEA)

Di seguito le parole di Paolo Gentiloni, commissario economico europeo: “Il mese scorso il Consiglio ha chiesto di completare il lavoro legislativo entro la fine dell’anno. E sono fiducioso che potremo raggiungere questo obiettivo, se saremo all’altezza della sfida insieme. E’ nell’interesse di tutti gli Stati membri. Rassicurerebbe i mercati finanziari e gli investitori. Darebbe ai governi chiarezza sulla strada da seguire, considerando anche la disattivazione della ‘clausola generale di salvaguardia’ alla fine di quest’anno”.

E ancora: “Il requisito previsto dalla proposta per i percorsi di aggiustamento è che ci sia un incremento degli investimenti pubblici. Non creso che sia accettabile che le nostre norme portino ad un declino progressivo degli investimenti pubblici. Dobbiamo impegnarci sul fronte delle spese pubbliche”.

LE PAROLE DI DOMBROVSKIS

Queste, invece, le parole di Vaslis Dombrovskis (vice commissario): “Crediamo di avere una proposta bilanciata”, ha detto.  “Le nostre proposte rappresentano un approccio equilibrato che renderà più efficaci le norme fiscali dell’Ue. Esse si articolano intorno a quattro aree chiave: semplicità, titolarità, garanzie e applicazione”.

Sul da farsi dei Paesi membri:”Gli Stati membri non potranno rimandare gli aggiustamenti di bilancio a una data successiva. Questo vale anche per la realizzazione delle riforme e degli investimenti necessari. Se il deficit pubblico di un Paese rimane superiore al 3% del pil, dovrà effettuare un aggiustamento fiscale minimo dello 0,5% del pil all’anno, da applicare come parametro comune. E non si può fare il passo più lungo della gamba, né il ‘backloading'”.

 

Leggi anche: Pnrr, cosa vuole fare il governo per non perdere la terza tranche

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top