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Perche Lega e M5S sono i veri sconfitti in Abruzzo

Abruzzo Lega

Matteo Salvini e Giuseppe Conte sono i due leader che escono più ammaccati dalle elezioni in Abruzzo

E’ il giorno, legittimo, dell’orgoglio di Fratelli d’Italia. Con la vittoria di Marco Marsilio alle regionali in Abruzzo, Meloni, Lollobrigida and co giustamente enfatizzano il buon governo della giunta di centrodestra che è stata riconfermata dagli elettori abruzzesi e, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, rivendicano il fatto che FdI disponga di una classe dirigente che sa amministrare e governare.

Se è chiaro chi è che vince, vediamo però chi è che ha perso davvero. Dalla lettura dei risultati emerge un dato chiaro, a uscire maggiormente ammaccati sono i giallo-verdi, ovvero la Lega e il M5S.

LA LEGA DI SALVINI QUASI DOPPIATA DA FORZA ITALIA

Il partito di Salvini parla di “buon risultato della Lega”, forse rispetto alla narrazione degli ultimi giorni della campagna elettorale – durante i quali i leghisti venivano dati per moribondi – potrebbe anche essere interpretato così il 7,6% acquisito alle urne abruzzesi. Se però confrontiamo questo dato con i risultati delle elezioni Politiche del 2022, quando la Lega in Abruzzo ottenne l’8,1%, e soprattutto con le regionali di cinque anni fa (che sembra davvero un’era geologica fa) che registrarono l’exploit del Carroccio con il 27,5% dei consensi e oltre 165mila preferenze, si ha allora la conferma della preoccupante deriva che ha investito la Lega.

Ma forse a colpire ancora di più è il confronto con Forza Italia. Il partito guidato da Antonio Tajani, e senza più Silvio Berlusconi in campagna elettorale, in Abruzzo ha quasi doppiato la Lega raggiungendo il 13,4%. E questo è molto indicativo, forse più del calo della Lega, dei nuovi equilibri che potrebbero crearsi nei prossimi mesi all’interno della maggioranza di centrodestra, anche con riferimento all’esito delle elezioni Europee e del peso di ciascuna forza politica nella futura Commissione europea.

IL CAMPO LARGO FA PEGGIO DEL CAMPO DISUNITO DI CINQUE ANNI FA

Passando alla coalizione sfidante e soccombente, che ha sostenuto senza successo il candidato Luciano D’Amico, nulla ha potuto il ‘campo largo’ o ‘campo giusto’. Anzi, il dato incontrovertibile è che nel 2019 Pd e M5S da separati, e ognuno con un proprio candidato governatore, avevano ottenuto più voti rispetto alla coalizione unita (dalla sinistra a Calenda) del 2024 a supporto di D’Amico. Cinque anni fa, infatti, il candidato del Pd Giovanni Legnini ottenne il 31,29% mentre la candidata del M5S Sara Marcozzi (poi passata con Forza Italia) superò il 20% dei consensi. D’Amico invece questa notte si è fermato al 46,5%.

IL M5S PERDE PIU’ DI DIECI PUNTI RISPETTO ALLE ULTIME REGIONALI E POLITICHE

Andando a spulciare i dati di lista alla fine a mancare sono stati i voti proprio del M5S. Che sono passati, come voto di lista, dal 19,74% delle regionali del 2019, dal 18,5% delle Politiche del 2022 al 7% di oggi. Una fetta di elettorato non indifferente che smorza un po’ gli entusiasmi e il buon umore tra i grillini dopo la conquista della prima regione con Alessandra Todde in Sardegna. Di contro il Pd ha aumentato i consensi rispetto alle tornare precedenti, sfondando il tetto del 20%.

Sono tutte dinamiche che, volenti o nolenti, peseranno negli equilibri interni tra le coalizioni, con riferimento da un lato all’azione di governo e ai futuri incarichi e nomine appannaggio della maggioranza, e dall’altro (tra Pd e M5S) sulla scelta dei candidati in vista delle prossime elezioni regionali e sul ruolo di principale competitor di Giorgia Meloni.

Leggi anche: Abruzzo, chi festeggia e chi rosica per la vittoria di Marsilio

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