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Perché l’esame del decreto rave è una prova per la maggioranza

Senato

Al Senato parte l’esame del decreto rave

Il primo provvedimento del governo Meloni, il cosiddetto decreto rave e sul reintegro dei medici no vax, ha iniziato il suo iter parlamentare che metterà alla prova la compattezza della maggioranza su due temi sensibili, il garantismo e la gestione del Covid, e che metterà alla prova anche l’efficacia dell’opposizione. Una cosa è certa: il decreto cambierà nella parte riguardante i rave, perché su questo è d’accordo l’intero centrodestra, ma quanto si allontanerà dal testo originale dipenderà dal braccio di ferro tra FI e FdI-Lega. In Commissione Giustizia del Senato la presidente e relatrice Giulia Bongiorno (Lega) ha svolto la relazione illustrativa del decreto ed ha chiesto ai gruppi di indicare i soggetti da ascoltare in audizione: è arrivato un numero elevatissimo di richieste, oltre 40, che saranno sforbiciate, ma che indica la volontà di Pd e Verdi-Si di non mollare la presa, e di FI di mettere i puntini sulle i sulla questione del garantismo nella parte riguardante i rave. È quest’ultima la parte più delicata, che lo stesso Governo ha detto che si può migliorare.

Il decreto introduce un nuovo reato che punisce con il carcere da 3 a 6 anni “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”, una definizione troppo ampia che non riguarda solo i rave ma potenzialmente anche l’occupazione di scuole o facoltà da parte di studenti. Di qui la pregiudiziale di incostituzionalità presentata da Verdi-Si e l’emendamento soppressivo annunciato dal capogruppo Pd Alfredo Bazoli. Nel centrodestra c’è d’accordo sulla necessità di “tipizzare” il reato, vale a dire circoscriverlo in maniera stringente per evitare di far incappare raduni che non siano rave. FI chiede anche di abbassare le pene perché sono “sproporzionate”. Tutto il centrodestra è invece d’accordo su un terzo punto, vale a dire la confisca dei beni necessari a realizzare il raduno. Su questi sottili distinguo si giocherà l’accordo e la rottura tra FdI-Lega e FI. Altro tema sensibile è l’articolo che permette il rientro in servizio dei medici no-vax, dato che anticipa la fine dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario dal 31 dicembre all’1° novembre. Anche qui, al netto degli emendamenti del Pd, occorrerà vedere come si porrà FI. Lunedì, dopo le parole del sottosegretario Marcello Gemmato che ha messo in dubbio l’efficacia del siero, i capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo hanno chiesto che il Governo non abbia “posizioni ambigue” su tale punto.

(Estratto di un approfondimento di Nomos)

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