È stato speso meno di un terzo dei fondi del Pnrr, il focus di Openpolis:…
Quali conseguenze per l’Europa dal calo demografico?

Culle vuote in gran parte d’Europa, che invecchia sempre di più mentre diminuisce il peso demografico sul resto del mondo
La vecchia Europa, è proprio il caso di dirlo, ha un grande problema di demografia. Ci si preoccupa giustamente dell’aumento della popolazione mondiale e del suo impatto sul pianeta, ma nel nostro continente la metà dei Paesi perde abitanti. Italia – ovviamente – inclusa.
L’EUROPA INVECCHIA E IL PESO DEMOGRAFICO DIMINUISCE
Questo in breve significa:
> Che il peso demografico dell’Europa sul resto del mondo diminuisce: l’Africa sta per toccare 1,5 miliardi di persone, mentre tre decenni fa ne aveva 638 milioni. L’Europa nel 1990 era più popolata dell’Africa, con 721 milioni di abitanti: in soli 30 anni, la proporzione si è ridotta alla metà del suo vicino meridionale (742 milioni). Quindi: minor peso internazionale, diplomatico e strategico: qualcuno ha notato che l’Europa ha perso posizioni in Africa, ultimamente?
> Che l’Europa invecchia. Perciò: la politica è più concentrata sulle fasce mature-anziane della popolazione rispetto a quelle giovani: vi dice niente? L’economia si adatta a una condizione di consumi bassi e necessità diverse (ad esempio sanitarie, assistenziali, servizi specifici): tra le cause dell’inflazione attuale non può essere escluso questo slittamento strutturale. La società è più chiusa o conservatrice – al di là di casi singoli, non sono gli anziani ad andare sulle barricate, ad ottenere il progresso sociale. In Europa aumentano i muri, le gated communities, il voto a partiti che promettono il ritorno a improbabili età dell’oro. C’entrerà qualcosa?
L’EUROPA DEMOGRAFICA SPACCATA IN TRE MACRO-REGIONI
La mappa ci mostra un’Europa spaccata in tre macro-regioni, omnia divisa est in partes tres. A parte l’eccezione evidente dell’Ucraina, spopolata dall’invasione russa, a beneficio demografico dei suoi vicini (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania, Moldavia) che ne hanno accolto centinaia di migliaia di rifugiati.
1) Orientale-Balcanica, con i dati demografici più preoccupanti. Pochi figli, tanta emigrazione, scarsissima immigrazione. Per quanti anni può essere sostenibile la perdita dell’1% di popolazione ogni dodici mesi, come capita in Lettonia, Lituania, Bulgaria, Serbia…?
2) Mediterranea. Dati demografici negativi. Pochissimi figli (ancor meno che in Europa orientale), ma un’emigrazione relativamente minore, e un’immigrazione consistente, consentono a Spagna, Portogallo, Italia e Grecia di perdere abitanti a un livello non ancora rovinoso. Italia e Grecia vanno peggio della Spagna perché – anche se in Spagna il numero di figli per donna è minore – hanno meno immigrati del paese iberico, e più giovani che se ne vanno.
3) Occidentale-Scandinava. Qui i dati demografici sono generalmente discreti: Francia e Svezia si avvicinano al tasso di ricambio naturale della popolazione (mentre le nascite, in Germania, sono molto basse). L’immigrazione fa sì che gli abitanti di questi Paesi aumentino in maniera apprezzabile; mentre il numero di nativi che parte è gestibile, più legato a scelte individuali indipendenti piuttosto che a necessità socio-economiche impellenti.