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Quanti sono gli enti controllati? Quante persone impiegano?

Enti Controllati

Sono 2.170 gli Enti controllati, di cui 1.465 Enti pubblici vigilati, 390 Enti di diritto privato, 315 Società partecipate. Gli amministratori circa 15mila

Soltanto pochi giorni fa queste due semplici domande non avrebbero avuto risposte precise. Solo stime. Perché tra le tante caratteristiche e le innumerevoli sorprese riservate dalla nostra pubblica amministrazione c’è pure quella di essere inconoscibile. Il primo censimento lo ha effettuato il  Centro Studi CoMar analizzando tutti i Bilanci ed i Documenti di programmazione regionali al 30 aprile 2021. Risultato, sono 2.170 gli Enti controllati dalle 22 Regioni e Prov. Trento e Bolzano, di cui 1.465 Enti pubblici vigilati, 390 Enti di diritto privato, 315 Società partecipate.

Si scoprono così diverse curiosità. Per esempio, non vi è corrispondenza tra numero di Società, detenute dalla singola Regione, con il proprio pil, con l’entità della popolazione o con l’estensione geografica; in testa risultano la Liguria (24 Società), il Piemonte (21), la Sardegna e l’Emilia-Romagna (20); in coda, la Lombardia (10), il Molise (7), la Basilicata (6), le Marche (5).

La forma giuridica è equamente ripartita tra Spa e Srl, con una forte presenza di Società consortili. Nelle suddette 315 Società, sono 142 quelle dove le Regioni hanno oltre il 50% della quota azionaria, cifra che sale a 186 considerando una quota superiore al 25%.

Le Regioni, anche alla luce di crescenti vincoli di finanza pubblica e controlli della magistratura contabile (giudizi di parificazione), da qualche anno stanno razionalizzando le loro partecipazioni: delle 315 Società, 37 sono poste in liquidazione e una è in concordato preventivo.

Queste 315 partecipate dirette, in alcuni casi, sono delle Capogruppo (o merchant bank, come definite in alcuni Documenti) di ulteriori controllate di secondo livello; alla luce dei Documenti ufficiali disponibili, per questa sottocategoria si possono stimare almeno 162 Società controllate indirette, ulteriori.

Gli Enti pubblici vigilati, dal canto loro, rappresentano, la categoria più numerosa. Di questi 1.465 complessivi:

– le Comunità montane e gli Enti sanitari (Asl, Az. Osp., Enti a supporto Ssn) superano, da sole, le 200 unità;

– gli Enti parco, i Consorzi di bonifica, il Tpl – Trasporto pubblico locale, sono, ognuna, tra 142 e 155 unità;

– le Camere di commercio, le aziende di servizi alla persona, gli istituti di edilizia residenziale sono nella terza fascia, tra 70 e 80 unità;

– seguono le Autorità di bacino (39), gli istituti di assistenza e beneficenza (Ipab), gli istituti di formazione scolastica, gli enti di tutela ambientale, di servizi agricoli e forestali, di supporto alle politiche industriali regionali, i Collegi regionali di specifiche categorie professionali, le gestioni di patrimoni di valore storico-museale.

In terzo luogo, i 390 Enti di diritto privato controllati sono costituiti da Fondazioni liriche, sinfoniche e teatrali, dalle cd. Film commission, dagli Ambiti territoriali di caccia e Comprensori alpini (da soli, circa 250), da istituti di ricerca e di alta formazione o, in alcune Regioni, anche da associazioni per l’irrigazione e da enti fieristici (generalmente, inclusi, invece, tra gli Enti pubblici).

Le Regioni hanno il potere di nomina degli Amministratori degli Enti, con l’obbligo di pubblicare e aggiornare annualmente le funzioni attribuite e le attività svolte dai suddetti Enti in loro favore, nonché il trattamento economico complessivo spettante a ciascuno dei Componenti degli Organi; anche laddove detengano quote di minoranza (Decreto legislativo 14 marzo 2013, n.33).

Gli Amministratori dei 2.170 Enti controllati dalle Regioni sono in totale 14.567; è importane sottolineare, tuttavia, che sono solo un terzo quelli effettivamente indicati dalle Regioni; o perché trattasi di Enti dove la quota della Regione è minoritaria o perché nel governo dell’Ente hanno un ruolo anche Comuni ed altri Enti locali, organismi di rappresentanza delle categorie produttive, corpi intermedi della società, fondazioni culturali, istituti di formazione e ricerca, associazioni di volontariato.

“Nell’insieme – scrivono gli analisti del report -, all’apparenza, si è di fronte ad un conglomerato, ricco di capacità e risultati positivi; talvolta, tuttavia, non giustificabile per razionalità ed efficacia dell’azione amministrativa, cresciuto a dismisura anche per ragioni sociali e per un non definito coordinamento con le competenze dello Stato centrale”.

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