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Quanto costa la burocrazia alle nostre imprese?

Ucraina

Milano maglia nera per cattiva burocrazia. Seguono Roma, Torino e Napoli. Il tempo passato agli sportelli alle prese con le scartoffie ci fa perdere annualmente 58 miliardi

Siamo inseguiti dalle scadenze, asserragliati dagli adempimenti e sommersi dalle carte. Ogni volta che un imprenditore deve dialogare con la Pubblica Amministrazione è un florilegio di documenti, certificazioni, atti, estratti, fotocopie. Quanto pesa tutta questa burocrazia malsana e ridondante sugli affari?

Ha provato a calcolarlo l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre secondo cui ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo annuo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia. “Basti pensare – spiegano gli analisti – che al netto delle disposizioni prese dalle singole Regioni, tra febbraio e marzo il Governo ha approvato una dozzina di decreti, costituiti da oltre 170 pagine, per fronteggiare l’emergenza Covid-19”.

Molti dei quali, segnala sempre la CGIA, sono pressoché indecifrabili: come, per esempio, il decreto liquidità che ha messo in grosse difficoltà le strutture operative sia delle banche sia del Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito Centrale.

La provincia dove il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è superiore a tutte le altre è Milano con 5,77 miliardi di euro. Seguono Roma con 5,37, Torino con 2,43, Napoli con 1,97, Brescia con 1,39 e Bologna con 1,35 miliardi di euro. Le realtà imprenditoriali meno “soffocate” dalla burocrazia sono quelle di Enna (87 milioni di euro), Vibo Valentia (82 milioni) e Isernia (56 milioni di euro).

Per il coordinatore Paolo Zabeo dobbiamo far fronte a una selva di leggi: “In Italia si stima vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000″. “Tuttavia – aggiunge -, la responsabilità di questa iper legiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa in Italia, gettando nello sconforto cittadini e imprese che ogni giorno sono chiamati a rispettarla”

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