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Quanto costa la guerra di Putin alle famiglie italiane?

Guerra Famiglie

Ieri la diminuzione del gas. Ma è solo l’ultimo tassello di un mosaico sempre più fosco. Le famiglie italiane più penalizzate dagli effetti della guerra saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige, nella Valle d’Aosta e nel Lazio. Le prime due realtà territoriali risentiranno dell’aumento dei costi energetici, la terza patirà Il forte calo dei consumi interni 

Anche le famiglie italiane, è noto, devono fare fronte ai costi della guerra russa su suolo ucraino. Ieri Eni ha reso noto di aver ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all’approvvigionamento gas verso l’Italia. Si profilano insomma nuovi rincari. Ma già quanto sta costando al nostro Paese il conflitto? Ha provato a calcolarlo l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, partendo da un dato, ovvero che, a oggi, gli effetti dell'”operazione speciale”, come la definisce ipocritamente Vladimir Putin, produrranno per l’anno in corso una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro.

Ciò che sorprende, poi, è che se le famiglie italiane dovranno ricorrere ai risparmi per far fronte alle conseguenze della guerra, gli effetti cambiano sensibilmente, stando ai calcoli dell’Associazione degli Artigiani, a seconda della zona del Paese: in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro) (vedi Graf. 1). A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

In che modo si è arrivati a questi risultati ? Dal confronto tra le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio di quest’anno) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile scorso), emerge che la diminuzione della ricchezza prodotta nel nostro Paese sarà dell’1,4 per cento. In termini assoluti il deterioramento della situazione economica generale provocherà una riduzione in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce in una perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro.

Queste stime, avvertono dall’Ufficio Studi, sono parziali e suscettibili di cambiamenti; la situazione che abbiamo vissuto in questi primi 3 mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. “Nella malaugurata ipotesi che, ad esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, è evidente che queste previsioni andrebbero riviste completamente. Come dicevamo più sopra, le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime”.

Le famiglie italiane più penalizzate dagli effetti della guerra saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro).

Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del Centro-Nord la perdita di potere d’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro). Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà meno “violento”; con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto.

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