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Rosatellum, chi vincerebbe se si votasse oggi?

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Tre scenari per una crisi (futura o futuribile). Ecco cosa potrebbe accadere andando a votare col Rosatellum. Le alleanze fondamentali per vincere la partita

Soffia già aria di crisi, su Palazzo Chigi. Sono in tanti a osservare i movimenti tellurici, a volte impercettibili, altre volte decisamente più visibili, che arrivano da chi non è nuovo a decretare fortune e sfortune di questo o quell’esecutivo, come per esempio Matteo Renzi. La partita non è delle più semplici, perché in campo ci sono tante varianti: l’andamento dell’epidemia (se proseguirà sarà difficile sostenere che Mario Draghi abbia assolto al proprio compito emergenziale), l’elezione del presidente della Repubblica, la frammentazione politica (questa è stata la legislatura col maggior numero di cambi di casacche, schegge impazzite che potrebbero riservare sorprese) e perfino il desiderio, da parte di un buon numero di parlamentari, di maturare la pensione, consapevoli che molti di loro non ritroveranno più lo scranno, visto che se si va a elezioni subentreranno i tagli alle assemblee legislative. Ogni volta che si parla di elezioni, si parla di nuove leggi elettorali: ma a bocce ferme, che succederebbe se si votasse oggi, col Rosatellum?

Se lo sono chiesti YouTrend e Cattaneo Zanetto & Co, che hanno ipotizzato tre scenari riportati da Repubblica, basati su diversi schemi di alleanze. Il calcolo riguarda 392 seggi su 400 alla Camera e 196 su 200 al Senato, esclusi quelli determinati dagli italiani all’estero.

Il primo scenario è quello che ha fatto parlare maggiormente i politologi in questi mesi e prende in considerazione l’ipotesi della nascita di un nuovo soggetto di centro al quale, è ben noto, stanno lavorando Iv, Azione, +Europa, Forza Italia e Coraggio Italia. Pd-M5S-Verdi-Leu da un lato, Lega-FdI dall’altro e il terzo polo nel mezzo. In questo scenario nessuna coalizione avrebbe la maggioranza assoluta, ma quella relativa andrebbe ai giallorossi con 194 seggi su 400 alla Camera (dove la soglia della maggioranza assoluta è fissata a 201) e 100 seggi su 200 al Senato (qui il gradino da superare è 101).

Si capisce insomma perché Renzi, Toti, Brugnaro, Lupi e non ultimo Silvio Berlusconi (da sempre molto attento ai sondaggi), insistano così tanto sul centro: con 62 parlamentari sarebbero determinanti, l’ago della bilancia in una situazione di perfetto stallo. I 147 collegi uninominali della Camera finirebbero soprattutto ai giallorossi (88), seguiti dalla coalizione a due di destra (57) e Svp (2). Così come i 74 collegi uninominali del Senato: 46 ai giallorossi, 26 alla destra salvin-meloniana e 2 alla Svp. La coalizione Lega-Fdi, secondo quanto ipotizzato da YouTrend e Cattaneo Zanetto & Co, vincerebbe al Nord (in particolare Lombardi e Veneto) e nel Lazio, a eccezione delle aree metropolitane di Roma, Milano e Torino, non riuscendo a sfondare nel triangolo Liguria-Emilia-Toscana. E col Rosatellum tanto basta per vedersi sfuggire anche la maggioranza relativa.

L’altra ipotesi presa in considerazione, nonché allo stato attuale la più probabile, vede il centrodestra unito e dunque Lega, FdI, FI e Coraggio Italia da un lato, Pd-M5S-Verdi-Leu, sul fronte opposto col ‘centrino’ di Iv, Azione e +Europa: la vittoria andrebbe al centrodestra con 202 seggi alla Camera e 101 al Senato.

Lo schieramento centrista, esattamente come nel primo scenario, otterrebbe seggi solo nella quota proporzionale. Negli uninominali, il centrodestra eleggerebbe 83 deputati e 41 senatori, i giallorossi 62 deputati e 31 senatori, la SvP 2 deputati e altrettanti senatori. Il centrodestra a tre punte (Salvini – Meloni e Berlusconi ) riuscirebbe a conquistare le regioni perse nella prima ipotesi: Emilia, Toscana, Liguria e circa la metà dei collegi centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Sicilia.

Infine, se Pd-M5S-Leu si alleassero con Iv, Azione e +Europa, i seggi conquistati sarebbero 210 alla Camera e 107 al Senato. Il centrodestra a tre punte non avrebbe chances, anche se resterebbe favorita al Nord e nella fascia centrale. Nel maggioritario, il centrodestra vincerebbe 60 uninominali alla Camera e 27 al Senato, mentre i giallorossi più i centristi 85 alla Camera e 45 al Senato, con la Svp sempre a 2 in ciascuna delle Camere. Al Sud tanti i collegi in bilico, specie in Puglia e Sicilia.

 

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