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Superbonus, tutte le critiche al Governo Meloni dal mondo edilizio

Superbonus Cessione Credito

Commenti e sbraiti sul decreto che ha stoppato la cessione del credito e lo sconto in fattura. L’articolo di Carlo Terzano per Start Magazine

Sul Superbonus il governo Meloni ha tirato il freno d’emergenza. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, già ministro allo Sviluppo economico nel passato esecutivo a guida Draghi che aveva dovuto mantenere la misura per motivi di stabilità politica, ha fatto capire che la situazione è semplicemente fuggita di mano tanto da generare un nuovo debito pubblico pari a duemila euro a testa per italiano (non “contribuente”, dunque nel novero anche i bebè). Per fare un parallelo con la voragine del debito pubblico preesistente, quella pro-capite non arriva a 50mila euro, quindi la situazione è seria davvero. Da qui la necessità di intervenire con massima urgenza in Cdm con un provvedimento che vieti alle pubbliche amministrazioni, come i Comuni o le Regioni, di acquistare i crediti fiscali legati al Superbonus.

LE PROTESTE

Tuttavia, la frenata improvvisa del Governo sul Superbonus non piace al settore, con un post ubriacatura che rischia di essere dei peggiori, con crediti inesigibili in circolazione e fallimenti a catena di chi si è esposto, acquistandoli o, lato edilizia, iniziando i lavori, assumendo e investendo nell’acquisto di un maggior numero di macchinari. Diversi i gruppi e i ritrovi social nati nelle ultime ore essenzialmente per sbraitare contro la decisione dell’esecutivo. Una decisione che conferma le paure anche ai condomini rimasti a metà del guado e degli amministratori di quelle regioni che avevano deciso di farsi carico dei crediti incagliati.

COSA HA DETTO CONFEDILIZIA

“La cessione del credito è nata nel 2016, ben prima dell’introduzione del superbonus, per favorire l’utilizzo delle detrazioni fiscali da parte delle famiglie meno abbienti”, sottolinea Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. “Negli anni successivi – ha aggiunto – il meccanismo è stato modificato in vari modi, discutibili come ogni cosa. Lascia quantomeno perplessi, se confermata, la scelta del Governo di eliminare del tutto questo sistema. Buttare il bambino con l’acqua sporca non sarebbe la scelta più saggia”.

IL PARERE DI ANCE SULLO STOP ALLA CESSIONE DEL CREDITO

“Se il Governo blocca l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici, che si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato ancora una soluzione strutturale, migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie”, è l’avvertimento che arriva dalla numero 1 di Ance, l’associazione dei costruttori, Federica Brancaccio.

“Spero che si tratti di un errore. Non posso credere che il Governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo”, continua Brancaccio. “E’ da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere”.

“Speravamo in una soluzione che risolvesse il problema dei crediti incagliati, invece non solo non si prospetta nessuna risposta al problema ma il Governo blocca, tranne in limitati casi, la possibilità di continuare ad applicare lo sconto in fattura o a cedere i crediti”, aveva già fatto sapere il presidente di Confartigianato Marco Granellicommentando il decreto legge sulla cessione dei crediti approvato oggi dal Governo.

CESSIONE DEL CREDITO E SCONTO IN FATTURA, LO STALLO DEI CONDOMINI

Sul fronte opposto, ovvero dei consumatori, arrivano le preoccupazioni del presidente di Anaci (associazione degli amministratori dei condomini) Francesco Burrelli: “La situazione è drammatica, perché tutto quello che si è iniziato non si può portare a termine: 90 mila cantieri fermi e oltre 150 mila lavoratori bloccati. -La filiera immobiliare dovrà gestire una enorme quantità di contenziosi. E ai condomini popolari non si potrà certo chiedere di anticipare i soldi per i lavori. È così che si vuole favorire la riqualificazione edilizia che ci chiede l’Europa? Devono farsene carico anche gli incapienti?”.

Alcune Regioni, come la Sardegna la Basilicata e la Provincia di Treviso, avevano deciso di farsi carico dei crediti incagliati per evitare fallimenti a catena: «Auspico una soluzione di buon senso per aiutare le imprese, le quali vantano un diritto che certamente non può diventare carta straccia. – dice il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi (FI) – Come Regione vogliamo aiutare le imprese edili e i lavoratori lucani, confidiamo in una soluzione governativa o parlamentare in tal senso».

Secondo il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante: «Il Decreto appena varato dal Governo vanifica il positivo lavoro intrapreso con la Regione Calabria sostanziato nel recentissimo incontro con la Commissione Regionale competente teso ad affrontare e risolvere in maniera strutturale il problema dei crediti fiscali incagliati derivanti dai bonus edilizi».

 

Articolo pubblicato su Start Magazine

 

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