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Taglio Parlamentari: ecco cosa cambia. M5S i più penalizzati

Seggi Parlamento Proporzionale Coronavirus

Il Senato ha approvato la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, voluta dal M5s. Ma sarebbe proprio il partito pentastellato a rimetterci i seggi

La riduzione del numero dei parlamentari sta per diventare realtà. Ora dopo la nuova approvazione da parte del Senato il ddl costituzionale dovrà affrontare l’ultima votazione della Camera e salvo un improbabile ricorso al referendum confermativo, i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.

L’iter rafforzato che prevede i quattro passaggi alle Camere è previsto per tutti i provvedimenti che modificano la costituzione. Il ddl che prevede la riduzione dei parlamentari, come scritto anche da Policy Maker, era già stato esaminato nei mesi scorsi apportando anche delle lievi modifiche.

Ecco di seguito cosa prevede il testo:

TAGLIO DEI PARLAMENTARI

La proposta di legge costituzionale prevede per ciascuno dei due rami del Parlamento una riduzione del 36,5% degli attuali componenti elettivi e di conseguenza muterebbe anche il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto (da 96.006 a 151.210 per la Camera dei deputati, da 188.424 a 302.420 per il Senato).

SENATORI ELETTI PER REGIONI

Il taglio dei parlamentari comporterà la riduzione del numero minimo dei Senatori eletti per Regione. La proposta di legge individua tale numero minimo in tre senatori per Regione o provincia autonoma non modificando però la previsione vigente dell’art. 57, terzo comma Cost. relativa alla rappresentanza del Molise (due senatori) e della Valle d’Aosta (un senatore).

ELETTI ALL’ESTERO

Riguardo ai parlamentari eletti nella circoscrizione estero il numero passerà da dodici a otto alla Camera e da sei a quattro al Senato.

SENATORI A VITA

L’articolo 3 modifica l’art. 59 della Cost. prevedendo espressamente che il numero di cinque senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica per alti meriti, sia il numero massimo riferito alla permanenza in carica.

ENTRATA IN VIGORE E COLLEGI ELETTORALI

Il nuovo assetto entrerà a regime alla data del primo scioglimento “naturale” o dalla prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni. Previsione questa che serve per consentire l’adozione del decreto legislativo in materia di determinazione dei collegi elettorali.

Riguardo a questi ultimi, il parlamento sta esaminando un ddl per modificare l’assetto dei collegi con un nuovo meccanismo che cambierà a seconda del numero degli eletti.

IL M5S IL PIÙ PENALIZZATO DALLA RIFORMA

Secondo una proiezione di Federico Fornaro (capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera), realizzata su Il Fatto Quotidiano, se si simulasse il risultato in termini di seggi attribuiti alle coalizioni e ai partiti, prendendo come punto di riferimento gli ultimi esiti elettorali delle Europee dello scorso maggio, il partito più penalizzato per la riduzione del numero dei parlamentari sarebbe paradossalmente proprio il Movimento 5 Stelle che ha voluto fortemente questa riforma. Il Movimento passerebbe da 111 senatori a 28 e alla Camera da 227 deputati a 54.

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