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Vaccini, quanto dura l’efficacia della seconda dose di Moderna?

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Comprendere quale sia la longevità della seconda dose è essenziale per pianificare la strategia vaccinale dei prossimi mesi. Cosa sappiamo

Secondo un nuovo studio del Brigham and Women’s Hospital di Boston (Usa) pubblicato sul New England Journal of Medicine (Nejm), la protezione dal Sars-Cov-2 offerta dal vaccino mRNA rimane forte a 5 mesi dopo la seconda dose, mantenendo un’efficacia nei confronti di forme gravi, ma anche nei confronti di infezioni con sintomi lievi o asintomatiche. Come è noto, comprendere quanto duri l’efficacia della seconda dose è fondamentale per capire  se occorrerà procedere con una terza.

Lo studio è stato condotto su oltre 30.420 partecipanti, di cui 15.209 sono stati assegnati a ricevere il vaccino Moderna e 15.206 a ricevere il placebo. Potrebbe però inficiarne la portata il fatto che sia avvenuto prima della diffusione negli Stati Uniti della variante Delta.

I risultati mostrano che a oltre 5 mesi dalla seconda dose il vaccino è rimasto efficace, senza distinzioni per gruppi etnici, età e presenza di malattie coesistenti. In particolare era efficace al 93,2% nel prevenire la malattia da Covid (con 55 casi nel gruppo di vaccinati e 744 nel gruppo placebo), mentre l’efficacia nella prevenzione della malattia grave è stata del 98,2% (con 2 casi tra vaccinati e 106 nel gruppo placebo).

Infine, si legge sul New England Journal of Medicine, l’efficacia nella prevenzione dell’infezione asintomatica è stata del 63% (con 214 casi a fronte di 498). Inoltre non sono stati identificati particolari problemi di sicurezza. I dati dello studio sono stati raccolti prima che la variante delta raggiungesse gli Stati Uniti e quindi non informano completamente su come si comporta l’immunità quando il virus cambia. “Stiamo continuando a approfondire dati sulla durata della protezione” ma, “nel complesso, i risultati continuano a dimostrare che i vaccini funzionano molto bene”, afferma Lindsey Baden, specialista in malattie infettive e co-autrice della ricerca”.

Intanto, con riferimento alla terza dose, Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, a ’L’Italia s’è desta’, su Radio Cusano Campus, ha affermato: “Si è partiti con coloro per i quali la scienza ha già dimostrato che l’immunità con due dosi di vaccino è appena sufficiente a proteggerli per un periodo di tempo limitato e quindi serve il richiamo, parliamo di trapiantati, coloro in attesa di trapianto, coloro che hanno neoplasie, dializzati, quindi categorie ben definite”.

“I prossimi – ha spiegato Sileri – saranno coloro per i quali la scienza dimostra che l’immunocompetenza non consente una protezione a lungo termine, ad esempio i più anziani. Poi sarà la volta del personale sanitario. Per quanto riguarda il resto della popolazione ce lo dirà la scienza, ma è probabile che l’immunità nel tempo tenda a ridursi. Quale sarà il campanello d’allarme? Ce lo dirà il monitoraggio che viene fatto continuamente in tutti i Paesi, laddove dovessero verificarsi infezioni in gruppi di persone vaccinate agli inizi, magari per fascia d’età, per tipo di patologia, quelli saranno coloro che indicheranno a tutti gli altri la necessità di un richiamo vaccinale. Che questo avvenga a 9-10-12 mesi dalla seconda dose ce lo dirà la scienza, ma è verosimile che ci sarà un richiamo. Questo non significa terza dose a tutti dal mese di ottobre, si è partiti con una categoria e poi si monitora tutto il resto. La scienza ci darà categoria per categoria i tempi per le altre fasce di popolazione”, ha concluso il sottosegretario.

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