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A che gioco sta giocando Baiardo con Giletti?

Giletti

La storiella della foto di Berlusconi con boss al centro del caso Giletti-Baiardo. I Graffi di Damato

Di solito la caccia si fa a un latitante, umano o animale che sia, come l’orsa Jj4 che ha ucciso di nuovo nel Trentino dopo essere scampata alla pena di morte ripristinata apposta per lei ma bocciata da un tribunale amministrativo in una storia che francamente poteva accadere solo nell’Italia dei paradossi. Dove viviamo in un intreccio continuo di opera e operetta, di reale e irreale, di lacrime e risate.

Da qualche tempo, ma lo si è appreso solo da qualche giorno, non so quante decine o centinaia di uomini e donne dell’ordine e di inquirenti stanno dando la caccia ad una foto segnalata alla magistratura da Massimo Giletti dopo averla vista nelle mani di un frequentatore quanto meno di mafiosi, Salvatore Baiardo. Che lo stesso Giletti ha ritenuto di cercare a sua volta e di intervistare anche nello studio televisivo de la 7 che l’editore Urbano Cairo ha appena chiuso per prudenza.

La foto, che Giletti non ha potuto neppure toccare nei pochi minuti in cui gli è stata esposta, e forse anche promessa se avesse saputo o voluto guadagnarsela con tutti i mezzi consentiti e non avrebbe ritratto nel lontano 1992, forse per motivi di estorsione, Silvio Berlusconi a un tavolino con un generale noto, forse anche troppo, alle cronache giudiziario, Francesco Delfino, e a un mafioso del calibro di Giuseppe Graviano, soprannominato sicilianamnte “Martidduzzu”, da Madre Natura notoriamente dispensatrice insindacabile di vita e di morte. Che fu arrestato nel 1994 a Milano in tempo per non organizzare o eseguire altre stragi dopo quelle già intestategli dalla magistratura condannandolo all’ergastolo.

In mancanza ancora di questa foto se davvero esistente, visto che lo stesso Baiardo ha smentito Giletti parlandone con i magistrati, Marco Travaglio sulla prima pagina del Fatto Quotidiano di ieri ha messo insieme Berlusconi, Delfino e Graviano in un fotomontaggio su sfondo azzurro. E sotto questo titolo da strillo: “Caccia alla foto di B. con Graviano e Delfino”. Cosi, tanto per fare sognare chi insegue fuori e dentro i tribunali la storia di un Berlusconi “fruitore finale” e politico delle stragi di mafia come delle prostitute che gli offriva un amico, secondo una formula usata dal compianto avvocato Niccolò Ghedini.

Ci ho pensato su 24 ore prima di segnalarvi questo modo di fare giornalismo, o scuppettare, in quello che è il cosiddetto circuito mediatico-giudiziario giustamente lamentato dal Giornale dei Berlusconi. Sono stato trattenuto dal rispetto per una professione scelta a costo di litigare a suo tempo con mio padre, che si aspettava altro da me. E ho deciso che proprio questo rispetto impone di denunciare quello che considero un giornalismo solo presunto, peraltro dimostrato dal riduttivo ritorno oggi dello stesso Fatto sulla vicenda con questo titolino, non più titolone: “Baiardo, il boss e B.: gioco delle 3 carte da 28 anni”. Che non sono pochi. Sono anzi troppi per meritare tanta attenzione, sia pure a giorni alterni.

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