Il sito Openpolis scatta la consueta fotografia sullo stato di avanzamento dei progetti e delle riforme del Pnrr
Il giro di boa ormai è stato superato da un po’. All’orizzonte, lontano, si inizia a intravvedere il traguardo. Se ci sarà o meno una proroga e in quale forma (come auspicato in particolare dal ministro dell’Economia Giorgetti) non si sa. Al momento sembra un’ipotesi alquanto remota. Sta di fatto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta oggi, senza dubbio, una delle sfide cruciali per il governo e per il sistema Italia, ed è doveroso capire a che punto siamo. E il sito Openpolis scatta la consueta fotografia sullo stato di avanzamento dei progetti, delle riforme e degli interventi, con un monitoraggio costante, come quello garantito da OpenPnrr.
LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PNRR
Come noto la scadenza del Pnrr è fissata per la fine del 2026. Il governo italiano, pur riconoscendo l’urgenza di accelerare sulla spesa, continua a mostrare fiducia nell’attuazione del piano. Nella sesta relazione pubblicata sull’argomento, si legge che “oltre il 60% dei progetti finanziati con i fondi europei sarebbe già concluso o in via di conclusione”. Tuttavia – come fa presente Openpolis – questo dato può risultare fuorviante se non correttamente contestualizzato.
In effetti gli interventi già conclusi assorbono circa un terzo dei fondi assegnati. Il dato scende al 24% se si considera il totale delle risorse spettanti all’Italia. Al contrario, “gli interventi ancora in corso valgono complessivamente il 67% dei fondi Pnrr già assegnati”, pari a circa 95 miliardi di euro spiega Openpolis.
Analizzando la natura dei progetti già completati, emerge che la maggior parte riguarda “l’acquisto di beni o servizi (53,3%) o la concessione di contributi a privati o imprese (42,3%)”. Solo una piccola parte, “meno del 5%”, riguarda invece opere pubbliche. Questo significa che a “gonfiare” i numeri sono soprattutto gli interventi meno complessi e più rapidi da realizzare. Per le opere infrastrutturali, invece, “siamo ancora molto indietro”, viene fatto notare.
IL NODO DEI DATI AGGIORNATI
Un altro tema cruciale riguarda la trasparenza. Come più volte evidenziato “i non addetti ai lavori non possono ottenere informazioni direttamente da Regis”, la piattaforma ufficiale di rendicontazione. L’unica fonte pubblicamente disponibile sono gli open data pubblicati su Italia Domani, il portale realizzato ai tempi del governo Draghi, ma questi “sono fermi allo scorso dicembre” sottolinea Openpolis. L’ultima rilevazione disponibile, infatti, è stata rilasciata il 31 dicembre 2024, con aggiornamento riferito al 13 dello stesso mese.
I NUMERI, TRA PROGETTI CONCLUSI E OPERE ANCORA IN CORSO
Secondo la sesta relazione del governo, “i progetti Pnrr già conclusi o in via di completamento sono 164.566 e rappresentano circa il 60,9% degli interventi attualmente monitorati”. Tuttavia, “tali interventi valgono complessivamente circa 46 miliardi di euro”, cioè il 33% dei fondi assegnati e solo il 24% del totale disponibile per l’Italia. Dall’altro lato, “i progetti in esecuzione, in fase di avvio o per cui l’iter non è valutabile per mancanza di dati sufficienti” rappresentano circa il 39% delle opere monitorate, ma valgono circa 95 miliardi di euro, cioè quasi il 49% dei 194,4 miliardi complessivi assegnati all’Italia.
Sul fronte delle opere pubbliche, Meno del 5% degli interventi conclusi rientra in questa categoria, ma valgono comunque 14,5 miliardi di euro, ovvero il 32,6% del valore delle opere completate. Tra questi solo “il 28,5% di tali interventi è considerabile come concluso o vicino al completamento”, mentre “il 67,4% è assegnato a opere ancora in corso o in fase di avvio”. Un dato che non sorprende, considerando che, già prima del Pnrr, “per opere di valore tra 0,5 e 1 milione di euro il tempo medio di realizzazione era pari a 5 anni” e “per le opere tra 2 e 5 milioni di euro era pari a 6,7 anni” (Sesta relazione del governo sullo stato di attuazione del Pnrr, aprile 2025).
Come spiega sempre la piattaforma, “sono quindi interventi come incentivi e sgravi fiscali a ‘gonfiare’ il dato sui progetti già conclusi”. Un caso emblematico è il superbonus, che ha assorbito circa 14 miliardi di euro di fondi Pnrr ed è già stato contabilizzato come completato. Le successive revisioni del piano hanno dirottato ulteriori risorse “dalle opere pubbliche verso incentivi e sgravi fiscali”, scelta che consente di spendere rapidamente, ma rischia di avere “un impatto limitato nel lungo periodo”. Inoltre, come osservato dalla Corte dei conti, questi strumenti rendono più difficile “assicurare la quota minima del 40% di risorse al mezzogiorno”, obiettivo chiave del piano.
IL CONFRONTO DELL’ITALIA CON GLI ALTRI PAESI EUROPEI
Infine, il confronto europeo. Ad oggi, l’Italia ha completato “il 43% di milestone e target”, percentuale che salirebbe al 54% includendo quelli legati alla settima rata, ancora in fase di valutazione da parte della Commissione europea. Ci sono, però, “almeno due paesi che fanno meglio: Romania (86%) e Francia (73%)”. Anche sulle richieste di pagamento, se l’Italia è l’unico paese ad averne inviate sette, bisogna considerare che non tutti i piani prevedono 10 rate. In termini di efficienza, “la Grecia ha incassato lo stesso numero di valutazioni positive (6) ma a fronte di 9 rate totali”.