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Alitalia ai dipendenti: non sappiamo quando pagheremo gli stipendi

Alitalia Stipendi Dipendenti

Auguri di Pasqua a dir poco amari quelli della compagnia di bandiera: Alitalia ‘vola’ a vista e non sa quando avrà i soldi per riuscire a pagare gli stipendi ai dipendenti

Cambiano i governi, ma Alitalia sembra proprio destinata a restare a terra. Tuttavia, adesso, i soldi sono davvero finiti, tant’è che, come ha svelato Il Sole 24 Ore, la compagnia ha preso carta e penna per indirizzare ai propri dipendenti auguri pasquali a dir poco amari (e beffardi): “Sugli emolumenti del mese di marzo – si legge in un comunicato interno alla compagnia -, sarete informati non appena disporremo dei ristori relativi ai mesi di novembre e dicembre 2020, compatibilmente con l’insieme degli oneri necessari a garantire la continuità aziendale. Cogliamo l’occasione per inviare a tutti voi e alle vostre famiglie i migliori auguri per la Santa Pasqua”.

PERCHÉ ALITALIA NON PAGA GLI STIPENDI AI DIPENDENTI

Alitalia ha insomma bisogno dei ristori del governo non tanto per tornare a volare, quanto per pagare gli stipendi dei suoi undicimila dipendenti, che già rischiano di finire dimezzati, assieme al numero di velivoli e degli slot a Linate, a seconda delle direttive che l’Unione europea impartirà all’esecutivo nel tentativo di tenerla in piedi col passaggio alla new company ITA.

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Alleggerimento non più rinviabile, visto che la pandemia e lo stop dei voli ha ulteriormente aggravato una situazione incancrenita già da diverse decadi, risultando per le casse dello Stato un vero e proprio pozzo senza fondo. Anzi, si potrebbe dire che il Covid-19 ha persino aiutato Alitalia dato che non riusciva a pagare gli stipendi ai dipendenti già prima della pandemia, mentre in compenso si sono allargate le maglie dei divieti europei, un tempo molto attenta in fatto di aiuti di Stato.

GLI AIUTI CON LA SCUSA DELLA PANDEMIA

Soltanto negli ultimi mesi e con la “scusa” della pandemia, l’esecutivo di Giuseppe Conte ha indirizzato nelle casse di Alitalia quasi 300 milioni di euro (per la precisione 273), ma è stato come gettarli nel caminetto, perché le spese corrono, mentre gli aerei non si alzano da terra. E infatti i soldi pubblici sono nuovamente finiti. “Il costo di una mensilità di stipendi – scrive il quotidiano di Confindustria -, incluso l’anticipo della cigs base, che deve essere pagata dall’Inps ma finora è stata anticipata dalla compagnia per la quota base (fino a circa mille euro lordi al mese) salvo poi compensare l’importo con i versamenti dovuti all’Inps, è di circa 18 milioni”. Adesso i tre commissari, Gabriele Fava, Giuseppe Leogrande e Daniele Santosuosso stanno attendendo risposte da Roma. Ma con Draghi a Palazzo Chigi difficilmente si prenderanno decisioni non concordate con Bruxelles, che è per la linea maggiormente rigorista.

 

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