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AssoHoReCa: chiediamo un nostro codice Ateco. L’intervista

Assohoreca

Migliaia di lavoratori sono stati dimenticati dagli aiuti di Stato assegnati per codice Ateco. È il caso delle aziende riunite in AssoHoReCa, che chiedono al Governo di essere ascoltate. L’intervista di Policy Maker al presidente Luigi Fasoli

AssoHoReCa, l’Associazione che riunisce produttori, importatori, distributori e rivenditori di attrezzature per il comparto HoReCa (hotel, ristoranti, catering), è nata a marzo 2021 per far uscire dal limbo un settore che durante la pandemia è stato “completamente dimenticato a livello istituzionale”. Ne abbiamo parlato con il suo presidente Luigi Fasoli.

Quante persone coinvolge il comparto HoReCa e di che giro d’affari stiamo parlando?

AssoHoReCa rappresenta un mondo che coinvolge un migliaio di aziende, tra i 15 e i 17mila lavoratori e un giro d’affari che riguarda grosso modo 4-5 miliardi di euro, al quale poi si aggiunge il fatturato delle aziende che fanno impianti di ristorazione, ossia chi produce la cucina completa, e lì parliamo di circa un centinaio di aziende in tutta Italia che hanno fatturati estremamente importanti.

Come mai non ci sono stati ristori per la categoria?

Ristori non ce ne sono stati perché sono stati legati ai codici Ateco e il nostro settore, al di là delle aziende di produzione, è composto per il 90% da aziende che fanno distribuzione. Le aziende di distribuzione dell’HoReCa non hanno un codice Ateco specifico, ma un codice Ateco generico che include anche cose che non hanno nulla in comune con noi.

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Il presidente di AssoHoReCa Luigi Fasoli

Quali sono i nuovi obiettivi dell’Associazione?

Abbiamo appena avviato un percorso con l’Istat al fine di vedere riconosciuto il nostro settore con un codice Ateco specifico che ci identifichi. C’è stata una grande apertura da parte dell’Istat che si è dimostrato attento alle esigenze di un settore molto importante e si è avviato un processo che probabilmente avrà conclusione nei primissimi mesi del 2022.

Cosa sperate di ottenere da questo percorso?

Non tanto i ristori – visto che ci auguriamo tutti di lasciarci il Covid alle spalle il prima possibile – ma quantomeno di essere riconosciuto come un settore strategico, identificato e tracciato anche a fini statistici.

C’è stato un dialogo anche con il governo oltre che con l’Istat?

Con le istituzioni al momento non abbiamo ancora avuto dei confronti veri e propri e le istituzioni sono piuttosto sorde anche alle nostre richieste di aiuto.

Cosa chiede AssoHoReCa al governo?

Abbiamo lanciato una proposta per chiedere al governo di concedere un credito di imposta di 250 milioni di euro per il 50% degli acquisti di attrezzature e macchinari con un tetto massimo di 10 mila euro per ciascuna attività. Questo darebbe ossigeno alle imprese in sofferenza, permettendo a molti lavoratori di rientrare dalla cassa integrazione – perché abbiamo ancora personale in cassa integrazione – senza alcuna uscita dalle casse dello Stato.

Quali saranno le conseguenze dello sblocco dei licenziamenti?

La realtà è che le imprese, a seguito dello sblocco dei licenziamenti, potrebbero mandare a casa circa il 30% dei loro dipendenti. Un rischio che il governo deve impegnarsi a scongiurare per evitare il collasso di una delle principali filiere della nostra economia.

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