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BCE ammette: fondi del Next Generation Eu potrebbero non bastare

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Duplice ordini di timori della Banca centrale europea che riguardano proprio il nostro Paese: il Next Generation Eu potrebbe non essere sufficiente soprattutto per le nazioni più colpite dalle nuove ondate e la ripresa essere maggiormente faticosa per chi vive di turismo

Il “tesoretto” faticosamente raggranellato con il placet dei 27, per mezzo di obbligazioni comunitarie (quindi garantite dalla tripla A di Bruxelles) era stato pensato per far fronte ai danni del lockdown di marzo 2020. Poi però ci sono state una seconda e perfino una terza ondata. Appare quindi evidente che il Next Generation Eu potrebbe non essere più sufficiente. Lo dicono sottovoce in molti, tra i politici italiani, consapevoli comunque che questo non sia ancora il momento di presentarsi alla Commissione (e al Consiglio europeo) col cappello in mano, almeno fino a quando non avremo dimostrato la serietà delle nostre intenzioni presentando un PNRR decente.

Lo ha iniziato ad ammettere però pure la BCE, la Banca centrale europea. “È possibile che il piano di sostegno europeo” da 750 miliardi di euro nell’ambito del piano Next Generation Eu “sia insufficiente. Ma penso che il dibattito è prematuro. Quello che conta oggi è che i fondi europei che sono stati approvati siano versati il più rapidamente possibile. E’ assolutamente fondamentale. Qualsiasi ritardo rappresenterebbe un danno. Prima i fondi saranno disponibili meglio sarà”. Ad affermarlo, in un’intervista alla testata francese Les Echos, è Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo Bce sottolineando che quello che “conta particolarmente è assicurarsi che i Paesi spenderanno questi fondi in modo efficace per rafforzare il loro potenziale di crescita”.

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“La ripresa dipende ampiamente dalla velocità delle campagne di vaccinazioni. Sono partite lentamente ma si accelerano nella maggior parte degli Stati membri” dell’area dell’euro, ha spiegato Schnabel. “La ripresa sarà favorita dal nuovo piano di sostegno Usa i cui effetti non sono stati integrati nelle nostre previsioni. Anticipiamo anche nuove misure di sostegno in Europa che amplieranno gli effetti della nostra politica monetaria. Tutto questo ci fa sperare in un forte rimbalzo dell’attività economica nel secondo semestre un volta che saranno levate le restrizioni sanitarie. Secondo le nostre stime la crescita della zona euro dovrebbe essere del 4% quest’anno”.

Il membro del Comitato esecutivo Bce rileva, comunque, che il Pil “dovrebbe ritrovare il suo livello pre crisi nel secondo trimestre del 2022”. L’impatto economico della pandemia, tuttavia, “si farà sentire ancora per molto tempo dopo la crisi sanitaria. L’economia non sarà più la stessa dopo la pandemia. Dei cambiamenti strutturali sono necessari, che non sono mai semplici ad attuare. Posti di lavoro scompariranno, altri nasceranno. Questo processo prenderà del tempo”.

Schnabel non esclude una ripresa non omogenea all’interno dell’area dell’euro: “dall’inizio della crisi il timore esiste che si registrino divergenze tra i paesi del’area. Il settore dei servizi è molto più colpito dalle restrizioni piuttosto che l’industria. Pertanto può già essere osservata una ripresa a ‘k’. Alcuni Paesi saranno più colpiti rispetto ad altri a causa del peso del turismo nella loro economia in particolare”.

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