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Tutti i benefici della Tap. Parla Schieppati

Tap

Tap guarda con estrema attenzione all’idrogeno. Stiamo per intraprendere uno studio di fattibilità per verificare le percentuali in miscela trasportabili dalla nostra infrastruttura. In questi giorni in Puglia stanno tornando ‘a casa’ gli ulivi espiantati. L’ultimo atto del ripristino dei luoghi per il quale ci eravamo a suo tempo impegnati. L’articolo di Alessandro Sperandio

Dopo anni, il gasdotto Tap è finalmente operativo e porta con se la possibilità di far fluire il gas dall’Italia verso il cuore produttivo ed economico dell’Europa. Garantendo anche sicurezza degli approvvigionamenti, diversificazione e un calo dei prezzi. Di questo, dei rapporti con i territori e del futuro, ne ha parlato con ENERGIA OLTRE Luca Schieppati, Managing Director di TAP AG.

EO: A quattro anni e mezzo dalla cerimonia inaugurale dei lavori di costruzione a Salonicco, il gasdotto TAP è operativo. In che modo TAP offrirà un contributo all’obiettivo dell’Unione Europea di realizzare un mercato energetico integrato?

Schieppati: “Con l’avvio della operatività commerciale di TAP si completa il Corridoio Meridionale del Gas, un obiettivo perseguito a lungo da parte dell’Unione Europea: una nuova fonte di gas naturale (l’Azerbaigian, e in generale l’area del Caspio, che custodisce ingenti riserve di metano) e una rotta completamente nuova rafforzano la sicurezza delle forniture energetiche di tutto il Vecchio Continente.

Non solo, l’apertura del Corridoio Meridionale dà una spinta all’integrazione di quelli che storicamente sono stati 27 mercati nazionali del gas in un unico sistema integrato a livello europeo: il completamento di TAP porta con se anche la possibilità commerciale e tecnica di far fluire il gas dall’Italia verso il cuore produttivo ed economico dell’Europa (Germania, Francia,…).

Qualcosa di simile, ad una scala più piccola avverrà anche nell’area dei Balcani, dove progressivamente il gas è destinato a rimpiazzare carbone e lignite, con effetti benefici in termini di decarbonizzazione. E questo rimarrà valido anche nel medio periodo: il gas naturale, che sia di origine fossile o rinnovabile (biometano), sarà indispensabile alla transizione energetica verso le rinnovabili anche in virtù della sua sostenibilità economica e ambientale e dell’integrazione su scala continentale delle reti di trasporto e distribuzione”.

EO: Quali vantaggi ci saranno per l’Italia?

Schieppati: “Con TAP, il nostro Paese arriva a contare cinque metanodotti di importazione di gas naturale, cui si aggiungono i tre rigassificatori che ricevono GNL via nave. Siamo in una condizione di sicurezza e di diversificazione degli approvvigionamenti che non ha eguali in Europa. E, sia pure in una condizione di mercato pesantemente condizionata dagli effetti economici della pandemia, è un fatto che, in coincidenza con la fine dei lavori di costruzione e con l’avvio delle operazioni commerciali, per la prima volta da molto tempo il tradizionale differenziale di prezzo tra Italia e Nord Europa si è azzerato se non addirittura lievemente ribaltato a favore del nostro Paese.

È l’effetto sia dell’arrivo sul nostro mercato di un fornitore nuovo, sia del fatto che i contratti conclusi dagli shipper per la prima volta non sono vincolati all’andamento dei prezzi del petrolio e hanno una flessibilità molto maggiore rispetto ai ‘classici’ take or pay”.

EO: Avete già condotto dei market test su un possibile raddoppio della capacità dagli attuali 10 a 20 mld di mc. Ci state pensando?

Schieppati: “TAP ha avviato già nel 2019 la procedura regolata (secondo le norme europee) di market test per sondare l’interesse dei mercati per l’eventuale raddoppio della capacità (il gasdotto è stato progettato e costruito tenendo conto di questa possibilità, raggiungibile con la realizzazione di due stazioni di compressione in Grecia e Albania – in aggiunta alle due attualmente operative – e senza intervenire sulla condotta).

Ad ottobre del 2019 la fase non-binding si era conclusa con un risultato incoraggiante che ci aveva indotto a prevedere per la primavera del 2020 il lancio della fase vincolante, nella quale i soggetti interessati avrebbero dovuto formulare le loro offerte per le quote di capacità aggiuntiva. La generale brusca frenata della congiuntura economica causata dalla pandemia ci ha consigliato per il momento di posticipare di qualche mese e abbiamo chiesto e ottenuto dalle autorità regolatorie europee un rinvio della fase vincolante al luglio del 2021”.

EO: Tap è stato realizzato per trasportare anche idrogeno. Vista la strategia Ue delineata di recente, ci sono già dei piani in atto?

Schieppati: “Ai due estremi opposti del Corridoio Meridionale del Gas c’è grande attenzione per l’idrogeno: Socar, la azienda oil&gas di stato azerbaigiana e Snam hanno sottoscritto qualche mese fa un memorandum per condurre insieme ricerche e sperimentazioni in questo campo, e specificamente del blending di metano e idrogeno e del loro trasporto. Vedremo quel che concretamente ne nascerà, ma è chiaro che TAP guarda con estrema attenzione all’idrogeno che consideriamo una delle nuove frontiere su cui puntare e per questa ragione stiamo per intraprendere uno studio di fattibilità per verificare le percentuali di idrogeno in miscela con gas naturale trasportabili dalla nostra infrastruttura”.

EO: Nonostante ci siano state delle difficoltà con i territori alla fine Tap è riuscita a stabilire rapporti di fiducia con le comunità anche attraverso investimenti sociali e ambientali e il ripristino dei luoghi. Come giudica questa esperienza? A che punto sono il ripristino delle aree di cantiere, il riposizionamento degli ulivi e più in generale i rapporti con il territorio ora che tutto si è concluso?

Schieppati: “Proprio in questi giorni stanno tornando ‘a casa’ gli ulivi che nel corso degli ultimi tre anni TAP aveva via via espiantato e messo a dimora temporanea sotto grandi tendoni protettivi. Stiamo parlando di circa 900 alberi, diverse decine dei quali di tipo monumentale, che stanno tornando esattamente dov’erano, mentre provvediamo anche a piantarne altrettanti nuovi per sostituire quelli che a suo tempo erano risultati infetti da Xylella.

È l’ultimo atto di quel ripristino dei luoghi per il quale ci eravamo a suo tempo impegnati e certamente il più simbolico, vista la connessione sentimentale, identitaria, che la Puglia e il Salento hanno con l’ulivo, e l’emotività scatenata tre anni e mezzo fa dai primi espianti. Vedere gli alberi tornare contribuisce certamente molto alla ricostruzione di un rapporto di fiducia con il territorio, così come ha contribuito la comprovata realtà di una spiaggia bellissima rimasta, come avevamo assicurato, del tutto indenne dai lavori (il microtunnel di approdo passa quindici metri sotto) e sulla quale anche questa estate la gente ha preso il sole, fatto i bagni, passato bellissime giornate in riva al mare. Tra poche settimane la presenza del gasdotto sarà testimoniata solo dalle classiche paline gialle e, nell’entroterra, dal terminale di ricezione.

Mi sento di dire che con buona parte del territorio le diffidenze sono largamente superate, come dimostra ad esempio un bellissimo progetto di sostegno alla flotta peschereccia che fa capo al porto di San Foca e che abbiamo finanziato con estrema soddisfazione attraverso un progetto per rendere le imbarcazioni più sostenibili. Ci auguriamo che questa sia una lunga serie di un rinnovato rapporto con le comunità locali dato che su questo territorio resteremo per decine di anni e intendiamo fornire un lascito duraturo e, soprattutto, positivo”.

Articolo pubblicato su energiaoltre.it

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