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La via democristiana di Meloni in Europa

bivio europeo per meloni

Il bivio europeo di Meloni: seguire Polonia e Ungheria o fare l’atlantista anche oltre la questione ucraina. Cosa può (o deve) fare la presidente del Consiglio per non rimanere col cerino in mano

Con il via libera del Parlamento europeo alla ‘legge natura’ (Nature restoration law) è tornato centrale nel dibattito pubblico il tema delle prossime alleanze tra le varie famiglie politiche in vista delle Europee del prossimo anno e, soprattutto, l’interrogativo su cosa farà (o sarà costretta a fare) Giorgia Meloni.
Quel voto, che ha visto la spaccatura del Ppe, per molti osservatori ha sancito una sconfitta della linea Weber-Tajani-Meloni contraria a riproporre nuovamente a Strasburgo la ‘maggioranza Ursula’, anche se sull’eventuale alleanza popolari-conservatori ci sono dei distinguo e tante incognite.

IL BIVIO EUROPEO

Secondo alcune riflessioni di opinionisti e analisti politici, Giorgia Meloni sarebbe adesso di fronte a un bivio: se essere l’anello di congiunzione con la Polonia e l’Ungheria o se essere il partner europeo affidabile di Biden e degli Usa non solo sulla questione Ucraina ma anche sugli altri nodi (a partire dal dossier ‘Via della seta’) e, quindi, protagonista di una destra più liberale e più moderna.
Dalle recenti mosse della premier sembra che serva ancora tempo per superare queste ambiguità. Basti pensare che a fine giugno Meloni votava a Bruxelles l’accordo sui migranti poi saltato a causa del veto proprio di Polonia e Ungheria mentre ieri sera, in videocollegamento, ha infiammato il comizio di Vox auspicando anche in Spagna un governo di patrioti e attaccando il “fanatismo ultra-ecologista”.

LA PARTITA DELLA COMMISSIONE UE

Ma al di là dei sondaggi, delle proiezioni dei seggi e dei vari alternativi scenari politici, per capire cosa farà Meloni bisogna partire da alcune domande: è pensabile che il presidente del Consiglio italiano rimanga fuori dai giochi sulla partita della Presidenza e della prossima Commissione Ue? È pensabile che la leader del primo partito italiano, che si candida a essere tra i partiti con più eletti al Parlamento europeo, non provi a capitalizzare in qualche modo il proprio peso elettorale? È pensabile che il Governo, di cui Fdi è il partito di maggioranza relativa, indichi il futuro commissario europeo per l’Italia e poi Fdi al Parlamento europeo bocci la nuova Commissione?
Per rispondere a questi interrogativi può venire in soccorso quanto avvenne nel luglio del 2019, l’estate del Papeete e della crisi di governo del Conte I, quando sulle prospettive europee si consumò uno degli strappi tra Lega e M5S. Alla fine l’allora premier Conte diede l’input per il sostegno del M5S alla presidenza von der Leyen. La Lega rimase fuori, nacque il Conte II sostenuto dal Pd e proprio questi furono tra i motivi che costarono il posto di commissario a Giorgetti appannaggio di Gentiloni.

RISOLVERE IL BIVIO EUROPEO: LA POLITICA DEI DUE FORNI?

Tutto ciò per dire che è impensabile immaginare Meloni fuori dalla partita che deciderà la prossima commissione europea. La premier vuole essere tra coloro che danno le carte. Ma per avere più peso contrattuale probabilmente non potrà esimersi all’inizio dal presentarsi alle elezioni in maniera compatta con il fronte dei Conservatori, di cui è presidente.
Dopo il voto si aprirà un’altra partita, lunga e tortuosa. Basti pensare che nel 2019 von der Leyen assunse l’incarico a dicembre, dopo sei mesi dalle elezioni. Il tutto coinciderà, tra l’altro, con il più importante appuntamento politico del 2024: le elezioni presidenziali Usa con la sfida tra democratici e repubblicani.
Non ci sarebbe da stupirsi, dunque, se la presidente del Consiglio proverà a sfoggiare per l’occasione la politica dei due forni, una ‘via democristiana’ per non rimanere col cerino in mano: cavalcare l’onda dei voti dei Conservatori per poi ammiccare, anche in solitaria, alle nuove maggioranze variabili del futuro Parlamento europeo.
Per la serie: comunque vada, per Fratelli d’Italia questa volta dovrà essere un successo.

– Leggi anche: Sorpresa (o forse no): con Meloni al governo gli sbarchi sono aumentati

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