skip to Main Content

Bocciati gli emendamenti Sblocca Trivelle della Lega al Decreto Crescita

Niente da fare per l’emendamento che avrebbe sbloccato la moratoria sul comparto. Inammissibile la proposta di modifica proposta dalla Lega. Sulle chat pentastellate gli esponenti del Movimento 5 Stelle esultano per lo stop Trivelle

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti lo aveva promesso in occasione dell’Omc di Ravenna e puntualmente è arrivato come emendamento al Decreto Crescita la proposta di modifica al “Blocca Trivelle”. L’intenzione era quella di salvare il comporto dell’Oil&Gas che solo a Ravenna, uno dei principali poli italiani, ha portato un taglio di 400 milioni di euro di investimenti. Ma il testo è stato considerato inammissibile dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.

L’EMENDAMENTO DELLA LEGA: STOP ALLA MORATORIA E PROROGA DELL’AUMENTO DEI CANONI

La proposta di modifica era stata presentata da Laura Cavandoli del Carroccio, prima firmataria di due proposte – la 26.28 e la 48.9 – entrambe riguardante lo sblocco delle perforazioni. Il testo prevede, in sostanza, che alla “data di adozione del PiTESAI, nelle aree in cui le attività di prospezione e di ricerca e di coltivazione risultino compatibili con le previsioni del Piano stesso, le sospensioni” perdano efficacia. Nelle aree non compatibili, invece “il Ministero dello sviluppo economico quando rigetta le istanze relative ai procedimenti: sospesi ai sensi del comma 4 e revoca, anche limitatamente ad aree parziali” per i permessi di prospezione in essere stabilisce che in caso, di revoca, il titolare del permesso sia “comunque obbligato al completo ripristino dei siti eventualmente interessati”. Mentre nelle aree non compatibili, il Mise rigetti “anche le istanze relative ai procedimenti di rilascio di permessi di ricerca e delle concessioni per la coltivazione di idrocarburi” il cui provvedimento di conferimento “non sia stato rilasciato entro la data di adozione del PiTESAI” stesso. In caso di mancata adozione del PiTESAI “entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione”, poi, “i procedimenti sospesi” “proseguono nell’istruttoria”. Alla data di adozione del PiTESAI, nelle aree in cui le attività di ricerca o di coltivazione “risultino incompatibili con le previsioni del Piano stesso” infine i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione, “anche in regime di proroga, vigenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, mantengono in ogni caso la loro efficacia”. Le proposte, in sostanza, cancellano quindi la sospensione sui permessi in essere, ammettono la possibilità di proroghe nelle aree incompatibili e spostano, infine, l’aumento dei canoni dal 1 giugno 2019 al 1 dicembre 2020, reintroducendo di fatto la strategicità delle attività di ricerca e produzione.

UN PUNTO PER GLI M5S CHE HANNO VOLUTO FORTEMENTE LA MORATORIA

L’inammissibilità dell’emendamento, naturalmente, fa segnare un punto ai Cinque Stelle che hanno voluto lo stop alle perforazioni – votato comunque anche dalla Lega – contenuto all’interno del Decreto Semplificazioni, come evidenziava a gennaio di quest’anno, al momento del via libera alla norma, il presidente della commissione Industria del Senato, Gianni Girotto (M5s): “Un primo grande passo verso quell’obiettivo che il M5S persegue da sempre: il superamento dei combustibili fossili. Chi grida ai posti di lavoro a rischio fa propaganda di basso profilo: tutti sappiamo che con lo sviluppo delle energie rinnovabili c’è la possibilità di moltiplicare i livelli occupazionali e gli investimenti nel giro di pochissimo tempo. Quello di oggi è solo l’inizio, perché non possiamo continuare a sfregiare il nostro territorio in nome di una strategia energetica che non esiste più. Dobbiamo iniziare a pensare a un’Italia energeticamente, e quindi politicamente, più indipendente”.

 

Articolo pubblicato su Startmag.it

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top