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Che cosa sta succedendo fra Conte, Di Maio e Salvini?

I Graffi di Damato sui cambiamenti politici nel governo Conte intervenuti con i tagli alle spese

Per capire che cosa è cambiato politicamente con l’accordo raggiunto fra Roma e Bruxelles sui conti italiani, in modo da evitare la costosa procedura d’infrazione, potrebbe bastare e avanzare la foto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ne riferisce al Senato. Egli ha alla sua sinistra il ministro dell’Economia, la cui posizione iniziale nella vicenda della manovra e del bilancio avrebbe evitato il lungo contenzioso con la Commissione Europea, e alla sua destra il ministro degli Esteri: i due esponenti “tecnici”, diciamo così, del governo gialloverde. Essi sono stati assegnati a lungo con una certa forzatura, di certo, ma con qualche fondo di ragione, al cosiddetto “partito di Mattarella”: il terzo della coalizione gialloverde.

GLI ASSENTI GIUSTIFICATI

Per quanto generosamente considerati “assenti giustificati” dal presidente del Consiglio in una intervista al Corriere della Sera, dei due vice presidenti del Consiglio non c’era traccia al banco del governo nell’aula di Palazzo Madama mentre il Senato veniva finalmente informato della conclusione positiva del negoziato con l’Europa. La cui commissione presieduta da Jean Claude Juncker ha preso impietosamente il posto dell’aula senatoriale italiana nella fantasia di Emilio Giannelli sulla prima pagina, sempre del Corriere della Sera, per l’approvazione del bilancio.

Al “sovranista” vice presidente e ministro leghista dell’Interno Matteo Salvini, fotografato altrove insieme al cantante Al Bano, non è rimasta che una ritorsione verbale, l’ennesima del suo repertorio nei rapporti con Bruxelles. Al cui proposito di tenere ancora sotto controllo i conti italiani, pur avendoli per ora risparmiati ad una procedura d’infrazione, egli ha reagito annunciando, minacciando e quant’altro il no dell’Italia all’approvazione del bilancio dell’Unione, quando esso verrà al pettine.

TREGUA MOMENTANEA

Evidentemente è stata solo una tregua quella che Conte ha ottenuto, almeno da Salvini, quando – ha raccontato al Corriere della Sera – ha dovuto intervenire ad un certo punto della gestione della manovra sui suoi due vice presidenti per reclamare “una linea di comunicazione più attenta”, visti i danni che avevano procurato con le parole e le grandi difficoltà da lui incontrate per porvi rimedio, su sollecitazione peraltro di un capo dello Stato sempre più inquieto.

Si può considerare una specie di controfaccia istituzionale della seduta del Senato il ricevimento al Quirinale per il tradizionale scambio degli auguri fra il presidente della Repubblica e le autorità dello Stato. Salvini ha ritenuto di disertare anche questo appuntamento, confermando così l’impressione, a torto o a ragione, di essere dei due vice presidenti del Consiglio il meno soddisfatto della situazione. L’altro, il grillino Luigi Di Maio, si è invece affrettato a raggiungere il salone del palazzo presidenziale e a sedere in prima fila fra gli ospiti, sorridente forse anche per la soddisfazione appena presa dal suo partito di far dimettere Roberto Garofoli, più volte attaccato sotto le cinque stelle, da capo di Gabinetto del pur vincente ministro dell’Economia nella vicenda della manovra e del bilancio.

Di Maio, si sa, è almeno nelle forme più articolato di Salvini, anche se la sera ormai famosa e infausta del 27 settembre scorso fu lui, e non il vice presidente leghista del Consiglio, a uscire sul balcone di Palazzo Chigi per festeggiare il 2,4 per cento di deficit imposto al bilancio e proclamare addirittura la fine della povertà. Poi ha dovuto accontentarsi del 2,04 per cento, con tutti i tagli e i rinvii conseguenti, non del tutto ancora ben recepiti per l’applicazione del cosiddetto reddito di cittadinanza e dell’accesso alla pensione a 62 anni con 38 di contributi. Di quello zero prima del 4 -si consolano sotto le cinque stelle- “il popolo” festante del movimento grillino può non essersi reso neppure conto, almeno per ora.

MALUMORI E SORRISI ATTORNO A CONTE

Del ricevimento al Quirinale per gli auguri a Mattarella non sono sfuggiti, oltre all’assenza di Salvini, e naturalmente ai richiami del presidente della Repubblica ai valori della Costituzione, e agli obblighi che ne derivano, anche per chi governa, una certa cordialità nei rapporti fra il presidente del Consiglio, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti. Che aveva già salutato col proprio voto favorevole nell’aula di Palazzo Madama nei giorni scorsi i primi segnali di riavvicinamento fra il governo e la Commissione di Bruxelles. Di pessimo umore con Conte è stato invece visto Silvio Berlusconi, sino a sottrarsi ad un suo approccio augurale. Eppure, senza il consenso del Cavaliere al suo ancora alleato leghista, dietro le quinte di una dichiarata opposizione, Salvini non avrebbe consentito la nascita del governo attuale, entrandovi con tutta la voracità mediatica che poi ha dimostrato.

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