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Che cosa succede a Conte e Renzi?

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I Graffi di Damato

Potrebbe essere preso anche alla lettera il veicolo cieco che con la solita, felice fantasia è stato “sparato” in prima pagina dal Manifesto pensando anche al vicolo senza uscita in cui si è infilato il governo, a proposito della soprattassa sulle auto a benzina e a nafta reclamata dai grillini e contestata dai leghisti.

RIMODULAZIONE DELLA MANOVRA CHE SBANDA SULL’AUTO

La macchina del governo gialloverde continua a viaggiare sulla strada della rimodulazione – come la chiama il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – della manovra finanziaria bocciata dalla Commissione Europea. Al volante c’è sempre lui, Conte, con le cinture appena rafforzate con la “procura” rilasciatagli dai due vice presidenti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, a trattare con gli organismi comunitari per schivare la procedura d’infrazione in cantiere per debito eccessivo. Ma non per questo la guida ha smesso di essere cieca. L’auto sbanda continuamente e travolge tutto quello che incontra: paradossalmente anche le opposizioni. Che già non stavano molto bene alla nascita del governo, ma adesso stanno anche peggio.

NEL FRATTEMPO NEL PD

È significativo, a quest’ultimo proposito, ciò che sta accadendo nel Pd, dal cui apparecchio in volo -diciamo così – verso le primarie di marzo e il congresso l’ex segretario Matteo Renzi è tentato di buttarsi giù, con e forse anche senza il paracadute, tanta è l’ostilità che lo circonda a bordo. Dove non si capisce più cosa gli contestino di più: se la sopravvivenza fisica alle sconfitte, sia quelle procuratesi da solo sia quelle procurategli dal cosiddetto fuoco amico, o il ruolo svolto dopo le elezioni del 4 marzo, pur non essendone più alla guida, per impedire un accordo di governo con i grillini. Di cui il presidente pentastellato della Camera, Roberto Fico, aveva cercato di creare i presupposti nell’esplorazione affidatagli dal capo dello Stato.

Sergio Mattarella forse avrebbe preferito una simile soluzione alla crisi, piuttosto che improvvisare un governo gialloverde con una fortissima ipoteca leghista, temuta più ancora dell’improvvisazione abituale dei grillini.

RIDIMENSIONATO TRIA

Per tornare dall’aereo congressuale del Pd al veicolo cieco del governo, verrebbe voglia di esprimere qualche sentimento di solidarietà umana, al netto degli errori che ha sicuramente commesso pure lui, al ministro dell’Economia Giovanni Tria. Che, già ridimensionato politicamente e tecnicamente dalla procura a trattare con l’Europa affidata dai leader grillino e leghista a Conte, ora non ha più accesso sicuro a vertici, riunioni e quant’altro di governo. E, stando a retroscena giornalistici non smentiti fino a questo momento, sfoga la sua delusione, per non dire altro, mandando messaggini telefonici all’amico Renato Brunetta, che però a Montecitorio è tra i più agguerriti oppositori sui banchi di Forza Italia: più agguerrito persino di Renzi al Senato, con una concorrenza che forse serve anche a limitare la capacità di attrazione sui forzisti che a torto o a ragione viene attribuita, in caso di una sua uscita dal Pd, all’ex presidente del Consiglio.

 

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