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Che cos’è il long Covid e quanti ammalati riguarda?

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Se il Coronavirus è già di per sé pericoloso, il long Covid rappresenta per tutti gli organismi debilitati una sfida ulteriore: ha un incidenza che oscilla dal 12,8% al 27,8% dei pazienti convalescenti non ospedalizzati

Si chiama long Covid e da noi se ne è parlato soprattutto perché ha colpito un malato eccellente: Silvio Berlusconi. Di fatto, si tratta di una versione particolarmente longeva della sindrome, che pare attecchire soprattutto in corpi anziani e sistemi già parecchio debilitati.

COS’È IL LONG COVID

Al momento non ha altri nomi, con long Covid si intende quando tutti (o quasi) i sintomi caratteristici della malattia durano in modo eccezionale, anche settimane se non addirittura mesi dopo l’infezione., Secondo gli ultimi dati a disposizione, pubblicati su The Lancet Regional Health – Europe, ha un incidenza che oscilla dal 12,8% al 27,8% dei pazienti convalescenti non ospedalizzati.

Lo studio, condotto su 958 pazienti con infezione da Coronavirus, seguiti ambulatorialmente dall’ospedale universitario di Colonia, sottolinea come perdita dell’olfatto e del gusto (anosmia e ageusia), stanchezza e affanno siano risultati i più comuni sintomi a lunga persistenza registrati dai pazienti. Dopo 4 mesi, in particolare, l’,8,6% presentava ancora un respiro affannoso, il 12,4% anosmia, l’11,1% anosmia, e il 9,7% stanchezza continua anche a seguito delle azioni più comuni.

Almeno uno di questi sintomi caratteristici del Covid era presente nel 27,8% del gruppo monitorato dopo 4 mesi e nel 34,8% del gruppo controllato dopo 7 mesi. Lo studio sottolinea che il Long Covid è quindi possibile anche dopo un esordio della malattia in forma leggera. «Il quadro clinico del Long Covid – si legge nella ricerca – è complesso e lontano dall’essere compreso. È comunque possibile che molti organi abbiano il potenziale di fronteggiare non solo il danno acuto, ma anche quello cronico determinati dalla malattia di lungo termine. Non sono ancora state ben identificate terapie appropriate, ma può essere utile la riabilitazione fisica. È necessario che la ricerca si focalizzi sulle terapie individuali, come pure sviluppi nuove opzioni terapeutiche per chi soffre di Long-Covid».

 

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