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Chi sono i nuovi capi Dipartimento al Ministero della Salute (Vaia a bocca asciutta)
Non mancano le sorprese e gli strascichi dopo le nomine al Ministero della Salute dei nuovi vertici dirigenziali
Arrivano finalmente le nomine dei capi dei 4 nuovi Dipartimenti del Ministero della Salute. A dare il via libera il Consiglio dei Ministri. Con queste indicazioni si può dire completata la riorganizzazione della sanità, avviata da subito dal ministro Schillaci e che ha portato in questi mesi a cambiare tra l’altro i vertici Aifa e dell’Istituto superiore di Sanità.
Il nuovo impianto del Ministero prevede che ogni nuovo Dipartimento sovrintenda e controlli l’operato di 3 Direzioni generali, per un totale di 12 Direzioni generali.
Scompare la figura del segretario generale e nasce la Conferenza permanente dei capi Dipartimento che si riunisce almeno una volta ogni due mesi. Confermata l’Unità di Missione per l’attuazione del Pnrr.
Il parto dei nuovi capi Dipartimento è stato molto travagliato, tra dinamiche interne, ed è destinato a lasciare parecchi strascichi. Basti pensare al grande escluso (per il momento), al professor Francesco Vaia che i retroscena indicavano – già dagli albori del governo Meloni – come il ministro della Salute ombra e che, attualmente, è a capo della Direzione generale della Prevenzione. Mentre rimane sorprendentemente ancorato al nuovo corso anche l’ultimo degli Speranza boys, Giovanni Leonardi.
Ma andiamo per ordine. Ecco chi sono i nuovi capi Dipartimento.
GIUSEPPE CELOTTO AL DIPARTIMENTO AMMINISTRAZIONE, RISORSE UMANE E BILANCIO
L’incarico di capo del Dipartimento dell’amministrazione generale, delle risorse umane e del bilancio è stato affidato a Giuseppe Celotto, dirigente di prima fascia e direttore uscente della Dg del personale, dell’organizzazione e del bilancio.
Nel Dipartimento vi sono la Direzione generale delle risorse umane e del bilancio, la Direzione generale della comunicazione (che è stata spacchettata dalla delega per i rapporti internazionali), la Direzione generale della vigilanza sugli Enti e degli organi collegiali.
FRANCESCO SAVERIO MENNINI ALLA PROGRAMMAZIONE
Come già trapelato nei giorni scorsi sulla stampa, l’importante incarico di capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale è affidato invece a Francesco Saverio Mennini, ricercatore di economia sanitaria di Tor Vergata. Con Schillaci si conoscono dai tempi in cui il ministro era rettore dell’Università.
Mennini proviene da un’importante famiglia dell’aristocrazia papalina romana. “Suo nonno Luigi – ha ricostruito il Fatto quotidiano – era il braccio destro di Marcinkus allo Ior, suo zio Paolo oggi guida l’Apsa che amministra i beni della Chiesa, mentre monsignor Antonio è stato confessore di Aldo Moro e nunzio apostolico a Mosca e altrove. “Ma io ho sempre lavorato, quello che ho me lo sono guadagnato”, assicura Mennini. Per il quale – ha spiegato il FQ – la principale fonte di guadagno non sembra essere l’università, dove a 56 anni è ricercatore con un H-index di 23 più che rispettabile per un economista, anche se tutti lo chiamano professore!.
Mennini ha fondato una società di consulenza per pubblico e privato che si chiama Arhea Srl, presso la quale ha lavorato con la prof.ssa Lara Gitto – ricorda Repubblica – nominata di recente, anche lei dal ministro Schillaci, alla guida della nuova commissione scientifica economica dell’Aifa. Mennini al Ministero sarà perfino il capo di Americo Cicchetti, professore ordinario e direttore dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica, oggi direttore della Programmazione alla Salute.
In questo Dipartimento vi sono la Direzione generale della Programmazione e dell’edilizia sanitaria, la Direzione generale delle professioni sanitarie e delle politiche in favore del Ssn, la Direzione generale dei Dispositivi medici e del farmaco.
LO SPERANZA BOY LEONARDI NON LASCIA MA RADDOPPIA
Non solo viene ripescato ma raddoppia invece Giovanni Leonardi, dirigente di prima fascia dei ruoli del Ministero nonché segretario generale uscente, una figura che è stata abolita con la riorganizzazione del Ministero. A lui il ministro Schillaci ha assegnato l’incarico di capo dello strategico Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali al quale si aggiunge l’incarico ad interim di capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie. L’interim a Leonardi – come evidenzia Quotidiano sanità – si spiega in quanto è il funzionario di maggiore esperienza e per questione ‘burocratica’ sull’affidamento di incarichi legata al tetto del 10% della dotazione organica dei dirigenti di prima fascia, fissato dal decreto 165/2001.
Nel Dipartimento One Health sono ricomprese la Direzione generale dei corretti stili di vita e dei rapporti con l’ecosistema, la Direzione generale dell’igiene e della sicurezza alimentare e la Direzione generale della salute animale. Nel Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie, vi sono la Direzione generale della Prevenzione, la Direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità, la Direzione generale delle Emergenze sanitarie.
IL GRANDE SCONFITTO, FRANCESCO VAIA
In lizza a capo Dipartimento della prevenzione c’erano anche Francesco Vaia e Anna Teresa Palamara che oggi dirige la Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Scrive sempre il Quotidiano Sanità: “Quella di Vaia è una candidatura ‘forte’. Nelle ultime settimana potrebbe però aver perso un po’ quota a seguito delle polemiche interne alla maggioranza per la bozza del nuovo piano pandemico contenente misure quali lockdown e possibili limitazioni alle libertà personali in caso di necessità. C’è poi da considerare che, in caso di nomina dell’attuale Dg della Prevenzione, si avrebbe la totale assenza di ‘quote rosa’ tra i Capi Dipartimento”.
Una mossa, quindi, che sembrerebbe più politica che tecnica. Anche se Vaia, come Palamara, paga proprio il tetto del 10% della dotazione organica dei dirigenti di prima fascia. Il dato di fatto è che comunque è stato preferito lo Speranza boy all’ingombrante Vaia. E, altro aspetto rilevante, al momento non c’è neppure una donna tra le figure indicate.