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Come Conte sguscia e si agita

Conte

I graffi di Damato sul nuovo soccorso del Papa a Conte fra le polemiche sulla fase 2 dell’emergenza

Anche se parlava dei “governanti” di ogni livello, comprendendovi esplicitamente i presidenti delle regioni e i sindaci, coinvolti nelle polemiche e nelle tensioni per la gestione dell’emergenza virale, mi sembra francamente impossibile che il Papa non pensasse direttamente al presidente del Consiglio nell’omelia dedicata alla crisi pandemica, durante la messa mattutina di sabato nella sua residenza in Vaticano. Dove ha richiamato il proverbio della sua terra, l’Argentina, per sostenere che” il cavallo non va cambiato mentre si attraversa il fiume”. Anche San Gennaro ci ha messo poi del suo replicando il miracolo del proprio sangue sciolto nel Duomo di Napoli.

IL SOCCORSO DEL PAPA A CONTE

Quello del Papa è stato il secondo, sotto certi aspetti clamoroso, soccorso in pochi giorni a Conte, dopo l’obbedienza raccomandata ai vescovi italiani in agitazione, diciamo così, per il perdurante divieto delle messe aperte al pubblico  anche in questa cosiddetta fase 2. Che al Fatto Quotidiano hanno definito di “semilibertà” dopo gli “arresti domiciliari” della fase 1 e al manifesto “scoprifuoco”, con visite ammesse ai congiunti e derivati.

Si sarà sentito sollevato il presidente del Consiglio sapendo che per lui, peraltro recentemente ricevuto in Vaticano, prega  in permanenza Papa Francesco in persona, e non solo suo zio. Che è un frate francescano. Ma prega a suo modo, laicamente, anche Scalfari su Repubblica scrivendone tutto il bene possibile e paragonandolo ora a Moro, ora a Cavour, ora allo stesso Papa felicemente regnante. E pazienza se i sondaggi di Demos lo danno in calo di gradimento in un mese, per quanto di 13 punti più avanti del secondo in classifica, che è il governatore leghista del Veneto Luca Zaia a quota 51.

I SOSPETTI MANIFESTATI DA CASINI

Eppure, anche dopo il secondo soccorso papale a Conte un cattolico come Pier Ferdinando Casini, così a lungo e orgogliosamente impegnato in politica, prima nella Dc e poi in varie formazioni da lui stesso promosse per non tradire l’eredità dello scudo crociato, senza lasciarsi ingabbiare più di tanto prima nel centrodestra e poi nel centrosinistra, rieletto al Senato due anni fa da indipendente nelle liste del Pd apertegli dall’allora segretario Matteo Renzi, è tornato a sospettare della volontà di Conte di favorire attorno al suo governo qualche forma vera o credibile di unità nazionale. Che anche il Pontefice ha raccomandato dicendo che essa “è più forte del conflitto”.

Ospite pur remoto della rete 4, in collegamento esterno, l’ex presidente della Camera si è appellato alla indulgenza del compianto Giulio Andreotti per chi “pensa male ma indovina” dubitando delle formali aperture del presidente del Consiglio alle opposizioni. Che troppo spesso sarebbero più provocate che cercate da Conte, nel timore che larghe intese siano propedeutiche alla formazione, prima o poi, di un governo diverso anche nella conduzione.

In questa posizione di diffidenza Casini è stato spalleggiato, sempre in collegamento esterno, dalla capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini. Che ha lamentato la mancata accettazione da parte di Conte di tutte  le proposte formulate dal partito di Berlusconi, e dallo stesso Berlusconi in persona, nell’esercizio di una forma “costruttiva” di opposizione pur riconosciuta e apprezzata, a parole, dal presidente del Consiglio. Su cui evidentemente pesa nella maggioranza — ha sostenuto la Gelmini — il forte condizionamento di un movimento inadatto al governo come quello grillino.

Mi chiedo se e chi ha voglia di spiegare tutto questo al Papa, ma anche all’anziano e generoso Scalfari.

 

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