La segretaria Patrizia Scurti ha inviato una mail di Natale ai dipendenti di Palazzo Chigi…
Come la nave Diciotti intorbida le acque della politica
I graffi di Damato
Non so dove stia fisicamente in questo momento il pattugliatore Diciotti della Guardia Costiera italiana, in quale porto sia ancorato o in quali acque sia in navigazione, ma di certo esso è stato metaforicamente sollevato e scaricato sul già accidentato scenario politico dal cosiddetto tribunale dei ministri di Catania. Che, per giunta in difformità dall’archiviazione proposta dalla Procura della Repubblica, ha chiesto al Senato l’autorizzazione a processare il vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno Salvini per avere fatto “sequestrare” nella scorsa estate a bordo di quella nave, che pure li aveva soccorsi, un bel po’ di immigrati, fra cui donne e soprattutto minori che potrebbero procurargli un’aggravante nella pur improbabile condanna.
SALVINI A PROCESSO
Improbabile condanna, perché sarà ben difficile che il Senato accolga la richiesta della magistratura catanese di portare l’imputato davvero al processo, e non riconosca invece in partenza al ministro di essersi mosso, anche a costo di strapazzare qualche norma del codice penale, per e nella difesa di un interesse nazionale. E’ questo, d’altronde, lo spirito esplicito del passaggio parlamentare imposto dalla Costituzione per questo tipo di processi.
SOSTEGNO DEI GRILLINI?
Dei voti dei senatori del suo partito giustamente Salvini si è detto sicuro riservandosi con aria di sfida di verificare la consistenza dei mal di pancia che già si avvertono fra i senatori dell’altro partito della maggioranza di governo: il movimento delle 5 stelle. Dove si soffre con crescente evidenza l’alleanza con Salvini sia per il ruolo preponderante che egli ha assunto nella compagine di governo, sia per il carattere politicamente poco omogeneo dei pentastellati, o grillini, sia e forse ancor di più per l’idrovora elettorale che si sta rivelando, anche ai loro danni, il leader leghista.
INTANTO CONTE A DAVOS
I giornali sono ancora freschi di stampa della foto del presidente del Consiglio italiano al bar con la cancelliera tedesca Angela Merkel a Davos, dove le attrezzature elettroniche dei giornalisti e operatori hanno potuto intercettare e decrittare il racconto, da parte di Giuseppe Conte, delle difficoltà e paure elettorali dei grillini. E ciò quasi per chiedere alla sua interlocutrice un supplemento di comprensione per le tensioni politiche italiane e per i suoi riflessi anche nei rapporti con gli altri paesi e governi europei.
Immagino come la cancelliera tedesca non si sia poi stupita più di tanto quando ha saputo, non da Conte ma dalle agenzie di stampa, della clamorosa riapertura giudiziaria e politica della vicenda estiva della nave Diciotti, con tutte le conseguenti turbative politiche a ridosso, peraltro, della campagna per le elezioni europee di maggio. D’altronde, come ha spiegato ironicamente nello studio televisivo di Piazza Pulita l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, che la conosce bene sin da quando egli era semplicemente un commissario italiano a Bruxelles, la signora Merkel è pratica di coalizioni di governo fra partiti elettoralmente concorrenti, avendone guidate abbastanza in patria.
I VOTI A PALAZZO MADAMA
Le eventuali, probabili dissidenze grilline nell’aula di Palazzo Madama, con o senza il consenso del capo del movimento e vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, quando si tratterà di votare sul processo a Salvini, potrebbero essere compensate con i voti dei pur sempre alleati della Lega in tante parti del Paese che sono i fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e i forzisti di Silvio Berlusconi. E ciò potrebbe bastare e avanzare a Salvini, cui già la notizia della richiesta di processarlo ha forse prodotto ulteriori guadagni nei sondaggi, traducibili in voti alla prima occasione.
A questo riguardo non hanno avuto torto al Fatto Quotidiano, con una lettura che mi sembra in fondo critica, una volta tanto, verso la magistratura di turno, a gridare nel titolo di prima pagina che con la notizia giudiziaria giunta da Catania “Salvini ottiene il suo processo”. E si sente incoraggiato, nella propensione alle sfide che lo distingue, ad affrontare i nuovi casi di migranti e navi in arrivo con la stessa determinazione mostrata in occasione della vicenda Diciotti.