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Come Merkel si fionda sulla campagna elettorale europea

Merkel

I graffi di Damato sulle dichiarazioni di Angela Merkel che complicano la campagna elettorale di Berlusconi per le europee 2019

A vederlo, e pure a sentirlo, nel salotto  televisivo di casa, su Rete 4, intervistato dall’ossequiosa ma alla fine impaziente Barbara Palombelli, che cercava di contenerne l’eloquio per non fare aspettare troppo i pur sorridenti Fausto Bertinotti e Federico Rampini, sulla soglia per il loro turno, Silvio Berlusconi sembrava davvero rimesso dall’intervento chirurgico all’intestino che aveva rischiato di precludergli, o quasi, la partecipazione alla campagna elettorale per andare a rappresentare personalmente Forza Italia al Parlamento europeo. Dove egli ha ribadito di volersi adoperare, con l’”autorevolezza” che ritiene di avere maturato presiedendo tanti vertici internazionali, quando guidava i governi di centrodestra in Italia, per una maggioranza fra popolari e leghisti. Che sarebbero sovranisti recuperabili, non estremisti come i grillini, nonostante gli ultimi sviluppi proprio della campagna elettorale in corso abbiano invertito le parti nella squadra ministeriale gialloverde. Le cronache infatti riflettono un Luigi Di Maio moderato sul tema dei rapporti con l’Unione Europea e un Matteo Salvini barricadiero, al punto da allarmare i mercati finanziari e far crescere il famoso spread: o contribuire alla sua crescita, che altri attribuiscono anche a una ripresa improvvisa dell’economia tedesca e dell’appetibilità dei suoi titoli rispetto a quelli italiani.

COME BERLUSCONI, ANCHE LA FRANCESE LE PEN SCOMMETTE IN EUROPA SULLA FINE DELLA MORSA DI POPOLARI E SOCIALISTI

Oltre a Berlusconi, ottimista di natura quando coltiva i suoi disegni, scommette in Europa sulla fine della “morsa di popolari e socialisti” la leader della destra francese Marine Le Pen, intervistata dal Corriere della Sera e interessata politicamente quanto il Cavaliere a staccare i leghisti dai grillini in funzione di una svolta politica a Bruxelles e dintorni.

SI DISCOSTA ANGELA MERKEL, CONVINTA DEGLI APPROCCI DIVERSI DI POPOLARI E LEGHISTI

Ma non è della stessa opinione, o tendenza, quella che dovrebbe essere la principale interlocutrice di Berlusconi in Europa, e compartecipe del Partito Popolare del vecchio continente: la cancelliera tedesca Angela Merkel. Che ha appena rilasciato un’intervista a più giornali di varia nazionalità per sottolineare “gli approcci diversi” di popolari e leghisti: tanto diversi da non farle ritenere né possibili né auspicabili accordi fra di loro. “La mia Europa saprà difendersi da Salvini”, fa dire nel titolo di prima pagina alla Merkel La Stampa pubblicando il suo messaggio mediatico agli elettori, e ai partiti, a dieci giorni ormai dalle elezioni continentali.

LA DIREZIONE DI BERLUSCONI IN POLITICA INTERNA

Per Berlusconi, peraltro alle prese in Lombardia con un’inchiesta giudiziaria su corruzione e quant’altro che ha esposto più di tutti il suo partito, questo messaggio della cancelliera da Berlino non è certamente incoraggiante, neppure ai fini più modesti -almeno nelle prospettive europee del suo impegno politico attuale- degli sviluppi della situazione politica italiana. Che egli vorrebbe in direzione di una rottura di Salvini con Di Maio e di un ritorno del centrodestra alle dimensioni nazionali, e non solo locali. Che tuttavia cominciano a scricchiolare anch’esse, se lo stesso Berlusconi alla fine non si è disdegnato in questi giorni di ricordare che a Gela, il più popoloso Comune siciliano in cui si è votato domenica scorsa, i forzisti guidati dal suo luogotenente isolano Gianfranco Miccichè hanno contribuito col Pd alla sconfitta del candidato leghista a sindaco nel ballottaggio che era divenuto emblematico dei rapporti fra gli alleati del 4 marzo scorso nelle elezioni politiche generali.

NON GRADITA A SALVINI

Salvini non deve avere gradito, anche se preso forse in queste ore più dall’offensiva crescente contro di lui della Repubblica nella sua nuova veste grafica, che gli sta facendo le pulci sulle scarse presenze al Viminale per una campagna elettorale ormai “volante”, finita anche sotto i riflettori della Corte dei Conti  e sempre più contestata con iniziative che hanno obbligato le forze dell’ordine a interventi inusuali. Sono quelli contro gli “affacciati alla finestra”, come li ha definiti in prima pagina il manifesto con un titolo che potrebbe anche essere letto come un’esortazione, un’incitazione, un ordine, come preferite.

 

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

 

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