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Conflitti di interessi, cosa chiede The Good Lobby al governo

The Good Lobby

La petizione di The Good Lobby chiede che si sblocchino al più presto gli iter per due leggi anticorruzione fondamentali per la gestione del Pnrr: una sul lobbying e una sul conflitto d’interessi

L’associazione no profit The Good Lobby ha raccolto 44mila firme per chiedere di sbloccare due leggi fondamentali per la gestione del Pnrr: quella sul lobbying e quella sul conflitto d’interessi.

Il 30 giugno davanti a Montecitorio, The Good Lobby ha distribuito una copia del giornale “Senno di poi”, che racconta l’Italia del 2041 per lanciare l’allarme sulla necessità di queste leggi.

Alla consegna della petizione c’erano il presidente della Commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (M5s) e i primi firmatari di due dei tre disegni di legge sul lobbying fermi alla Camera, Francesco Silvestri, deputato M5s, e Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva.

COSA CHIEDE THE GOOD LOBBY

Nel loro messaggio, i membri di The Good Lobby scrivono: “Come è possibile che Matteo Renzi, senatore e membro della Commissione difesa, venga pagato per fare parte del consiglio di una fondazione riconducibile a uno Stato estero, l’Arabia Saudita, colpevole di gravi abusi dei diritti umani? E che Pier Carlo Padoan, ex Ministro dell’economia, possa lasciare il Parlamento e la Commissione bilancio, in possesso di informazioni riservate capaci di alterare il mercato, per diventare presidente di UniCredit?”.

Per porre rimedio a questa situazione, secondo l’associazione: “Servono misure per garantire l’imparzialità e l’indipendenza dei nostri rappresentanti politici e per mettere fine al fenomeno dei ‘ricollocati’. Firma per una legge sul conflitto di interessi: dobbiamo proteggere i fondi del Recovery Fund e impedire che vengano usati per favorire parenti, lobby e gruppi di appartenenza invece che per il bene della collettività”.

COSA CHIEDE LA PETIZIONE

Nel lungo messaggio, si mettono in risalto i rischi di una gestione delle risorse del Recovery senza adeguati controlli. “A breve arriveranno le risorse del Recovery Fund per aiutare la nostra economia ancora profondamente segnata dalla crisi provocata dalla pandemia: non possiamo permetterci di sprecare fondi destinati alla sanità, all’istruzione, alle imprese e rischiare che vengano dirottati verso attività illecite o che finiscano nelle tasche degli amici degli amici”.

“Chiediamo alla Commissione affari costituzionali della Camera, che il 6 ottobre 2020 ha provveduto ad adottare il testo base della legge, di riprendere immediatamente l’iter e far arrivare il testo in Aula. Non affrontare questo tema significa compromettere sempre di più il legame fra individui e comunità, perché dietro un comportamento corruttivo c’è sempre un conflitto di interessi”.

COSA PREVEDE LA LEGGE

“Se non ci muoviamo, il fenomeno della corruzione si normalizzerà sempre di più”, scrivono gli attivisti, spiegando il contenuto della legge: “Chiare politiche di prevenzione, in grado di identificare tutti i potenziali conflitti di interessi personali o dei congiunti (ad esempio, quote societarie, interessi finanziari, ruoli e incarichi professionali ricoperti). Gli enti e le istituzioni devono stilare una lista precisa dei rischi, mentre gli eletti, e i nominati devono dichiarare gli interessi privati che potrebbero entrare in conflitto con la loro attività pubblica, pubblicando online un’autodichiarazione verificabile da tutti”.

Tra i vari punti menzionati, si suggerisce anche di “Vietare che parlamentari in carica possano ricevere compensi da Stati esteri o da enti finanziati da Paesi stranieri, regolando in maniera seria eventuali ospitalità, regali e favori: il Gruppo di Stati contro la Corruzione del Consiglio d’Europa ci chiede di farlo da anni. Il caso Renzi la dice lunga sulle conseguenze dell’assenza di regole chiare”.

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