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Copyright, a che punto è la direttiva Ue in Italia

Copyright

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, chiede all’Italia di approvare la direttiva Ue sul copyright: “Bruxelles si sta impegnando molto per dare delle regole certe”. C’è tempo fino a marzo 2021

Un appello perché il Parlamento italiano recepisca nei tempi dovuti la direttiva sul diritto d’autore nel mercato digitale. A farlo è il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli (Pd), che in un’intervista all’Ansa spiega chiaramente l’obiettivo ultimo di Strasburgo: “Siamo in presenza di attività che hanno un impatto fortissimo nell’Unione europea ma che producono reddito altrove. Noi vogliamo che le tasse si paghino dove si sviluppa il lavoro. La web tax ripagherebbe un’ingiustizia”.

La direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale (o direttiva 2019/790) è stata approvata dai parlamentari Ue il 26 marzo 2019 e dal Consiglio dell’Ue il 17 aprile 2019. Il governo in carica al momento era nettamente contrario e gli eurodeputati della Lega e del Movimento Cinque Stelle votarono compatti contro il documento che secondo Sassoli è invece “equilibrato”. L’allora sottosegretario all’Informazione e all’Editoria, Vito Crimi (M5S), si era così espresso a riguardo: “E’ come se decidessimo di incriminare le concessioni autostradali che consentono il passaggio di una autovettura rubata che paga regolarmente il tagliando di ingresso”.

COS’HA DETTO SASSOLI ALL’ANSA

La direttiva, ha detto Sassoli, “stabilisce il diritto ad essere proprietario del tuo lavoro, il fatto che nessuno te lo possa rubare e questo, specie nel mondo dei social, è quello che avviene tutti i giorni”. Secondo il presidente del Parlamento europeo, che ricordiamo è stato per anni giornalista alla Rai, “riconoscere il lavoro intellettuale è la premessa di un buon rapporto di civiltà” e occorre farlo in diversi campi: dalla musica, al giornalismo, alla ricerca. “L’Unione europea si sta impegnando molto per dare delle regole certe” ha aggiunto ricordando che “il copyright è un diritto che è nato con la rivoluzione francese. Prima agli artisti e ai musicisti non veniva riconosciuto il proprio lavoro”.

Del resto, la questione è dirimente: “Il diritto d’autore viene riconosciuto a tutti coloro che esprimono la propria idea. Non è solo per pochi, è un principio base: nessuno può speculare sul lavoro degli altri. Abbiamo un’industria giornalistica in crisi, non credo che umiliando ancora di più i giornalisti si possa pensare di risollevarla”.  E per concludere: “Sarebbe davvero singolare che un Paese come l’Italia entrasse in una procedura d’infrazione su un tema così delicato che tra l’altro é regolamentato già dal diritto nazionale”.

COSA PREVEDE LA DIRETTIVA EUROPEA SUL COPYRIGHT

Gli articoli più importanti, e anche quelli più contestati su vari fronti, sono l’11 e il 13. Il primo obbliga le grandi piattaforme distributrici di contenuti, come Google e Facebook, a mettersi d’accordo con editori o giornalisti freelance, fotografi e videomaker, per stabilire un compenso sui materiali che al momento vengono utilizzati senza alcuna remunerazione. Il secondo stabilisce l’obbligo per i siti web che ospitano perlopiù contenuti pubblicati dagli utenti ad adottare misure “efficaci e proporzionate” per impedire la pubblicazione non autorizzata di contenuti protetti dal diritto d’autore . Da notare che il provvedimento prevede che le disposizioni su licenze ed eccezioni dovranno essere recepite dagli Stati membri nei rispettivi ordinamenti giuridici nazionali.

Tra gli altri articoli c’è il 3 che propone un’eccezione al diritto d’autore per l’estrazione di dati e testi per la ricerca scientifica, e il 12 che obbliga a un equo compenso per i produttori di contenuti condivisi online. C’è poi l’articolo 17 che riguarda l’uso di contenuti protetti da diritto d’autore da parte di siti web la cui natura permetta la condivisione di contenuti propri o di terze parti.

LA SITUAZIONE NEL RESTO D’EUROPA

Comunque l’Italia non è l’unico Paese a non aver ancora approvato la direttiva copyright. È infatti in buona compagnia di Finlandia, Lussemburgo, Olanda, Polonia e Svezia. Intanto in Francia, il primo Paese in cui la normativa è entrata in vigore, a ottobre 2019, è scontro aperto fra Google e gli editori sulla retribuzione agli autori degli articoli che vengono condivisi online. Nelle ultime settimane però è stato avviato un negoziato.

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