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Coronavirus. Montecitorio discute di come votare in condizioni di sicurezza

Lobbying

Martedì 24 marzo la Capigruppo deciderà la modalità di voto in Aula per rispettare anche a Montecitorio le misure di sicurezza imposte dal coronavirus

Per alzata di mano o come in caso di fiducia per ‘chiamata’? E come garantire la distanza di sicurezza tra i 630 deputati presenti se si procederà a diverse votazioni sugli emendamenti? Il ‘nodo’ sulle modalità di voto nell’Aula della Camera sarà sciolto dalla prossima riunione della Conferenza dei capigruppo, che si riunirà martedì alle 18 che si svolgerà ‘fisicamente’ nella Biblioteca del presidente Roberto Fico (a differenza delle ultime riunioni che invece si sono svolte in videoconferenza). Nella riunione odierna della Conferenza dei capigruppo, infatti, la questione delle modalità di voto in Aula non è stata affrontata.

L’ESAME DEL “DECRETONE” E NON SOLO

Stabilita la procedura ordinaria per l’esame da parte della Camera del ‘decretone’ sull’emergenza coronavirus, ovvero il maxi-provvedimento che accorpa i primi due decreti varati dal governo al decreto Cura Italia, ora bisognerà stabilire le modalità di voto in Aula.

La questione si pone anche in vista dell’esame del decreto sul cuneo fiscale, primo provvedimento che Montecitorio dovra’ esaminare, in attesa che il Senato completi l’iter sulle misure emergenziali.

NESSUNA PROCEDURA STRAORDINARIA

La procedura ordinaria per l’esame del provvedimenti — il che significa che prima l’iter si svolge nelle commissioni competenti in sede referente e poi il provvedimento approda in Aula, dove si procederà con l’iter normale e non con il solo voto finale — è stato un tema posto — viene riferito — dallo stesso Fico, e nessun gruppo ha avanzato obiezioni o proposte alternative. Dunque, la Camera, come stabilito già ieri dal Senato, non adotterà nessuna procedura straordinaria, ma tutto si svolgerà come da regolamento e prassi.

630 DEPUTATI IN AULA?

Assodato questo, si pone poi la questione della presenza contemporaneamente in Aula di 630 deputati. L’ultima e unica seduta dell’Assemblea di Montecitorio, quella sullo scostamento di bilancio, si è svolta in modalità ridotta, con la scelta condivisa da tutti i gruppi di una convocazione ‘dimezzata’ da 630 a 350 deputati. Numero dettato anche dalla necessità di garantire la maggioranza assoluta dei voti per dare il via libera all’aumento del deficit. Ma adesso, dopo il varo del decreto Cura Italia, nessun gruppo, soprattutto le forze di opposizione, hanno posto la questione del ‘dimezzamento’. Quindi, viene spiegato, con ogni probabilità l’Aula si riunirà al completo, nel suo plenum formale (ovviamente fatte salve le assenze per ‘missione’ o per malattia).

VOTO PER ALZATA DI MANO O PER CHIAMATA

La prossima capigruppo, quindi, dovrà stabilire come far votare i 630 deputati rispettando le distanze di sicurezza. Tra le ipotesi c’è quella del voto per alzata di mano, che non presuppone la presenza contemporanea di tutti i deputati nell’emiciclo non essendo necessario procedere al conteggio dei presenti. O anche c’è l’ipotesi del voto per ‘chiamata’, come avviene durante le votazioni sulla fiducia. Certo, c’è il nodo delle diverse votazioni che si susseguono una dietro l’altra nel caso di esame degli emendamenti. E lo ‘scoglio’ potrebbe essere superato con un accordo di massima tra i gruppi sulla presentazione di un pacchetto ‘contenuto’ di proposte di modifica. Ma bisognerà vedere, alla luce della battaglia già preannunciata dal centrodestra, se si raggiungerà un’intesa su questo. Quanto alle riunioni delle commissioni, per garantire la distanza di sicurezza si svolgeranno in aule più grandi, come quella del Mappamondo o la nuova auletta dei gruppi o anche nella stessa Aula della Camera.

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