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Corsi e ricorsi storici per la Lega

I Graffi di Damato sulla campagna elettorale della Lega tra corsi e ricorsi storici

Senza scomodare Seneca e Dante, maestri del contrappasso, il ricordo che mi stimolano “gli attacchi senza precedenti” e l’assedio mediatico e giudiziario avvertiti e denunciati dal vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini è quello dei tempi in cui a parteciparvi era il suo partito contro gli avversari per accelerarne la fine o contrastarne le ambizioni. Penso, per esempio, ai tempi di Bettino Craxi, e al cappio sventolato da un deputato leghista nell’aula di Montecitorio contro gli indagati di Tangentopoli. O ai tempi più recenti di Matteo Renzi e di altri attori minori della politica e del governo, di cui Salvini in persona, non i suoi predecessori, ha chiesto le dimissioni all’arrivo di un semplice avviso di garanzia, o al preannuncio da parte del giornale di turno privilegiato o, peggio, depistato dalla solita gola destinata a non essere mai scoperta, o comunque a rimanere impunita.

LE VIGNETTE NON RISPARMIANO NESSUNO

Ognuno raccoglie anche in politica ciò che ha seminato. E chi di vignette gode, quando a trovarsi in berlina è l’avversario, di vignette soffre quando tocca a lui, o alla sua parte politica. Ogni allusione è voluta al gioco di parole e di accenti con cui Emilio Giannelli ha rappresentato sulla prima pagina del Corriere della Sera la disavventura giudiziaria degli amministratori leghisti di Legnano, a cominciare dal sindaco. E ha  giocato sulla somiglianza disegnata fra la statua della Giustizia e il volto ormai abituale, per i vignettisti, del vice presidente grillino del Consiglio Luigi Di Maio per rafforzare il ruolo di difensore e garante dell’onestà assuntosi dal capo del   movimento delle 5 stelle anche contro il suo alleato di governo e omologo a Palazzo Chigi, quando i due vi si recano dai loro dicasteri.

Repubblica, nella sua nuova e più vivace veste grafica, non hanno avuto bisogno neppure del vignettista per dare ai leghisti nel titolo, sempre di prima pagina, dei “legnati a Legnano” in questo finale di campagna elettorale per il voto europeo e amministrativo del 26 maggio. Cui Salvini si avvicina con  viaggi sempre più difficili e contestati in volo, in treno, in auto e a piedi.

LE ELEZIONI EUROPEE

Non so francamente se e cosa potrà sopravvivere il 27 maggio della maggioranza gialloverde improvvisata dopo le elezioni politiche dell’anno scorso, cui leghisti e grillini avevano partecipato dicendosene e dandosene di tutti i colori, come hanno ripreso o continuato a fare in questa campagna in corso, anche a costo di allarmare i mercati finanziari. Se qualcuno ha raccolto segni di preoccupazione, anzi di allarme al Quirinale si può anche dargli credito.

Va detto tuttavia che ad aumentare confusione e tensione, che insieme danneggiano il Paese, e non solo la politica, dà il suo contributo l’informazione con la solita enfatizzazione delle inchieste giudiziarie, anche nei giornali ritenuti generalmente più sobri, ma ugualmente tentati dallo scoop, vero o presunto che esso poi si riveli lungo la strada. Esasperata è anche la rappresentazione, diciamo la verità, di Salvini come del Duce redivivo, che gli copia le leggi razziali con le norme sulla sicurezza già fatte approvare dal Parlamento e con quelle che vorrebbe aggiungere.

DOPO LA VICENDA DELL’ELEMOSINIERE DEL PAPA

Non parlo poi di chi ha acceso i fuochi della campagna elettorale travestendosi da portavoce del Papa e della Chiesa e ricorrendo in prima pagina anche al virgolettato per annunciare -esattamente sul Fatto Quotidiano– che Salvini “va punito dai cattolici nelle urne”. Non a caso, sempre nella rappresentazione del giornale di Marco Travaglio, il leader leghista sarebbe stato tenuto lontano dalle sacre stanze dove avrebbe cercato di essere ricevuto, almeno prima -presumo- di prendersela con l’elemosiniere del Pontefice che ha riattaccato la luce agli occupanti abusivi di un palazzo romano nei pressi della Basilica di San Giovanni.

 

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