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Cosa cambia dal primo gennaio nelle etichette della pasta?

Pasta Etichette

Addio alla definizione “pasta 100% italiana”: dal 2022 non ci sarà più l’obbligo di dettagliarne la provenienza sulle etichette delle confezioni. Per Coldiretti un danno per il consumatore, che sarà meno informato, ma pure per un comparto da 120 imprese con oltre 10mila addetti e quasi 200mila aziende agricole. Nel 2021 le esportazioni di pasta tricolore raggiungeranno il valore di 2,9 miliardi, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat, con un aumento del 7% rispetto al periodo pre Covid.

Il prossimo 31 dicembre 2021 scadrà un decreto sull’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato. La norma, risalente al 14 febbraio del 2018, prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura: se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi Ue, paesi Non Ue, paesi Ue e Non Ue. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”.

Coldiretti parla già di “grave danno per i consumatori”, ma anche per i produttori, visto che il decreto sull’origine della pasta nelle etichette avrebbe portato “gli acquisti  a crescere ad un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca, spingendo le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale. Per acquistare la vera pasta Made in Italy 100% – suggerisce allora la Coldiretti – basta scegliere le confezioni che riportano le indicazioni “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia”.

Il comparto, del resto, ha numeri di assoluto rilievo: “in Italia si producono 3,9 milioni di tonnellate di pasta – sottolinea Coldiretti – con una filiera che conta 120 imprese, oltre 10mila addetti e quasi 200mila aziende agricole italiane impegnate a fornire grano duro di altissima qualità”. All`estero finisce ben oltre la metà (il 62%) della produzione nazionale di pasta. In testa alla classifica dei principali clienti si piazza la Germania, davanti a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Giappone, cinque paesi che assorbono da soli oltre metà dell`export, mentre i mercati in più rapida crescita sono Cina, Canada, Spagna e Arabia Saudita. Nel 2021 le esportazioni di pasta tricolore raggiungeranno il valore di 2,9 miliardi, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat, con un aumento del 7% rispetto al periodo pre Covid.

 

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