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Cosa dice Assolombarda sulla ripresa della regione post Covid

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Assolombarda mantiene l’ottimismo. Il crollo del PIL lombardo sarà peggiore rispetto alla media nazionale, ma il rimbalzo maggiore. Tuttavia spaventano le varianti Covid che potrebbero fermare la ripresa

Gli occhi di tutta Italia sono puntati sulla Lombardia, regione un tempo locomotiva del Paese, oggi ferma – o quasi – per colpa del Covid-19. Ci si chiede infatti quando sarà nuovamente in grado di rialzarsi e mettersi a correre, ma le previsioni vengono rese ancora più incerte e traballanti dalle notizie di queste ore di nuove possibili zone rosse attorno a Milano per contenere l’impennata di contagi dovuta alle varianti. Secondo quanto si legge su Genio & Impresa, il web magazine di Assolombarda, la ripartenza nel 2021 è cauta, condizionata dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria, dalla tempistica del piano vaccinale dalle misure di stimolo all’economia.

TUTTI I NUMERI (ROSSI) DELLA LOMBARDIA

È in questo clima d’incertezza che vanno inquadrate le stime formulate a dicembre 2020 per quanto riguarda il calo del PIL che, secondo Prometeia, è atteso al -9,7% per la Lombardia e al -9,1% per l’Italia, mentre la ripresa parziale nel 2021 al +5,2% per la Lombardia e al +4,8% per l’Italia.

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Non solo: a causa delle chiusure prolungate, continuano ad accusare il colpo i servizi legati al turismo, alla ristorazione e il commercio al dettaglio, come testimoniano i dati relativi alla demografia d’impresa. Nel 2020, infatti, le iscrizioni al Registro delle imprese in Lombardia sono calate del 18% rispetto al 2019. Più nel dettaglio, il deterioramento ha colpito in maggior misura il terziario, che ha registrato un -35% nei servizi di alloggio e ristorazione, ma anche l’industria (-28%), il commercio (-16%) e le costruzioni (-14%). Non stupisce quindi il calo del clima di fiducia nel Nord-Ovest a gennaio sia lato imprese sia lato consumatori, le cui prospettive a breve termine rimangono piuttosto caute a causa del clima economico presente e futuro.

ASSOLOMBARDA PREME SULL’OTTIMISMO

Ma ci sono anche buone notizie: per far fronte alla crisi e supportare le imprese lombarde in questo momento difficile, si è assistito a un’accelerazione delle erogazioni alle stesse. Nei dati aggiornati a settembre 2020, l’incremento complessivo dei prestiti è pari al +6,3% su base annua, in particolare per quanto riguarda i servizi (+8,8%) e la manifattura (+7,2%). Dipendenti dall’andamento della pandemia anche i livelli di mobilità e le ore di cassa integrazione.

Negli spostamenti, a inizio 2021 si rileva una mobilità complessiva più vicina alla normalità pre Covid, ma di fatto ancora molto ridotta soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti verso i luoghi di lavoro, anche per effetto dell’ampia diffusione dello smart working.

Nella media lombarda, a fine gennaio 2021 si è registrato un -28% di mobilità rispetto a prima della pandemia, così come Monza Brianza (-28%) e Lodi (-27%), ma anche Pavia (-23%). A Milano invece il divario e più ampio (-35%): nel Comune rimane molto basso l’utilizzo della metropolitana (-70% in media a gennaio) a fronte di una ripartenza più marcata degli ingressi di autoveicoli in Area B e C, che pur sono inferiori rispetto a un anno fa (rispettivamente -10% e -27% circa nella seconda metà di gennaio 2021).

Lato cassa integrazione, fra novembre e dicembre 2020 in Lombardia si è registrato un calo rispetto ai livelli elevati di ottobre. Tuttavia, nel 2020 il ricorso all’ammortizzatore sociale della regione è ammontato a 716 milioni di ore, ovvero più del doppio rispetto al picco annuo del 2010. In particolare, le ore di CIG autorizzate sono state 247 milioni a Milano, 65 milioni a Monza, 12 milioni a Lodi e 20 milioni a Pavia.

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