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Quer pasticciaccio brutto della Lombardia zona rossa. Quanto ci è costato?

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Tante task force, nessuna che rifaccia per due volte lo stesso calcolo. Regione e governo si rimpallano la colpa, ma intanto la locomotiva del Paese è stata ferma per una settimana senza un reale motivo. Cos’ha causato l’errore della Lombardia zona rossa?

Seicento milioni di euro. Duecento solo nella città di Milano. A spanne, sono questi i soldi bruciati dalle imprese e dalle attività economiche in una settimana di zona rossa in più in tutta la Lombardia, con la gente tenuta forzosamente in casa e le serrande dei negozi obbligatoriamente abbassate. A soffrire particolarmente non tanto le fabbriche, che benché in modo blando hanno comunque continuato a lavorare, quanto negozi e ristoranti. Un danno economico che più passano le ore più assume i contorni della beffa, non solo per il continuo rimpallarsi di responsabilità tra Regione e governo, quanto perché gli esercenti hanno visto la propria situazione economica peggiorare inutilmente, a fronte di ristori, bonus e aiuti che appaiono insufficienti a tirare avanti.

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Un passaggio dell’Ordinanza di Speranza che conferma le ricostruzioni dei media sull’errore

Nella tarda mattina di ieri, sabato 23 gennaio, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si annullano gli effetti dell’atto del 16 gennaio che aveva inserito in zona rossa la Regione Lombardia, permettendole così di rientrare, a partire da oggi, in zona arancione. L’ordinanza ha validità per 15 giorni. La decisione, si legge nell’atto, è stata presa “in ragione degli elementi sopravvenuti conseguenti alla rettifica dei dati operata dalla Regione Lombardia ora per allora, come certificati dalla Cabina di regia”.

LOMBARDIA ZONA ROSSA: COM’È POTUTO SUCCEDERE?

Non riporteremo qui le farneticanti accuse che si sono lanciate come in una partita di tennis il presidente di Regione Attilio Fontana e la sua giunta da una parte del campo e i ministri Roberto Speranza e Vincenzo Boccia in rappresentanza del governo centrale dall’altro. Resta l’amarezza di constatare che nessuna delle mille task force aperte tanto sul fronte lombardo quanto su quello capitolino si è accorta dell’errore e abbia il compito di rifare per due volte di seguito il medesimo calcolo. Questo nonostante ogni restrizione bruci centinaia di milioni di euro.

 

L’errore, secondo quanto si sta ricostruendo dai verbali e dai contatti tra la Lombardia e la cabina di regia nazionale, sarebbe tutto lombardo. Lo proverebbe in particolar modo questo stralcio pubblicato dal Corriere della Sera: «La Cabina di Regia riceve dal Ministero della Salute la richiesta della Regione Lombardia di rivalutare la classificazione del rischio relativo alla settimana 4-10 gennaio 2021, in seguito ad un nuovo invio di dati il giorno 20 gennaio 2021 con revisione anche retrospettiva da metà dicembre 2020 dei campi dati relativi alla «data inizio sintomi» e allo «stato clinico» che determinano una riduzione del numero di casi notificati dalla Regione stessa come sintomatici.

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Risalendo a ritroso quanto avvenuto inizia anche a spiegarsi l’errore stesso che ha portato la Lombardia a restare zona rossa. Paradossalmente, sono stati contati più infetti di quelli reali: tra i casi di Covid-19 divampati sul territorio sarebbero finiti centinaia di guariti. Secondo la circolare del ministero del 12 ottobre 2020, gli ex infetti possono interrompere l’isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei sintomi senza più il doppio tampone negativo. Ma qualcosa sfugge nel foglio di calcolo elettronico: non viene compilato l’apposito campo dei guariti e quindi confluiscono tutti nei malati.

 

La Lombardia zona rossa, a causa di una sbadataggine in un Excel vista tardivamente, ha bruciato 600 milioni di euro inutilmente. Ma la Regione non ci sta a prendersi tutta la responsabilità: «Nessuna richiesta di rettifica, ma un necessario aggiornamento di un ‘campo del tracciato’, tracciato che quotidianamente viene inviato all’Istituto Superiore di Sanità», fanno sapere dal Pirellone. «Azione, condivisa con l’Istituto Superiore di Sanità – prosegue la nota – resasi necessaria a fronte di un’anomalia dell’algoritmo utilizzato dall’Iss per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, segnalata dagli uffici dell’assessorato al Welfare della Regione e condivisa con Roma».

 


Ma il danno è consumato. E i danneggiati promettono battaglia: «Dopo la conferma sui gravi errori» che “hanno bloccato la Regione Lombardia, locomotiva d’Italia, nella zona rossa, le associazioni di commercianti ed imprenditori hanno deciso di proporre una class action contro i responsabili per i danni subiti”. Lo scrive in una nota l’avvocato Francesco Borasi che, con il collega Angelo Leone, ha già raccolto le adesioni per la maxi causa di tre associazioni e una 20ina di commercianti. «Ci siamo attivati per chiedere i documenti alla Regione – spiega all’ANSA Borasi – ai fini della richiesta di risarcimento» dovuto al presunto errore di calcolo dell’indice Rt.

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