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Covid, sostegni solo per le imprese. E le famiglie sono preda dell’usura

Usura

I ristori insufficienti hanno buttato tra le braccia degli usurai molte imprese, ma le vittime di usura sono anche le famiglie, i lavoratori dipendenti, i giovani, i disoccupati e le casalinghe. La battaglia della Consulta Nazionale Antiusura nell’intervista di Policy Maker

“Noi ci occupiamo in modo particolare delle famiglie perché i fondi dello Stato per le vittime di usura sono accessibili soltanto alle imprese”. La testimonianza della Consulta Nazionale Antiusura raccolta da Policy Maker fa luce sulle difficoltà nella lotta al racket e all’usura, specialmente dopo l’arrivo del Covid.

LA BATTAGLIA DELLA CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA

La Consulta Nazionale Antiusura da tanti anni ha ingaggiato una battaglia di costituzionalità affinché le vittime di usura non siano soltanto operatori economici ma anche le famiglie, i lavoratori dipendenti, i giovani, i disoccupati e le casalinghe. “La Consulta, tramite le sue 32 Fondazioni distribuite su tutto il territorio nazionale, per aiutare queste categorie non garantite dallo Stato fa ricorso ai propri soldi, che provengono dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), dalle diocesi, e dalle donazioni volontarie”.

“Il Cardinal Bassetti nella prolusione del Consiglio permanente della Cei ha ulteriormente richiamato l’attenzione su alcune fratture che stanno attraversando la società italiana, quella dell’impoverimento delle famiglie e del tessuto economico e quella del rischio di usura che si sta insinuando in queste situazioni”. È quanto dichiara il presidente della Consulta, Luciano Gualzetti.

IL WELFARE CRIMINALE

“La pandemia ha bloccato molte attività economiche, provocando licenziamenti, abbassamenti di reddito ma soprattutto ha messo in grande difficoltà le imprese che sono a caccia di liquidità, che non riescono ad avere disposizione e il rischio è che la criminalità organizzata si proponga come la soluzione, sia proponendo un ‘welfare criminale’ – dice Gualzetti – facendo la spesa letteralmente, mettendo a disposizione dei soldi alle famiglie più fragili e, dall’altra parte, cercando di impossessarsi delle imprese che non ce la fanno più proponendo un acquisto, un aiuto e quindi soldi facili”.

“Davanti a tutto questo c’è il rischio che il tutto degeneri, che tutto possa entrare sotto il controllo di un’economia malata, appunto della criminalità organizzata”, avverte il Presidente.

L’AZIONE DELLA CONSULTA

Gualzetti ha spiegato come “le 32 Fondazioni della Consulta rilevano tutto questo, stanno vicino alle famiglie ma anche alle piccole imprese che sono entrate in difficoltà”. Secondo il Presidente “bisogna fare tutti insieme la propria parte. Le istituzioni fornendo liquidità a queste situazioni per evitare che si rivolgano alla criminalità organizzata, dall’altra parte bisogna creare una forte alleanza perché tutte queste persone, sia famiglie che imprese, non vengano lasciate sole ma abbiano il coraggio di denunciare queste situazioni e reagire insieme a tutta la collettività”.

usura agisa

I DATI

Il numero di famiglie e imprese strette nella morsa dell’usura a causa del sovraindebitamento è particolarmente esposto dopo l’arrivo del Covid e i blocchi generalizzati delle attività. Secondo i dati del rapporto del ministero dell’Interno, riferiti al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020, “assistiamo da un lato alla diminuzione delle istanze al Fondo di Solidarietà, sia per mutuo da parte di soggetti usurati che per elargizione da parte di vittime di estorsione, e, dall’altro, nonostante le difficoltà operative riconducibili all’emergenza pandemica, ad un significativo incremento dell’ammontare delle somme concesse dal Comitato di Solidarietà”.

Tuttavia, il dato dello scarso numero di istanze è ricollegabile a fattori noti, che vanno dalla ritrosia a denunciare – ricorrente sia nelle vittime di usura sia in quelle di estorsioni ricollegabili alla criminalità organizzata di tipo mafioso – alla scarsa conoscenza o fiducia nella possibilità di ricevere dal Fondo di Solidarietà un ristoro adeguato e, soprattutto tempestivo.

IL CONFRONTO TRA REGIONI

Nel 2020 sono pervenute al Comitato di Solidarietà 539 istanze, di cui 284 per estorsione e 255 per usura. Dal confronto con gli anni precedenti risulta confermata la generale diminuzione delle richieste di entrambe le tipologie di vittime, sebbene alcune regioni registrino invece un aumento delle denunce: è il caso di Campania, Puglia, Abruzzo ed Emilia-Romagna, dove dal 2018 al 2020 sono aumentati i casi di estorsione.

Leggi anche: Covid, imprese nel mirino delle mafie e dell’usura. Intervista ad Agisa

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