La ministra Santanché rinviata a giudizio. Dai big di Fratelli d’Italia nelle scorse settimane l’invito a trarre le conseguenze
La notizia è che la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè e altre due persone, tra cui il compagno della ministra Dimitri Kunz, e per le società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Oggetto dell’inchiesta è la presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps nella gestione della cassa integrazione durante il periodo della pandemia Covid.
Adesso però il punto diventa non solo giudiziario ma squisitamente politico, perché era stata la stessa ministra Santanché (tra tanti tira e molla) a far intendere che in caso di rinvio a giudizio avrebbe avviato una riflessione. Non solo. Anche i big di Fratelli d’Italia da Lollobrigida a Donzelli fino a Foti hanno rilanciato in queste settimane a più riprese le intenzioni della ministra.
Ricostruiamo i fatti e riepiloghiamo la cronistoria delle dichiarazioni.
COSA SOSTIENE L’ACCUSA CONTRO SANTANCHE’ E IL MARITO KUNZ
Secondo l’accusa, come ricostruisce il Corriere della Sera, non solo in quel periodo, dal «31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022», ad amministrare le due società erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto «indebitamente», per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia Covid.
L’aggiunto Laura Pedio e i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, durante le indagini, hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i quali avrebbero confermato che la ministra sapeva: sarebbe stata a conoscenza del fatto che i dipendenti stavano continuando a lavorare, mentre l’istituto pensionistico versava oltre 126 mila euro, per un totale di oltre 20mila ore, «direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società». In particolare, come si legge negli atti delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, oltre 36 mila euro «a vantaggio della Visibilia Editore», per sette dipendenti, e quasi 90mila euro a favore della Concessionaria su sei lavoratori.
SANTANCHE (22 MARZO)’: “DOPO LA DECISIONE DEL GUP FARO’ UNA VALUTAZIONE”
Sul piano politico perché il rinvio a giudizio rischia di mettere la pietra tombale sulla permanenza della ministra nel governo Meloni? Era stata la stessa Santanchè, nelle ore successive alla decisione dei pm, a diffondere una nota in cui sembrava per la prima volta rinunciataria. Era il 22 marzo: “Per la nostra Costituzione fino all’esito definitivo dei tre gradi di giudizio nessuno puo’ essere considerato colpevole. Tuttavia, in sede politica, dopo la decisione del gup, per rispetto del Governo e del mio partito, faro’ una seria e cosciente valutazione di questa vicenda che e’ comunque antecedente alla mia nomina a ministro. Sono peraltro convinta che anche questa volta il giudizio dei giudici andra’ contro il desiderio dei miei avversari politici”.
LOLLOBRIGIDA (23 MARZO): “SANTANCHE’ HA DETTO CHE CON RINVIO A GIUDIZIO TRARRA’ LE CONSEGUENZE”
Il ministro Francesco Lollobrigida, cognato della premier, il giorno dopo, il 23 marzo a margine del congresso di FdI a Roma, aveva liquidato la questione in questo modo: “La vicenda della collega Santanché’ non la conosco nei dettagli, ci saranno valutazioni che saranno fatte anche vedendo i contenuti delle carte, aspettiamo. Peraltro mi sembra che abbia già chiarito che eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe: quindi si tratta di aspettare quel tipo di passaggio”.
DONZELLI (4 APRILE): “SE SANTANCHE’ RINVIATA A GIUDIZIO FARA RIFLESSIONE”
Il 4 aprile, un mese fa, il responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, interpellato dall’Ansa in seguito alla bocciatura della mozione di sfiducia per Daniela Santanchè a Montecitorio, aveva precisato che “la stessa Daniela Santanchè ha detto che in caso di rinvio a giudizio farà una riflessione, noi abbiamo fiducia in Daniela, siamo convinti che non arriverà il rinvio a giudizio. Nelle sue vicende, quando la giustizia le ha affrontate, ha dato ragione a lei, non ai giornalisti di sinistra o al Pd”.
FOTI (17 APRILE): “SANTANCHE’ DICE CHE FARA’ RIFLESSIONE CON RINVIO A GIUDIZIO”
Anche il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, il 17 aprile su SkyTg24 sentenziava: “Lo ha già detto il ministro Santanchè che avrebbe fatto una riflessione nel caso di un rinvio a giudizio, nonostante questo non sia assolutamente una condanna. Io personalmente vedo uno strabismo nel giudizio. La Santanchè che ad oggi è indagata, non imputata, allora si afferma che si devono ricoprire le cariche politiche con onore. Poi invece dall’altra parte c’è la condannata Appendino per cui tali affermazioni non vengono fatte. Questa è la fine della politica, si continua a lottare sui fatti che avvengono giorno per giorno. Io penso che la politica abbia il dovere invece di volare alto, senza immiserirsi su certe questioni”.
PER I MEDIA DI FRONTE A UN RINVIO A GIUDIZIO “INEVITABILE PASSO INDIETRO DI SANTANCHE’
Ecco infine cosa scriveva l’Ansa il 13 aprile, ricostruzioni non smentite: “Solo di fronte a un rinvio a giudizio diventerà inevitabile un passo indietro per Daniela Santanché. Non cambia, a quanto si apprende, la linea di Giorgia Meloni alla luce della chiusura di un’altra indagine della Procura di Milano in cui risulta fra gli indagati la ministra del Turismo, alla quale i magistrati contestano il falso in bilancio in relazione al dissesto di Visibilia Editore spa.
(…) In ambienti di governo si continua a ribadire che la ministra dovrà fare delle riflessioni se le richieste dei pm dovessero essere accolte dal giudice per l’udienza preliminare, e Santanché passasse dalla condizione di indagata a quella di imputata. A quel punto, ed è il piano su cui si riflette da tempo, sin da quando sono emerse le indagini a carico dell’esponente di FdI, Meloni potrebbe decidere di prendere ad interim le deleghe al Turismo”, concludeva l’Ansa.