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Ddl Concorrenza, oltre a bagnanti e tassisti mugugnano anche i produttori dei farmaci generici

Patent Linkage

Una riformulazione del testo presentato dal governo mantiene in vita il Patent Linkage la cui cancellazione avrebbe permesso di classificare come rimborsabili i medicinali equivalenti 

«Prendiamo atto con profondo sconcerto della scelta della maggioranza, in commissione Industria al Senato, di tradire ancora una volta l’interesse dei pazienti italiani e dell’intero Servizio sanitario nazionale mantenendo inalterato nel nostro ordinamento il meccanismo del Patent Linkage che invece l’art. 15 del Ddl Concorrenza mirava ad abrogare». A fine giornata le dichiarazioni più dure sul testo che sta surriscaldando la maggioranza non arrivano dai bagnanti o dai tassisti, ma da Enrique Häusermann, presidente di Egualia – associazione delle aziende produttrici di generici equivalenti, biosimilari e value added medicines – commentando l’approvazione di una riformulazione dell’articolo 15 del Ddl Concorrenza che di fatto annulla la cancellazione dello strumento anti concorrenza prevista nel testo presentato dal Governo. Per l’associazione un vero e proprio dietrofront “in aperta violazione dei principi espressi dalla normativa comunitaria” che “continua a mantenere in vita i “paletti” che in un decennio “hanno causato oltre 220 milioni di mancati risparmi per il servizio sanitario pubblico, oltre che incertezze e costi aggiuntivi per le imprese del settore”.

COS’È IL PATENT LINKAGE

Al centro di tutto il fatto che sfumi l’abrogazione del vigente comma 1 bis dell’articolo 11 del Decreto legge 158/12 (Decreto Balduzzi convertito, con modificazioni, nella Legge 189/2012) che prevede che: “In sede di periodico aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale, i medicinali equivalenti ai sensi di legge non possono essere classificati come farmaci a carico del Ssn con decorrenza anteriore alla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare”.

Resta insomma così com’è il cosiddetto Patent Linkage che il governo si era impegnato a cancellare nel testo presentato in origine, “la riformulazione prevista rischia di perpetuare la situazione già in essere da dieci anni”, è il commento dell’Associazione delle aziende produttrici di generici equivalenti, che per diversi osservatori (e pareva essere la linea condivisa dallo stesso esecutivo) sarebbe sbilanciata a favore di interessi protezionistici di alcuni comparti industriali. Laddove la proposta abrogativa del Ddl Concorrenza fosse stata approvata, i medicinali equivalenti sarebbero stati classificati come rimborsabili dall’Agenzia italiana del Farmaco contestualmente alla conclusione della procedura di ammissione al rimborso e negoziazione del prezzo.

RIMBORSI SOLO CON BREVETTO

«Nonostante le ripetute sollecitazioni dell’Antitrust, l’ultima risalente al marzo 2021, e nonostante l’orientamento ormai consolidato della giurisprudenza amministrativa – prosegue Häusermann – a causa di una scelta anacronistica del legislatore, AIFA, nel valutare i farmaci equivalenti per stabilirne la classe di rimborsabilità non dovrà tener conto solo di ciò che è di sua competenza – qualità sicurezza ed efficacia – ma dovrà continuare, unica in Europa, a considerare anche la copertura brevettuale».

«In questo momento di grave difficoltà economica che i cittadini italiani ed europei e le autorità sanitarie si trovano ad affrontare dovrebbe essere di cruciale importanza agevolare l’accesso ai trattamenti meno costosi senza inutili ostacoli. A maggior ragione la scelta compiuta dalla politica su questo argomento risulta ingiustificata – conclude Häusermann – Garantiamo fin d’ora che daremo visibilità e informazioni dettagliate ai cittadini su qualsiasi danno economico che sarà subito dal SSN a causa della mancata abrogazione del Patent Linkage, nonché di ogni altro effetto negativo per la concorrenza che possa derivare da questa scelta infelice»

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