Il direttore generale della DgSia, Vincenzo De Lisi, si è dimesso dall'incarico in via Arenula per…
Dopo De Fusco a Roma, ecco chi potrebbe piazzare la destra alla Scala
Stando ai rumors, dopo il ‘blitz’ al Teatro di Roma con De Fusco, il centrodestra si appresterebbe al “colpo grosso”: nominare il successore di Meyer alla Scala. In pole Fortunato Ortombina
Nelle ore in cui tiene banco la polemica politica sulla nomina di Luca De Fusco alla direzione generale del Teatro di Roma, considerata dall’opposizione un “blitz” della maggioranza di governo perché ha tagliato fuori il Comune di Roma, già c’è qui guarda oltre. La destra ora punta alla Scala di Milano.
Ma andiamo con ordine.
LE ACCUSE DELLA SINISTRA ALLA NOMINA DI DE FUSCO
La nomina del direttore generale Luca De Fusco è avvenuta in assenza dei membri del cda indicati dal Comune e con la presenza, quindi, di quelli in quota Regione Lazio e Ministero della Cultura (entrambi targati centrdoestra). Il sindaco Gualtieri ha già annunciato di voler dare battaglia: con un ricorso «in tutte le sedi possibili» e la mozione da presentare in Aula.
“In Campidoglio – scrive il Corriere della Sera – sono convinti che De Fusco, per evitare «di ritrovarsi contro l’intera città», dovrebbe dimettersi. Nel frattempo, il presidente, Francesco Siciliano, che venerdì sera ha sconvocato il cda salvo poi scoprire che gli altri consiglieri stavano procedendo con i lavori, contesta il contratto di De Fusco: a sottoscrivere l’accordo (150mila euro l’anno per cinque anni, una somma ritenuta «esorbitante») sarebbe stato infatti un componente del consiglio del cda, sebbene lo Statuto preveda che sia «prerogativa del presidente, legale rappresentante della Fondazione»”.
Ad alimentare la polemica era stata anche una lettera pubblica sottoscritta da nomi altisonanti dello spettacolo contro la nomina di De Fusco: da Matteo Garrone a Elio Germano, da Lino Guanciale a Fanny&Alexander, da Roberto Latini a Vinicio Marchioni.
I DIFENSORI DI DE FUSCO CONTRO GLI ‘INDIGNADOS’
Dal ministro Sangiuliano al governatore Rocca, da Mollicone a Barbareschi, sono tante le voci che si sono levate a difesa della nomina di De Fusco come direttore generale del Teatro di Roma.
Una nomina “non solo più che legittima sul piano delle procedure – ha sottolineato sui social il presidente della Regione – ma scaturisce da un curriculum inattaccabile. Provo imbarazzo per la sinistra, che parla addirittura di “occupazione”, pratica di cui é notoriamente cintura nera. Se ha ancora un briciolo di dignità istituzionale Siciliano si dimetta, avendo dimostrato incapacità nell’esercitare il suo ruolo. Già dirigente e responsabile cultura del Pd – peraltro con modesto curriculum – fa attacchi politici mentre il suo partito chiede di lasciare fuori la politica”.
La nomina di Luca De Fusco come Direttore Generale del Teatro di Roma non solo è più che legittima sul piano delle procedure, ma scaturisce da un curriculum inattaccabile. 1/4 pic.twitter.com/On0iKYCfW4
— Francesco Rocca (@roccapresidente) January 22, 2024
Per Luca Barbareschi, che in passato ha diretto il Teatro Eliseo a Roma, “quando c’è qualcuno che non appartiene al gruppo dei soliti noti, dei tormentati, di quelli che poi hanno occupato il Valle che è rimasto chiuso ed è tuttora chiuso, di quelli che quando io ho aperto l’Eliseo sono venuti tutti a recitare e lavorare con me ma non appena ci sono stati problemi sono spariti, allora si sentono i famosi indignados”.
LE APERTURE DI MOLLICONE
Nel frattempo questa mattina, ospite ad Agorà su Rai3, il presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile cultura di FdI, Federico Mollicone, ha aperto a un accordo con il Campidoglio su altri teatri: “C’è il Valle che un teatro di pari importanza, l’India, il Torlonia, si può trovare una composizione che rispetti il Comune di Roma, ferma restando la necessità che si abbassino i toni e si smetta di dire cose non esatte”.
Mollicone ha poi replicato alle varie accuse, come quella sul compenso da 150mila euro assegnato a De Fusco: “peccato che l’ultimo direttore nominato con funzione gestionale e artistica, Calbi, nell’era di Franceschini, Zingaretti e Marino, aveva uno stipendio di 150mila euro, perché si tratta di incarichi di natura dirigenziale”.
OBIETTIVO LA SCALA DI MILANO PER IL CENTRODESTRA?
Stando a quanto riportano i giornali, sembra che dopo il Maxxi (con Giuli), la Biennale di Venezia (con Buttafuoco), De Fusco (Teatro di Roma) e altri, il centrodestra sia pronto “al bersaglio grosso – scrive Repubblica -: La Scala”.
Lì il sovrintendente è Dominique Meyer, il cui mandato termina nel 2025 “e potrebbe non essere rinnovato, come piacerebbe al sindaco Beppe Sala, a causa della norma Sangiuliano che fissa a 70 anni il pensionamento dei vertici dei teatri lirici. E siccome per Statuto bisogna indicare il successore un anno prima della scadenza, i grandi giochi – secondo l’indiscrezione di Repubblica – sono già cominciati. Si racconta infatti che la destra stia spingendo per Fortunato Ortombina, direttore artistico e sovrintendente della Fenice di Venezia, dove l’anno scorso ha diretto alcune opere Alvise Casellati, figlio della ministra delle Riforme, la quale starebbe facendo fuoco e fiamme pur di vedere l’erede brandire la bacchetta nel tempio della lirica tricolore”.
CHI E’ FORTUNATO ORTOMBINA, IN POLE COME SOVRINTENDENTE ALLA SCALA
Fortunato Ortombina è stato nominato sovrintendente del Teatro La Fenice nel novembre 2017. Come già detto è anche direttore artistico, carica che ricopriva già da gennaio 2007. Ha compiuto gli studi musicali e umanistici al conservatorio Arrigo Boito e all’Università di Parma. Dal 1980 al 1997 ha lavorato al Teatro Regio di Parma in qualità di professore d’orchestra, artista del coro, aiuto maestro del coro e maestro collaboratore (suggeritore, maestro di sala e di palcoscenico). Si è laureato in Lettere a pieni voti con lode nel 1987 con una tesi sul Teatro d’opera in Italia durante l’occupazione napoleonica, e seguendo corsi di filologia verdiana con Philip Gossett.
Tra il 1988 e il 1990 ha collaborato al Festival Verdi con ricerche e pubblicazioni sulla civiltà musicale di Parma negli anni della formazione di Giuseppe Verdi. Successivamente ha preso parte al progetto di edizione delle opere di Giacomo Meyerbeer promosso dalla Ricordi di Monaco di Baviera e dall¹Università di Bayreuth. Dal 1990 al 1998 ha lavorato all’Istituto nazionale di studi verdiani con particolari responsabilità sia per lo studio e la trascrizione degli autografi del compositore, tra cui l¹abbozzo della Traviata, sia per la pubblicazione dei suoi carteggi con Giulio Ricordi, Salvadore Cammarano e Antonio Somma.
Dal 1997 al 1998 è assistente musicale della direzione artistica del Teatro Regio di Torino; dal 1998 al 2001 è segretario artistico del Teatro San Carlo di Napoli; dal 2001 al 2002 direttore della programmazione artistica del Teatro La Fenice; dal 2003 al 2007 coordinatore della direzione artistica del Teatro alla Scala di Milano; dall’anno accademico 2005-2006 al 2009-2010 ha insegnato Storia dei sistemi produttivi musicali alla Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia.