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Dpcm, il braccio di ferro tra Conte e Bellanova sulle macchine agricole

Bellanova

Da quanto apprende Agricolae infatti il codice era stato inserito nella bozza di ieri mattina ma poi stralciato – sembra su richiesta, accolta – dei sindacati

Un lungo braccio di ferro durato tutto il giorno tra il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova – la cui posizione era condivisa dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli – e il premier Giuseppe Conte, il Pd e i sindacati. Oggetto del contendere il codice ATECO 28.30, relativo alle macchine agricole.

Da quanto apprende Agricolae infatti il codice era stato inserito nella bozza di questa mattina ma poi stralciato – sembra su richiesta, accolta – dei sindacati.

IL NODO MACCHINE AGRICOLE

Quello delle macchine agricole rappresenta un tassello importante per la produzione agroalimentare italiana, soprattutto nella stagione primaverile e il conseguente aumento del lavoro nei campi. E al problema di ordine economico si somma quello di approvvigionamento dei beni di prima necessità dato che i pezzi di ricambio scarseggiano e in alcuni casi le imprese agricole non possono mandare avanti la produzione.

L’Italia infatti, è il terzo produttore mondiale di macchine agricole (la New Holland è l’unica Fiat che è rimasta in Italia) ed esportiamo proprio in quei paesi a cui stiamo chiedendo ora una mano: la Francia e la Germania.

MALAVOLTI (FEDERUNACOMA): “SCELTA IRRAZIONALE”

“Siamo il terzo produttore mondiale di macchine agricole ed esportiamo un valore di 7,5 miliardi di euro per una produzione complessiva di 11 miliardi”, spiega ad Agricolae Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma. “I paesi in cui esportiamo di più sono Francia, Germania, Stati Uniti, Russia e Spagna”, aggiunge.

“Si tratta di un danno norme innanzitutto per l’agricoltura italiana perché non si danno agli agricoltori le macchine di cui hanno bisogno in una stagione importante come la Primavera – precisa – ma anche perché a mancare sono anche i pezzi di ricambio”. Inoltre, prosegue ancora, “Si danneggia tutto il Paese dato che l’Italia è il principale produttore di componenti di tutta l’Europa”. Il settore occupa circa 16mila unità tra diretto e indotto. “Rimango basito sul fatto che il settore sia stato escluso dalla scelta del codice ATECO dato che siamo una parte fondamentale della filiera agroalimentare. Una scelta irrazionale”, conclude.

RINALDIN (UNACMA): “IMPRESE ANDRANNO IN PREFETTURA”

“Un grande problema” anche per il presidente di Unacma, Roberto Rinaldin. “Stiamo esaurendo i pezzi di ricambio e abbiamo le macchine nuove da consegnare. Sappiamo che molte aziende hanno comunque intenzione di aprire martedì con una richiesta al prefetto bypassando Palazzo Chigi”, spiega ad Agricolae. “Se posso dare il mio giudizio è corretto farlo perché siamo in piane campagna primaverile e gli agricoltori hanno bisogno di pezzi di ricambio per poter lavorare e garantire i prodotti sugli scaffali. E abbiamo anche bisogno di consegnare le macchine nuove già ordinate”, conclude.

 

IL DPCM 10 APRILE FIRMATO

 

Articolo pubblicato su agricolae.eu

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