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È “tempo” di elezioni anticipate? Cosa pensano Sorgi, Sallusti, Minzolini e Bisignani

I vari conflitti e fronti aperti che vedono al centro i Servizi, il governo e la magistratura sono oggetto continuo delle riflessioni delle principali firme sui quotidiani

“Tra l’altro, ormai, di tempo, ne è rimasto poco”. Questa è la frase, sibillina, con la quale l’editorialista Marcello Sorgi ha chiuso il commento odierno su La Stampa dal titolo eloquente: “Un conflitto mai visto nel cuore del Paese”. Il riferimento è ovviamente al duro braccio di ferro che vede protagonisti i nostri Servizi, il governo Meloni e la magistratura, accentuato dalla decisione del capo Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Valensise, di denunciare il procuratore capo di Roma, Lo Voi, per diffusione di documenti riservati.

“Un fatto mai visto in Italia”, come viene sottolineato oggi sui giornali, e che è stato oggetto di tanti editoriali e approfondimenti sui principali quotidiani. Tra cui, appunto quelli di Sorgi, di Alessandro Sallusti sul Giornale e di Augusto Minzolini sul Tempo. Pezzi da novanta del giornalismo italiano, i quali ne hanno viste davvero tante in decenni di racconto della politica nostrana. E c’è un fil rouge che lega la narrazione dei tre articoli, il fattore “tempo”.

 SORGI: “DI TEMPO NE E’ RIMASTO POCO”. PER COSA?

Ma andiamo per ordine. Come spiega Sorgi, “ci sono almeno tre fronti aperti sul terreno assai scivoloso dei servizi. Uno è quello tra Meloni e Lo Voi, a cui la premier vuol far pagare l’incriminazione per favoreggiamento e peculato relativa alla scarcerazione e al riaccompagnamento a casa con aereo di Stato del generale libico Almasri”.

Il secondo fronte riguarda ancora Almasri e i rapporti con la Corte penale internazionale che ne aveva ordinato l’arresto per crimini contro l’umanità (le torture inflitte agli immigrati trattenuti in Libia). “Quanto poi al terzo fronte – annota l’editorialista de La Stampa -, la segretaria del Pd Schlein insiste perché Meloni venga a riferire alle Camere sull’uso in Italia del raffinato sistema di intercettazioni americano Paragon contro soggetti come il direttore Cancellato di Fanpage (il sito dell’inchiesta sui giovani di Fratelli d’Italia) e l’attivista delle Ong Casarini”.

La conclusione è criptica: “Un conflitto mai verificatosi, in queste dimensioni e modalità, al cuore dello Stato. C’è solo da sperare che capiscano cosa stanno facendo e si fermino finché sono in tempo. Tra l’altro, ormai, di tempo, ne è rimasto poco”.

SALLUSTI: “FINCHE’ SI E’ IN TEMPO SI FACCIA PULIZIA”

E veniamo ad Alessandro Sallusti. “Quello che sta succedendo – scrive il direttore del Giornale in prima pagina – è che alla «tradizionale» guerra giudiziaria e mediatica contro un governo di destra si somma la rottura degli equilibri di potere dentro il complesso e articolato sistema dei servizi segreti; a fare da detonatore sono state poche settimane fa le dimissioni a sorpresa di Elisabetta Belloni da capa proprio del Dis, un addio anticipato forse dovuto al fatto che aveva sentito attorno a lei puzza di bruciato. Questo Paese ha avuto purtroppo spesso a che fare con storie di servizi deviati – che non rispondono al governo ma a chissà chi – e non si è mai trattato di belle storie. Finché si è in tempo, si chiudano le stalle e si faccia pulizia”. Anche in questo caso, viene usata l’espressione “finché si è in tempo”, un po’ più ottimista della chiusa di Sorgi.

MINZOLINI: “IL GOVERNO NON PUO’ PIU’ ASPETTARE”

Infine Minzolini, ‘il principe dei retroscenisti’ ed ex direttore del Tg1, oltreché ex parlamentare. “II governo non può più aspettare” è il titolo del suo fondo, “è ora di mettere mano alla riforma dell’intelligente”. E scrive: “Il punto, però, è che qualcosa si deve fare per non continuare in uno stillicidio che fino a quando un governo è forte può essere considerato «un fastidio», ma in momenti di debolezza può diventare pericoloso. Ecco perchè Mantovano, su input della Meloni, ci vorrebbe mettere mano. Certo non sarà la riforma che aveva in mente il sottosegretario quando si è caricato di questa responsabilità (l’unificazione dei servizi), ma qualcosa va fatto. Anche per evitare che ad ogni cambio di equilibrio politico si ripresenti il problema”.

BISIGNANI: “SI ANDRA’ ALLE ELEZIONI ANTICIPATE”

Forse la risposta ai ‘detti e non detti’, ai messaggi tra le righe, è quella fornita da Luigi Bisignani. Il quale, in maniera retorica , secondo alcune dichiarazioni riportate dall’Agi, si chiede e argomenta: “Perché una politica così accorta forza così la mano? Lei (Giorgia Meloni) capisce che ormai c’è una scollatura enorme tra il Paese reale e la magistratura e la vuole cavalcare. Ma per cavalcarla può fare solo una cosa: chiedere le elezioni anticipate”. Per Bisignani “questo è il punto vero: lei non può fare il rimpasto – perché ha detto che se lo fa le cade giù tutto – ma sa benissimo che con un governo così scollegato non può andare avanti. E allora può chiedere le elezioni anticipate e Mattarella non può non concederle”.

Leggi anche: Chi sono i giudici che giudicheranno Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano

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