Sorteggiata la Corte, tutta al femminile, del Tribunale dei Ministri chiamato a pronunciarsi sulla gestione del caso Almasri. La presidente del collegio è Maria Teresa Cialoni
Mentre sono ancora incandescenti gli strascichi delle informative dei ministri Nordio e Piantedosi in Parlamento sul caso Almasri, mentre il governo e la politica dibattono e si scontrano con e a causa della Corte penale internazionale, il percorso avviato dal procuratore di Roma Lo Voi con la trasmissione al Tribunale dei Ministri dell’esposto dell’avvocato Li Gotti fa un passo in avanti.
Come previsto dalla procedura, è stato effettuato il sorteggio e a comporre il Tribunale dei ministri è stata selezionata una Corte in rosa. Si tratta di tre magistrate esperte: Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli. A riferirlo è il Corriere della Sera.
Come avevamo già spiegato, il Tribunale dei ministri dovrà valutare la gestione del caso Almasri da parte del presidente del Consiglio Meloni, del ministro dell’Interno Matteo e del ministro della Giustizia e del sottosegretario con delega ai servizi segreti Mantovano.
CHI SONO I TRE GIUDICI DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI
La presidente del collegio è Maria Teresa Cialoni, 62 anni, romana, recentemente protagonista – come annota il Corsera – di una sentenza di proscioglimento per 82 imputati accusati di truffa e ricettazione nell’ambito di concorsi truccati per l’accesso alle forze armate. Con lei siedono Donatella Casari, 59 anni, milanese, con una lunga esperienza nella sezione lavoro del tribunale di Roma, e Valeria Cerulli, 51 anni, napoletana, già presidente della corte che ha condannato Camilla Marianera, la “talpa della Procura” che vendeva informazioni riservate ottenute abusivamente.
COSA PUO’ FARE IL TRIBUNALE DEI MINISTRI
Il Tribunale dei ministri ha adesso il compito di valutare la fondatezza delle accuse mosse agli esponenti del governo. Nel caso specifico, il procuratore Lo Voi ha iscritto Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato, mentre il solo Nordio è accusato anche di omissione d’atti d’ufficio.
L’indagine, come dicevamo, parte dalla denuncia dell’avvocato Li Gotti e si concentra sul comportamento delle istituzioni italiane nella gestione dell’arresto e del rimpatrio del generale libico Almasri. Il Tribunale dei ministri può acquisire il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale, analizzare i documenti scambiati tra le istituzioni coinvolte e valutare le responsabilità politiche e amministrative.
LE FASI DEL PROCEDIMENTO
Il Tribunale dei ministri ha un termine massimo di 90 giorni per completare le indagini preliminari. Durante questa fase può: acquisire documenti e prove; ascoltare le persone coinvolte; delegare accertamenti agli investigatori.
Al termine dell’istruttoria, il collegio ha due possibilità: archiviare il caso se ritiene che non ci siano elementi per procedere (e in questo caso, la decisione è definitiva e non impugnabile) o trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica, che dovrà chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento.
IL RUOLO DEL PARLAMENTO
Se il Tribunale decide che esistono elementi per procedere, spetta alla Camera competente valutare la richiesta di autorizzazione a procedere. L’organo parlamentare preposto può negare l’autorizzazione con una maggioranza assoluta, motivando la decisione con la necessità di tutelare un interesse dello Stato o un preminente interesse pubblico.
Se l’autorizzazione viene concessa, il processo si svolge davanti al tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d’Appello competente. Da quel momento in poi, il Tribunale dei ministri non ha più alcun ruolo nella vicenda.