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Ecco i punti della riforma della Giustizia. Salvo intese…

Prescrizione

Cos’è successo a Palazzo Chigi, quali sono le novità e quali sono i punti di scontro che hanno portato all’approvazione “salvo intese” del disegno di legge sulla riforma della giustizia targato Bonafede.

“Riforma epocale”, “acqua”: in questi due giudizi sulla riforma della giustizia si riassume l’ennesimo scontro tra i due leader di governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, come pure la lunga e convulsa serata di ieri. Il disegno di legge elaborato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e dal ministero di via Arenula, è stato approvato “salvo intese” da un Consiglio dei ministri iniziato alle 16,30 circa e terminato intorno alla mezzanotte, inframmezzato da riunioni tra i tecnici del Movimento Cinque Stelle e della Lega e da confronti serrati tra Bonafede e il ministro per la Pubblica amministrazione, e sorta di ministro ombra della Giustizia per il Carroccio, Giulia Bongiorno.

Alla fine l’approvazione “salvo intese” perché, come ha spiegato lo stesso Guardasigilli, “manca l’accordo sulla parte riguardante il processo penale”. Non ci sarebbero problemi, invece, sulla parte dedicata all’ordinamento civile. Ma vediamo quali sono le novità apportate dal ddl e soprattutto quali sono i nodi che hanno impedito una piena approvazione del provvedimento.

LE NOVITÀ

Tra le novità più importanti previste nel ddl targato Bonafede quelle riguardanti il Csm: i togati – non più 20 ma 30 – saranno eletti prima con sorteggio sui 9.500 totali e poi con un voto sui sorteggiati. Inoltre i 10 membri laici del Consiglio eletti dal Parlamento non potranno aver ricoperto incarichi al governo, nelle Camere, nelle Regioni o nel Parlamento europeo nei cinque anni precedenti. Inoltre, spazio alla meritocrazia per le nomine nel Csm con rispetto dell’ordine temporale e degli effettivi meriti dei candidati.

Arriva poi uno stop al sistema cosiddetto delle “porte girevoli”: dunque, regole più rigide per i magistrati che intendano cimentarsi in politica.

Tra gli elementi nuovi che riguardano il processo civile c’è la semplificazione delle procedure, la riduzione dei riti speciali, la mediazione e la negoziazione assistita, i paletti per il ricorso in appello, la trasmissione telematica degli atti. Previste poi nuove regole pure per le richieste di archiviazione, sullo scioglimento delle comunioni e sulle espropriazioni immobiliari.

LA DURATA DEI PROCESSI

La riforma prevede una durata massima di sei anni per i processi, sia civili sia penali. Nella proposta originaria il limite era di 9 anni poi abbassato per le proteste della Lega. Anche così l’obiettivo sembra essere difficile da raggiungere secondo il partito di Salvini che peraltro giudica inefficaci le misure previste in caso di inottemperanza da parte dei giudici, ovvero il risarcimento e l’illecito disciplinare.

LA RIFORMA DELLE INTERCETTAZIONI

Il Carroccio chiede un intervento immediato sulle intercettazioni, di cui vuole rendere più difficile la pubblicazione o la diffusione all’esterno e invece il M5S rivendica che è stata sospesa, fino al termine del 2019, la riforma Orlando che aveva tentato di trovare un punto di equilibrio tra l’uso dello strumento investigativo e la tutela della privacy. Bonafede sta già lavorando a un testo sule intercettazioni insieme ad avvocati, magistrati e giornalisti.

LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Altro tema su cui punta molto la Lega è quello della separazione delle carriere dei giudici. Un tema, peraltro, che accomuna il Carroccio a Forza Italia e a Fratelli d’Italia. Il Movimento invece sostiene che la questione non rientra nel contratto di governo e che comunque non può essere inserita nella riforma attuale perché per introdurla occorre modificare la Costituzione. La Lega appoggia la proposta di legge d’iniziativa popolare per la divisione dei percorsi di carriera attualmente all’attenzione di Montecitorio.

LA PRESCRIZIONE

Ma il “tema dei temi” è probabilmente la prescrizione. I due partiti al governo avevano infatti raggiunto un accordo per far slittare a gennaio 2020 l’entrata in vigore della norma – prevista nella legge “Spazzacorrotti” voluta dal M5S – secondo cui dopo la sentenza di primo grado non decorrono più i tempi per la prescrizione. Una novità che il Carroccio non aveva mai apprezzato. A riguardo, secondo quanto riferisce il Messaggero, pare che Di Maio individui proprio nella volontà di bloccare l’abolizione della prescrizione la prova di forza che sta esercitando Salvini sulla riforma della giustizia.

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