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Forza Italia, Lega, Pd e non solo: tutte le novità sulle candidature

Politica Elezioni Forza Italia

Chi si candida (e chi no) con Pd, Lega, Forza Italia e non solo

Se da un lato Enrico Letta recupera alla fine il costituzionalista garantista Stefano Ceccanti (inizialmente spodestato dal leader della sinistra radicale Nicola Fratoianni, ora spostato nel proporzionale), che accetta “con piacere” di correre nel collegio uninominale “contendibile” di Pisa, dall’altro lato il Pd perde altri due esponenti “riformisti”.

Si tratta dei fratelli Marcello e Gianni Pittella, di estrazione socialista, quest’ultimo parlamentare uscente, che passano con Azione di Carlo Calenda. Il Pd incappa anche in altri incidenti nei post. Quella che era stata annunciata come una campagna casa per casa, si sta trasformando in un avvio di sfida elettorale post per post, soprattutto di quei giovani che erano stati presentati come fiore all’occhiello. Dopo i post anti-Israele, spunta anche quello pro Unione Sovietica del segretario dem di Napoli, dove è candidato, Marco Sarracino. Subito oggetto della denuncia di Giorgia Meloni. E dell’azzurro Maurizio Gasparri che polemizza: “Ma Letta dove li trova?”.

È il profilo dem irrisolto sul piano dell’identità riformista ancora sotto attacco, tanto più perché trattasi di candidature giovanili. Ma l’ex campo largo di Letta è diventato un campo stretto dopo il flop della “quadra” impossibile da trovare tra la sinistra estrema da un lato e Calenda dall’altro con l’obiettivo di un Pd dominus di un polo che aveva anche l’ambizione di attrarre elettori di centrodestra, in particolare di Forza Italia. In realtà, resta un Pd che non sembra affatto chiudere al tentativo di rifare, dopo le elezioni, il campo largo con i Cinque Stelle.

Giuseppe Conte riapre a questa possibilità ma poi nell’arco di poche ore chiude. Per ora. Probabilmente perché Letta torna a riaccarezzare l’idea dell’agenda Draghi. Cosa che lo accomuna alle prospettive del “terzo polo” di Calenda e Matteo Renzi, alla ricerca di quella non vittoria del centrodestra necessaria per far tornare Mario Draghi premier, al di là delle volontà dell’ex capo della Bce. Renzi rivendica il suo primato su Draghi rispetto a Pd e Cinque Stelle: “noi siamo quelli che lo hanno portato a Palazzo Chigi”, sostiene che Meloni non deve essere demonizzata per “il fascismo che non c’è”, ma battuta politicamente. E però agli occhi dell’elettorato il messaggio terzopolista, in sintesi tutto teso a non far vincere la “destra”, rischia di esser visto come una prosecuzione della parola d’ordine del Pd. Con il rischio che l’elettore preferisca poi l’originale, facendo restare sulla carta l’obiettivo di una “maggioranza Ursula”, già invano inseguito, anche con una scissione azzurra, ottenendo però due fuoriuscite, pur importanti ma individuali, con le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.

Neppure tutta la delegazione azzurra al governo, visto che il ministro Renato Brunetta ha poi deciso di ritirarsi e non entrare in Azione come le colleghe dell’esecutivo. Silvio Berlusconi torna a rimarcare il ruolo centrale di Forza Italia in un centrodestra europeista, garantista, cristiano e atlantista e, in un’intervista a Il Tempo, ribadisce che Meloni ha “l’autorevolezza per governare”.

Fratelli d’Italia presenta le candidature con novità come quella del filosofo liberale Marcello Pera, ex senatore di Forza Italia, poi presidente del Senato, Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia di Berlusconi premier, Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore, ex ministro del governo Monti, Carlo Nordio ex magistrato, Eugenia Roccella. Personalità non ascrivibili a quella “destra estrema” di cui parla la sinistra.

La Lega – che con Matteo Salvini e i capigruppo, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, ribatte sulla necessità di abbassamento della pressione fiscale con flat tax e rottamazione delle cartelle esattoriali, oltre che sullo stop alla legge Fornero – ha chiuso per prima le candidature. Riconfermati anche gli economisti Alberto Bagnai e Claudio Borghi.

Per Forza Italia correrà il patron della Lazio, Claudio Lotito.

Riconfermata la candidatura per FI di Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato che potrebbe incrociare in Sicilia la candidatura sul fronte opposto del centrosinistra del fratello Bobo. Ma la famiglia Craxi, ammesso che anche Stefania venga lì candidata, è comunque accomunata dal fatto di avere radici proprio in Sicilia. San Fratello in provincia di Messina ha dato i natali all’avvocato Vittorio, padre di Bettino Craxi, al quale lì sono dedicati piazza e eliporto. Altri curiosi duelli si delineano a Roma tra Calenda e Emma Bonino. E a Bologna tra Pier Ferdinando Casini, candidato da indipendente con il Pd, e Vittorio Sgarbi con il centrodestra.

Articolo pubblicato su Start Magazine

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