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“Giorgetti-Giorgetti”, l’unico “asse” in grado di resistere ai governi e nella Lega

Giorgetti

I giornali parlano di Asse Meloni-Giorgetti, Giorgetti-Di Maio, Tria-Giorgetti. Tuttavia, l’unica alleanza duratura è Giorgetti-Giorgetti. Perché?

“Asse Meloni-Giorgetti” sulla manovra titolano oggi il Corriere della Sera e il Sole24ore. Soltanto cinque anni fa, agosto 2018, sempre il Corsera titolava “asse Giorgetti-Di Maio”, e poi La Stampa “asse Tria-Giorgetti per bloccare il deficit” fino ai più recenti “asse Cav-Giorgetti sulla premiership” (Messaggero, ottobre 2021) o “Letta-Giorgetti, l’asse del buon senso per Draghi” (Quotidiano del Sud, febbraio 2022). E poi vari altri, una volta asse con Salvini, un’altra con Cingolani, poi Fitto e infine Meloni.

IL PRIMATO DI GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti è l’unico politico ad essersi seduto al tavolo rotondo del Consiglio dei ministri di Palazzo Chigi con tutte le forze politiche che hanno governato negli ultimi dieci anni. Giorgetti ha governato con tutti. Nel 2018 è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo gialloverde. Dopo la pausa con l’esecutivo Conte II, viene richiamato da Draghi come ministro allo Sviluppo economico nel governo di unità nazionale sostenuto da tutte le forze politiche, tranne Fratelli d’Italia e Leu. Con la premier Meloni viene riconfermato ministro, questa volta al Mef.

Nel 2018, agli albori del governo Conte I, l’allora sottosegretario al meeting di Rimini così rispondeva a una domanda sul possibile sforamento del tetto del 3% di deficit: “non escludo nulla”. E poi ancora nel 2019: “Sforare il 3% deficit? Dipende per cosa, non è scritto sulle tavole della legge”. A ottobre 2022, invece, da ministro del Tesoro: “Il nuovo governo è orientato a confermare il proprio impegno a ridurre il deficit della pubblica amministrazione”.

IL NUMERO DUE DELLA LEGA

Il partito. Giancarlo Giorgetti è l’unico leghista che è stato braccio destro (e a volte anche sinistro) di tutti i segretari che si sono avvicendati ad oggi nel Carroccio: Bossi, Maroni e Salvini. Ai tempi del Senatur era segretario della potente Lega Lombarda, per poi diventare vicesegretario federale con Salvini. Ha superato tutte le burrasche leghiste, scandali, sconfitte e successi, il passaggio dalla Lega Nord allo sbarco al Sud, e con qualsiasi segretario ha sempre conservato il suo posto e la sua influenza. Qualcuno maliziosamente lo aveva definito “il numero 2 della Lega specializzato a far fuori il numero 1”. Chissà cosa ne pensa Salvini, proprio lui che – con le sue richieste da ministro e segretario della Lega – rischia di mettere in grande difficoltà “l’asse Meloni-Giorgetti” in vista della manovra economica. Forse Salvini ha capito che l’unico vero asse dal quale deve guardarsi, tanto al governo quanto nel partito, è quello “Giorgetti-Giorgetti”.

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