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Giornalisti, chi paga per salvare l’INPGI?

Inpgi

L’istituto previdenziale della categoria rischia di finire gambe all’aria e l’INPGI chiede un contributo di solidarietà a tutti gli iscritti: si prevede di incassare 20 milioni a fronte dei 250 di buco. Irrisori invece i risparmi sul fronte dei costi sostenuti dall’ente, nonostante i palazzi e gli uffici spesso centralissimi

Cinque anni di contributo straordinario dell’1% per il riequilibrio della Gestione previdenziale a carico di tutti gli iscritti attivi e pensionati. È la toppa che il Consiglio di amministrazione dell’Istituto dell’INPGI proverà a mettere per fermare l’emorragia di denaro che fuoriesce dalle sue casse. La Cassa pensione dei giornalisti è sull’orlo del fallimento da parecchio tempo e ,visto che in molti, tra coloro che la guidano, non vogliono confluire nello Stato, che pure sarebbe disposto a intervenire con l’INPS, si richiede allora un contributo di solidarietà coatto, che però, salvo nuovi avvisi, riguarderà tutti, anche gli iscritti alla Gestione separata.

E qui casca l’asino, perché se è vero che quella platea era stata prevista per accogliere avvocati, ingegneri, docenti che, oltre al proprio lavoro, scrivono articoli per testate da giornalisti pubblicisti (il giornalismo, insomma, non è la loro entrata principale), e sulla carta dovrebbe riguardare contribuenti benestanti, negli anni si è ridotta alle tante, tantissime partite IVA monoreddito, “licenziate” dalle redazioni, stante la crisi dell’editoria e riassunte, come liberi professionisti. Ma liberi non sono affatto: lavorano le medesime ore dei colleghi dipendenti, spesso pure di più (senza straordinari), sono talvolta vincolati da pesanti limiti contrattuali che vietano altre collaborazioni e non hanno ovviamente tutte le tutele di chi è contrattualizzato, dalle ferie alla malattia, passando per il tfr. Non solo: l’INPGI 1, ovvero la cassa dei giornalisti stipendiati, è in rosso di 250 milioni di euro, l’INPGI 2, erogando pensioni spesso irrisorie, è in attivo di 35 milioni. Eppure, stando così il comunicato del Consiglio, si chiederà anche a loro una mano. Una duplice beffa per l’esercito di freelance che va avanti con notule e fatture, spesso saltuarie.

Per il Consiglio di amministrazione dell’Istituto dell’INPGI procedere alla riscossione del contributo “determinerà un incremento di gettito quantificabile in 15,5 milioni di euro annui. Nell’arco del quinquennio di vigenza, pertanto, affluiranno nelle casse dell’Istituto 77,5 milioni di euro”.

Per quanto riguarda gli altri interventi emergenziali per il salvataggio dell’INPGI, è stata prevista anche “la rimodulazione del limite di reddito cumulabile con la pensione, con l’abbassamento della attuale soglia di franchigia a 5.000 euro annui”. Ciò comporterà – spiegano – un risparmio di spesa pensionistica quantificabile in circa 1,5 milioni di euro annui.

È stata comunque decisa una deroga per le pensioni di importo annuo non superiore al trattamento minimo contrattuale annuo del redattore ordinario vigente nell’anno precedente (oggi pari a 38 mila euro). In questo caso, il limite di reddito cumulabile è fissato, a decorrere dall’anno 2022, in 22.000 euro.• La sospensione della concessione delle residue prestazioni facoltative (case di riposo, superinvalidità e sussidi). Il risparmio riguarderà le nuove domande e a regime, il risparmio di spesa annuo è stimabile in circa 1,2 milioni di euro.

Inoltre, “poiché la pensione di anzianità erogata dall’Inpgi si consegue con 62 anni e 5 mesi di età e 40 anni e 5 mesi di contributi, è stata introdotta una percentuale di abbattimento pari al 3% su base annua, rapportata agli anni e ai mesi mancanti al raggiungimento del requisito della pensione anticipata vigente nel sistema generale e, cioè, oggi 41 e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini. La misura potrebbe comportare una minore spesa nel primo anno di 255 mila euro, nel secondo anno di 510 mila, nel terzo anno di 765 mila euro e cosi via”.

Quasi irrisori invece i risparmi lato ente: “al fine di concorrere al riequilibrio della Gestione previdenziale, il Consiglio Generale – il 29 aprile scorso – ha già adottato un intervento per ridurre del 10% gli oneri afferenti i compensi dei componenti degli Organi Collegiali, per un importo stimato pari a circa 130 mila euro. Le ulteriori riduzioni del 5% dei restanti costi di struttura, deliberate oggi dal CDA, compresi quelli del personale, sono stimate in circa 1,12 milioni di euro annui. Il totale complessivo stimato dei risparmi sui costi di struttura è pari, quindi, a 1,25 milioni di euro”.

LA DENUNCIA DI ACTA IN RETE

Da tempo l’Associazione Acta in Rete denuncia quanto sta avvenendo: “i giornalisti freelance iscritti all’INPGI sono molti di più dei colleghi con contratti a tempo indeterminato. Ma, a differenza loro, spesso sono malpagati. Il risultato è che, una volta in pensione, i liberi professionisti si ritroveranno con mini- assegni da 200 euro al mese (calcolo nostro) a causa dei bassissimi versamenti. Per contrasto facciamo notare che, tra le pensioni correntemente pagate dall’Inpgi1 agli ex dipendenti, ce ne sono, invece, molte che superano i 5mila euro al mese. Figlie di un’epoca tramontata, e di un sistema retributivo mantenuto ben oltre il tempo massimo e fino al 2016”.

 

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