Sul capitolo migranti si riaccende lo scontro tra toghe e governo, dopo le nuove pronunce…
I 5 Stelle fanno vedere le stelle a Di Maio?
I graffi di Damato sul possibile risultato delle dieci ore di clic disposte sulla piattaforma Rousseau per confermare lo sconfitto Di Maio alla guida del partito
Questa volta Emilio Giannelli ha peccato un po’ di ingenuità, o di esagerazione, come preferite, proponendo sulla prima pagina del Corriere della Sera uno spericolato Luigi Di Maio che si rovescia nel vuoto, tra le nuvole, dal trampolino della piattaforma Rousseau, dopo essere sfuggito ad una votazione nei gruppi parlamentari delle cinque stelle abbastanza polemici per i 15 punti elettorali su 32 perduti in un anno dal movimento sotto la sua guida.
VOTO SICURO SULLA PIATTAFORMA ROUSSEAU?
Di Maio, al contrario, va sul sicuro. La rete di salvataggio giustamente attribuitagli dal manifesto col titolo di copertina, diciamo così, è stata stesa in persona da Beppe Grillo, dopo 48 ore di preghiera all’ascolto di Radio Maria a suo modo, imprecando contro “l’Italia peggiore” -ha scritto nel suo blog- espressasi nelle urne domenica scorsa a favore di “un personaggio unicamente virtuale” come Matteo Salvini. Che il comico genovese, fondatore, garante e non so cos’altro del movimento presente in Parlamento con i gruppi più numerosi, come se fosse stata migliore l’Italia che glieli aveva mandati il 4 marzo 2018, ha già altre volte liquidato come il frutto di una imperdonabile dimenticanza o imprevidenza della mamma senza pillola.
IL RICHIAMO DI BEPPE GRILLO
Con questo bagaglio di cultura, di acume, di ironia e chissà di cos’altro si sia messo in testa di avere, Grillo ha chiesto al suo popolo di smetterla di piangersi addosso, o di arrabbiarsi, e di confermare Di Maio al posto dove quegli sprovveduti dei parlamentari hanno mostrato di non volerlo più prendendo sul serio il loro mandato.
E QUELLO DI CASALEGGIO
Anche Davide Casaleggio naturalmente si è mobilitato per la conferma del “coraggioso” Di Maio, per cui sarebbe troppo clamoroso, e francamente irrealistico, scommettere su sorprese dalle dieci ore di clic disposte per confermare lo sconfitto alla guida del partito: dieci ore di votazioni elettroniche, meno di una per ciascuno dei 15 punti, ripeto, che il vice presidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro ha perso per strada, a livello prima locale e infine nazionale. E ciò, nonostante l’ambizione di limitare le perdite liquidando nell’ultimo tratto della campagna elettorale come “stronzate”, letteralmente, tutte le cose che andava dicendo nelle piazze, interviste e sortite il suo pur alleato Salvini. Che ora lo ripaga con quello che è in qualche modo il bacio della morte, cioè consolandolo delle perdite, attaccando chi lo contesta o ambisce a succedergli prima o poi alla guida del movimento e quindi accreditandolo come gli avversari lo dipingono: il grillino più conveniente per i leghisti.
DI MAIO SU UNA GRATICOLA
Più che sopra un tappeto volante, Grillo e Casaleggio hanno tuttavia messo o lasciato Di Maio su una graticola, sotto cui arde il fuoco del malcontento interno al partito; della maggiore forza acquisita nella maggioranza gialloverde da Salvini; del caos crescente in Forza Italia, dove Berlusconi potrebbe non riuscire a logorare il leader leghista che in fondo dà fastidio anche a lui, e infine della crisi economica. Che si trascina appresso i problemi dei rapporti con l’Europa, dove i risultati elettorali non sono esattamente quelli che servivano a Salvini per rimettere in discussione regole e quant’altro. Eppure il suo luogotenente a Palazzo Chigi, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, ha detto che la lettera appena arrivata dalla Commissione uscente di Bruxelles per chiederci spiegazioni urgenti sul debito pubblico, cresciuto più delle previsioni e degli impegni assunti, potrebbe essere l’occasione dell’apertura di “un confronto sulla congruità dei vincoli stabiliti rispetto alla situazione concreta”.
NEL FRATTEMPO, IL PROBLEMA DEI CONTI E I RAPPORTI CON L’EUROPA
Questa storia dei conti e delle complicazioni possibili nei rapporti con l’Europa è particolarmente avvertita al Quirinale, dove Sergio Mattarella ha voluto parlare col presidente del Consiglio Giuseppe Conte, reduce da incontri separati con i suoi due vice, ricevendo una rappresentazione fiduciosa ma non del tutto convincente delle prospettive del governo. Se non l’allarme riferito da Repubblica nel suo vistoso titolo di prima pagina, quanto meno un senso di forte preoccupazione del capo dello Stato si avverte nella cronaca quirinalizia solitamente affidabile del Corriere della Sera, dove si sono spinti a prospettare un pensierino, diciamo così, di Mattarella per elezioni anticipate a settembre. Sarà quel che lo stesso Mattarella vorrà o potrà fare.